Furore di John Steinbeck (1902 - 1968)
Il romanzo segue la vicenda di una famiglia dell'Oklahoma che tenta di trovar fortuna in California sullo sfondo degli anni Trenta del Novecento; anni che vengono descritti dall'autore in alcuni brevi capitoli sul contesto socio-economico dell'epoca, senza mai annoiare. Una storia talmente verosimile che potrebbe passare per vera; come leggere un pezzo di storia. Mi ricorda un po' la situazione che c'era dalle nostre parti in quegli stessi anni. La ricerca di un impiego per la sussistenza; impiego il quale, quando c'era, era costituito da un lavoro alla giornata o stagionale nei campi (come la mietitura del grano, la raccolta delle olive, etc.). I nostri nonni uscivano di casa alle quattro di notte in groppa all'asino per andare a lavorare a diversi chilometri di distanza da casa, e tornavano dopo diversi giorni, se non addirittura settimane.
Ma per certi versi tale romanzo mi ricorda anche l'attuale ricerca del lavoro, sì, quella che affrontiamo nei nostri tempi, coi contratti a termine e con l’emigrazione in cerca di lavoro: Fai del tuo meglio, ti prendi quanti titoli di studio vuoi, ma c’è pur sempre il rischio di rimanere un precario. Precario come lo stile di vita dei protagonisti di questo romanzo, costretti ad emigrare e a faticare per ottenere un pasto la sera.
Steinbeck descrive un'epoca di stenti, eppure pone in evidenza lo spirito di solidarietà che non viene a mancare tra la gente povera; spirito la cui autenticità e gratuità, a mio avviso, abbiamo perso.
Ma per certi versi tale romanzo mi ricorda anche l'attuale ricerca del lavoro, sì, quella che affrontiamo nei nostri tempi, coi contratti a termine e con l’emigrazione in cerca di lavoro: Fai del tuo meglio, ti prendi quanti titoli di studio vuoi, ma c’è pur sempre il rischio di rimanere un precario. Precario come lo stile di vita dei protagonisti di questo romanzo, costretti ad emigrare e a faticare per ottenere un pasto la sera.
Steinbeck descrive un'epoca di stenti, eppure pone in evidenza lo spirito di solidarietà che non viene a mancare tra la gente povera; spirito la cui autenticità e gratuità, a mio avviso, abbiamo perso.
Elisa Ribaudo
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