28 aprile 2021

L' OMAGGIO ALLA CIPOLLA DI VITTORIO RIERA

 




Sesto di sette figli, Vittorio Riera è nato a Palermo nel 1937. Ha insegnato, per sua scelta, nelle scuole elementari pur disponendo di una laurea in Lingue e Letterature straniere. Negli anni Settanta, ha cominciato a interessarsi di varia pedagogia. Sua la prima analisi sull’edilizia scolastica pubblicata dall’ARCI di Palermo, presidente Giacomo Baragli. Considera il dialetto siciliano come altra lingua madre e nella parlata palermitana ha riversato in settenari una libera versione dell’Iliade di Omero sulla scia della traduzione che ne fece Vincenzo Monti. In dialetto ha scritto anche Lu sèguitu di la storia, un’ideale continuazione del poemetto del poeta ciancianese Alessio Di Giovanni, La Zza Francischedda, una popolana dell’allora Parco che sacrificò la propria vita per cercare di salvare un garibaldino inseguito dai mercenari borbonici. Di questo stesso poeta ha messo in luce un aspetto ignorato dalla critica, gli esordi di critico d’arte con due distinte pubblicazioni. In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è stato invitato dalla municipalità di Altofonte per ricordare Zza Francischedda e, a Cianciana, dallo scrittore Eugenio Giannone per presentare il poemetto di Alessio Di Giovanni sull’eroina siciliana. Da oltre dieci anni pubblica saggi e saggi vari su una famiglia di pittori, incisori, ritrattisti, architetti palermitani, i Di Giovanni, quasi del tutto ignorati dalla critica ufficiale, studi, questi, per i quali ha ricevuto il premio Salvator Gotta 2015. Per i tipi dell’Editrice Ila Palma (2012) ha raccolto in un volumetto, con prefazione di Nicola Lo Bianco, Intervista agli scrittori Salvatore Di Marco e Pietro Terminelli, pubblicata nel 1971 su Trapani Nuova. Altre pubblicazioni: U tagghiu (2012), Salvatore Di Giovanni, un disegnatore e incisore dell’Ottocento Palermitano (2012). Ancora nel 2012 ha curato Nicola Barbato nel 60° anniversario della morte. Da segnalare ancora una nota su un pittore siculo-partenopeo sconosciuto agli studiosi di critica d’arte, Eugenio Formisani. Del 2014, in collaborazione con Aldo Nuccio, è L’Ottocento palermitano del pittore Giuseppe Di Giovanni (1814-1898) (Thule Edzioni, Presentazione di Francesco Paolo Campione e postfazione di Tommaso Romano). Si tratta della prima monografia organica del pittore a 200 anni dalla morte. Del 2017 è infine Calogero Messina e il Can. De Gregorio con una intervista allo scrittore. Vittorio Riera ha collaborato con diversi periodici tra i quali CNTN, Epuca Nostra, Il Settimanale di Bagheria, Colapesce. Fra gli inediti, Cu me matri nparadisu, una raccolta di filastrocche, uno studio sul regista Palermitano Pino Mercanti.

Tramite il motore di ricerca interno a questo blog - che vuole essere, prima di tutto, l'ARCHIVIO DELLA MIA MEMORIA - potete trovare altri pezzi di Vittorio e articoli dedicati a lui. 

Non può sorprendere come un uomo di autentica cultura come Vittorio, che ha dedicato la vita agli altri e soprattutto ai più piccoli, abbia potuto dedicare dei versi all'umile ma preziosa CIPOLLA! (fv)


QUANT' E'  BONA LA CIPUDDA

Quant’ è bona la cipudda
ca nn’a braci sfriculia.
Sunnu pizzichi ri zita
quannu voli na vasata.
Sunni cordi di chitarra
pizzicati e chiar’i luna.
Chi ciavuru fa a cipudda
si nno focu cancia statu.
È labbruzzu i picciridda
tuttu meli e nenti feli.
È profumu ri rusidda
quannu maggiu arreri veni.
Quantu è cavura a cipudda,
quant’è duci e com’è morbida!
è lu pettu r’una matri
quannu allatta lu bebé.
È lu celu nna stu munnu
tuttu stiddi, suli e focu.

VITTORIO RIERA, 16 agosto 1987

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