20 ottobre 2017

R. BRESSON E IL DIAVOLO





       Una mirabile recensione di un classico del cinema scritta da un caro amico:      

  Nel 1977 il grande regista francese Robert Bresson girò il suo penultimo film, “Il diavolo, probabilmente”, una sconsolata meditazione sugli ultimi riflessi del maggio francese. Protagonista ne è un gruppo di ragazzi, Charles, Michel, Alberte, Edwige, alla disperata ricerca di un senso della vita, dopo che la prospettiva della rivoluzione si è ormai allontanata senza rimedio e si profila all’orizzonte il trionfo di un individualismo senza freni. Michel, aperto a un realismo ricolmo di speranze, combatte una sua personale battaglia ecologista, nella quale cerca di coinvolgere le due ragazze, Alberte ed Edwige. Charles invece è prigioniero di un nichilismo assoluto, non crede più a niente e con la sua lucida intelligenza smonta qualsiasi prospettiva di futuro. Alberte ed Edwige lo amano profondamente. Ambedue sono di estrazione borghese; ma, mentre la dolce Alberte questa origine l’ha rifiutata e vive poveramente, limitandosi a prendere un po’ di cibo in casa dei genitori quando questi non ci sono, Edwige vive decentemente in una bella casa. Charles sembra scegliere Edwige, ma Alberte è sempre nei suoi pensieri. Per altro, Edwige tradisce Charles con il padrone di una libreria di sinistra e Charles tradisce Edwige con una ricca borghese, in casa della quale inscena un grottesco tentativo di suicidio. Sono amori congelati, senza passione, punteggiati da parole rigide e fredde. Charles intravede quella che è l’unica soluzione: il suicidio. Eppure il suo nichilismo per tutto quanto appartiene al mondo in qualche modo non esclude la presenza di Dio. Propone a un suo amico, Valentin, schiavo della droga,di passare una notte in chiesa con queste parole: “Victor Hugo dice che le chiese sono sante, che esse sono Dio; ma appena entra un prete, Dio non c’è più”. Ci vanno, con un giradischi da cui risuonano le note di Monteverdi, ma l’amico non trova di meglio che scassinare la cassetta delle offerte. Sono arrestati. Una volta liberati, Charles acquista una pistola e propone a Valentin di ucciderlo; cosa che avverrà di notte nel Cimitero del Père -Lachaise. Valentin fruga nel corpo inanimato e prende i soldi che gli serviranno per comprare altra droga. Chi ha architettato questo orrore? Il diavolo, probabilmente, commenta un anonimo passeggero di un autobus. Charles avrebbe potuto essere una persona splendida. Quando si avvia al suicidio, ascolta le note dell’andante dal concerto in la magg. K. 488 di Mozart, provenienti da un interno. Per un momento si ferma, attratto da quella luce di spiritualità; ma poi prosegue, convinto che nulla lo possa salvare.
         La tragedia di un individuo e di una generazione, raccontata con una freddezza che, per miracolo di arte, non rinuncia a un’intensa partecipazione.

Marco Ninci

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