23 settembre 2011

CECITA'

Riprendiamo la nostra rivisitazione dei classici con uno dei libri più belli, Cecità, scritto da Josè Saramago, Nobel per la letteratura 1998. Tramite una metafora Saramago denuncia la cecità degli uomini che, avendo perso il senso della solidarietà, non riescono a vedere le sofferenze inflitte ai propri simili. Leggiamo insieme la recensione che ne ha fatto Elisa Ribaudo con la sua straordinaria capacità di sintesi.
f.v.

Immaginate che gli abitanti di un'intera città diventino ciechi all'improvviso. Tutti.
E immaginate, poi, che l'autore della storia descriva quest'ultima in maniera tanto verosimile da farla sembrare, nella sua assurdità, possibile.
Particolare è lo stile narrativo, particolare è l’ironia dell’autore, particolare è la storia.
Uno scenario apocalittico, permeato da un senso d’angoscia e d’insicurezza; scenario all’interno del quale si muovono protagonisti privi di nome, i cui pensieri sono minuziosamente descritti in modo che il lettore abbia un quadro ben chiaro della psicologia dei personaggi, delle loro paure, dei loro movimenti, come se li avesse davanti agli occhi. Gli occhi, sì.

Elisa Ribaudo

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