12 settembre 2011

Avanti Popolo...

Il signor Vincenzo D'Aversa, oggi ottantaquattrenne, racconta della Preghiera di Ringraziamento ai Padroni che i contadini del suo tempo dovevano recitare, per scongiurare la sorte dei cani digiuni:




ARCHIVIO DELLA MEMORIA : LA VITA NEI FEUDI DELL’ULTIMO DOPOGUERRA

Erano gli anni del Dopoguerra quando il contadino Vincenzo D’Aversa si trovava con altri compagni a lavorare alcune terre amministrate dal gabelloto “Tanu Lareddu”. L’insieme di tutti i contadini che lavoravano alle dipendenze dello stesso gabelloto costituivano una cosiddetta “opera d’omini”. Il gabelloto a sua volta non era il proprietario della terra, ma colui che ne amministrava la lavorazione e i prodotti, dandone conto ai padroni.
Nella sua opera d’omini D’Aversa si era distinto per laboriosità e velocità, pertanto il gabelloto volle conferirgli un ruolo di maggiore responsabilità eleggendolo al rango di caporale.
Il caporale doveva mettersi nta ll’antu e dare il ritmo agli altri contadini, come una sorta di metronomo agricolo. In tal modo gli altri compagni seguendo il suo ritmo avrebbero lavorato con maggiore lena ed efficienza.


Una sera, dopo una giornata di duro lavoro sotto il sole, il gabelloto Tanu Lareddu chiamò il nuovo caporale D’Aversa, per invitarlo a dirigere la preghiera di ringraziamento. Tale preghiera, dalle false vesti religiose, era in realtà un atto di prostrazione ai piedi del padrone, nobile proprietario terriero che spesso viveva in città, lontano dai feudi che possedeva.

La preghiera, che non aveva nulla dell'autentica fede cristiana, aveva il sapore di una litania mafiosa che i gabelloti del tempo utilizzavano per sottomettere anche psicologicamente i contadini e assicurarsi, senza alcuna contestazione, i loro servigi. In quel sistema il contadino, vero e proprio servo della gleba, doveva ritenersi graziato se qualche gabelloto lo assoldava; l’alternativa sarebbe stata la fame, una vita da cani, come la stessa preghiera evocava. Per scongiurare una tale sorte i contadini dovevano ogni sera, al termine della giornata di lavoro, ringraziare il padrone per non averli fatti morire di fame.

Il sig. D’aversa, neo-promosso al rango di caporale , un giorno fu invitato dal gabelloto a imparare la preghiera, ma stavolta il gabelloto trovò pane per i suoi denti, in quanto, come potrete ascoltare nel video, D'Aversa improvvisò un bel fuori programma.

Ezio Spataro, Ciro Guastella, Vincenzo D'Aversa, Franco Virga

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