Ezio Spataro sul suo bel BLOG – percorsipoeticiabrannu – ha riproposto alcuni fotogrammi del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Il film, dedicato alla memoria del papa buono, uscì nel 1964. Ma, nonostante i riconoscimenti della critica, venne accolto con freddezza e diffidenza dai settori più retrivi del mondo cattolico e comunista. Il regista, infatti, fu costretto a dare spiegazioni anche sul settimanale Vie nuove:
"Non sono affatto cattolico, anzi sono certamente uno degli uomini meno cattolici che operino oggi nella cultura italiana […]. Ho amato, alla fine degli anni ‘40, la religione rustica dei contadini friulani, le loro campane, i loro vespri. Ma cosa c’entrava lì il cattolicesimo? Sono diventato comunista ai primi scioperi dei braccianti friulani. […]. Forse appunto perché sono così poco cattolico ho potuto amare il Vangelo e farne un film […]. Ho potuto farlo così come l’ho fatto, perché mi sento libero, e non ho paura di scandalizzare nessuno; e, infine, perché sento che la parola d’amore (incapacità di concepire discriminazioni manichee, istinto di gettarsi aldilà delle abitudini, sempre, sfidando ogni contraddizione), parola d’amore di cui è stato campione Giovanni XXIII, va considerata un impegno nella nostra lotta."
Papa Giovanni XXIII, insieme a Kennedy e Krusciov, nei primi anni ‘60 costituivano la principale fonte di speranza di un mondo nuovo; e Pasolini condivise con milioni di uomini questa speranza.In una deliziosa pagina, scritta sullo stesso periodico nell’ottobre del 1964, il poeta non mancherà di notare, tra le altre cose, l’influenza dell’amata filologia nella formazione del “papa buono”:
"Non c’è nulla di più follemente aberrante del razzismo. Ora, da parte dei comunisti verso i preti, e da parte dei preti verso i comunisti, c’è una specie di atteggiamento razzistico: essi, volendolo o no, cedono a una specie di tentazione discriminatoria, che svaluta l’interezza umana e storia dell’altro, lo destituisce di realtà, lo dissocia.[…]. Come comunista anch’io non sono immune da questa malattia inconscia, e l’anticlericalismo serpeggia come un verme dentro di me, a succhiare il sangue dell’altro fino a renderlo ombra, simbolo, schema di un insieme di cose che mi sembrano ingiuste, di un mondo che rifiuto […] Papa Giovanni era incapace di discriminare, di vedere nell’uomo l’altro, il nemico per definizione […]. Questo voleva significare il suo sorriso […]. Ho saputo in questi giorni che quando era a Istanbul, egli frequentava le lezioni di filologia e di critica stilistica di Auerbach; e questo mi spiega molte cose, non solo il suo particolare modo di fare “lo spirito” (che è tipico della persona raffinatamente specializzata), ma del “distacco” luminoso che egli aveva dalle cose della vita, dello sguardo globale che egli gettava sul mondo, al di là delle sue folli discriminazioni."
L’articolo si conclude con due affermazioni che diventeranno pietre angolari nella storia del dialogo tra marxisti e cristiani in Italia: 1. “Una filosofia atea non è la sola filosofia possibile del marxismo”; 2. “Il grande nemico di Cristo non è il materialismo comunista, ma il materialismo borghese”.
Vorrei ricordare, infine, che il discorso evangelico delle beatitudini viene ripreso da Pasolini nel libro Trasumanar e organizzar (1970) e trasformato in una splendida preghiera:
Caro Dio,
liberaci dal pensiero del domani.
[…]
l’idea del potere non ci sarebbe se non ci fosse l’idea del domani
[…]
Caro Dio,
facci vivere come gli uccelli del cielo e i gigli dei campi.
Francesco Virga
Caro Franco,
RispondiEliminaleggendo il tuo articolo, si capisce subito
il tuo rispetto e la tua ammirazione per la figura di Gesù Cristo, soprattutto la sua idea rivoluzionaria di rivoluzione, la rivoluzione dell'amore.
Purtoppo l'amore rivoluzionario di cui parla Gesù è considerato pericoloso, in quanto la logica del mondo vuole che certi equilibri si fondino sul non amore e sull'interesse privato. Diverse compagini politiche ipocritamente e in modo strumentale si sono appropriate dei valori cristiani per esercitare il controllo e il potere sulle masse.
Basti pensare a certi governi del passato e del presente che utilizzano la croce come bandiera dei loro ideali, e poi di fatto quella stessa croce l'hanno calpestato abbracciando la corruzione, il mal costume, il consumismo
sfrenato, il presunto benessere, l'imborghesimento della vita, il clientelismo. Le parole di Cristo che invitavano a non preoccuparsi del domani e a vivere nella semplicità sono state praticamente ignorate.
Grazie a Dio, caro Franco, esiste ancora un barlume di cristianità che persevera fino alla fine cercando di rimanere fedele al maestro, ma è gente che conta poco o nulla cosi come piace a Dio. Perchè Dio si serve degli ultimi e dei semplici per cambiare il mondo.
San Paolo afferma nella lettera ai Corinzi:
«Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1Cor 1,25).
E San Giovanni Crisostomo ispirandosi a san Paolo ripete:
"La debolezza di Dio è più forte della fortezza degli uomini"