14 ottobre 2017

Due parole sulla fine del Partito Democratico in Italia






Ieri Marco Ninci credo che abbia trovato una delle chiavi per comprendere la fine del PD:

Ascoltando un pezzettino del discorso di Veltroni alla festa per i dieci anni del PD, mi sembrava di ascoltare Corrado Guzzanti. Il primo segretario del PD è stato un comico.
La politica è fatta di concezioni del mondo (sempre meno, a dire la verità) e di incoercibili sentimenti personali. Di questi ultimi però non si vuole parlare, sono quasi oggetto di vergogna; con grande ipocrisia si afferma infatti che l’unico motore degli atti politici è l’interesse generale. In una politica che con tutta evidenza è sempre più legata al carisma personale si predica quindi un’impossibile spersonalizzazione dei rapporti fra gli attori; come se al posto degli individui sullo scacchiere ci fossero simboli e idee, disincarnati e astratti, puro riferimento agli interessi altrui. Non c’è espressione più grossolana e offensiva del “rottamare”, una volta che la si riferisca a una persona; l’espressione deriva dal fastidio e dal senso di inferiorità; è ben comprensibile quindi che D’Alema odi Renzi e lo voglia distruggere. Eppure anche D’Alema afferma che il suo unico interesse è invece la difesa degli svantaggiati. Con tutto ciò le cose tuttavia si confondono; il mondo non è spiegabile senza un confronto continuo con la miseria personale degli uomini:

“Il passato è passato. Non ci resta che il futuro. Vorrei che il nostro sguardo  si alzasse sulla polvere delle baruffe quotidiane" (W. Veltroni)

 La melensa retorica di queste parole è stata partorita da Walter Veltroni, al compleanno del PD. Non conosco nessuno al mondo, tranne Veltroni, che possa pronunciare sul serio frasi come queste. Esse appartengono di diritto alla satira. E, parlando à la Veltroni, “saluto oggi con commozione l’ingresso di Corrado Guzzanti nell’agone politico”.

(Marco Ninci.  Dal suo diario FB)


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