23 aprile 2021

RICORDI DI ANTONINO UCCELLO (1922-1979) e degli anni settanta del secolo scorso.

 



La foto che riprende un momento del seminario condotto da Antonino Uccello, nell'agosto del 1975, nel Centro di Formazione di Danilo Dolci, ha spinto anche il mio carissimo amico Nicolò Messina, che ho incontrato per la prima volta proprio in quell'occasione, e che è riconoscibile nella stessa foto proprio accanto all'indimenticabile studioso di tradizioni popolari siciliane, a scrivere un breve ma intenso ricordo dell'uomo e del contesto storico in cui abbiamo avuto la fortuna di incontrarci. 

Di seguito lo pubblico insieme ad una nota che avevo già postata in questo archivio della mia memoria. (fv) 


Nomina sunt… Per Antonino Uccello

I nomi – si sa – sono consequentia rerum. Nel caso di Antonino Uccello, credo, anche i cognomi.

Di uccello, il profilo; lo slancio di volo, la leggerezza, l’agilità, la leggiadria dei modi, della parola, dell’intelligenza. È questa l’immagine che conservo di lui, del lungimirante fondatore della Casa Museo di Palazzolo Acreide (la Casa di Icaro), tra i primi esempi di musei vivi, non cimiteriali; dei suoi seminari di antropologia applicata (in chiave anche educativa), ai quali ero solito partecipare, negli anni trascorsi a Trappeto in preda ad astratti furori vittoriniani, nel cenobio laico del Borgo, al Centro di formazione di Danilo Dolci e dei suoi collaboratori, dove per tre anni ho vissuto e lavorato.

E ancora lo scampolo del ricordo di una conversazione illuminante, a cena, nella spaziosa, scandinava mensa del Centro, conversazione da cui trapelava, a beneficio di quanti sedevamo al suo tavolo, la sua militanza comunista oltre le etichette, le tessere, i dogmatismi. Più o meno l’affermazione, non letterale, ma parafrasi: «E ci sono anche – basta! – i pensionati della Rivoluzione». L’allusione era nello specifico a Fidel Castro (auto)convertito già allora in santa icona castrista. Ma gli passavano per la testa – si intuiva – altri pensionati, indisponibili a mettersi in discussione, ai quali dire basta, in Italia e altrove, che campavano (e campano) di rendita, quella da loro stessi accumulata (nel migliore dei casi) o accumulata da altri, da altre generazioni. In quel tempo – erano i secondi anni Settanta del Novecento (Berlinguer a Roma, Occhetto alla segreteria del PCI siciliano) – esistevano, coabitavano entrambi. Poi sarebbe stato l’occaso del sol dell’avvenire, la slavina dei dilapidatori del legato altrui.

Come nelle “belle” storie delle aristocrazie fondiarie meridionali medievaleggianti, se non medievali, fin oltre il secondo dopoguerra mondiale; storie loro e di qualche sparuto imprenditore e dei loro epigoni arrembanti, borghesi e no. Dai Gattopardi ai Calogero Sedara…: generazioni che creano, altre che consolidano, altre ancora che sperperano e distruggono! Il trionfo del capitalismo (vecchia e nuova maniera)?

Nicolò Messina

  ******


LA "DIMOSTRANZA"  VISTA  DA  ANTONINO UCCELLO 


Ho conosciuto Antonino Uccello (1922-1979) al Centro Studi e Iniziative di Trappeto nell'agosto del 1975. Io ero approdato al Centro, diretto da Danilo Dolci,  qualche mese prima, appena laureato in storia e filosofia con una tesi su Antonio Gramsci. Il fondatore della Casa-Museo di Palazzolo Acreide (SR) ogni agosto veniva da noi a tenere un Seminario. Quell'anno il tema era: MUSICA POPOLARE, FOLK E PROFITTO. Fresco com'ero della lettura delle note sul FOLCLORE scritte dal  grande pensatore sardo nei suoi QUADERNI DEL CARCERE, trovai una documentatissima conferma dell'interpretazione gramsciana del folclore nel ricco, artigianale lavoro di ricerca di Antonino Uccello. Legammo immediatamente e alla fine del seminario volle conoscere il mio paese natale, Marineo,  per vedere LA DIMOSTRANZA che proprio quell'anno, con la regia di Accursio Di Leo, veniva riproposta. Ricordo ancora la sua delusione: "QUESTA NON E' CULTURA POPOLARE. Questa è roba scritta da parrini!". La sua delusione si stemperò solo quando incontrò mia madre che regalò ad Antonino antiche ricette di dolci pubblicate l'anno successivo nel libro PANI E DOLCI DI SICILIA, Sellerio 1976. 

Il mio ultimo incontro con Nino avvenne nella sua casa-museo di Palazzolo Acreide nel novembre del 1978. Mi accolse come un fratello e mi regalò l'ultimo suo libro, ancora fresco di stampa Risorgimento e società nei canti popolari siciliani.  

Francesco Virga


N.B.  Attraverso il motore di ricerca interno al blog potete trovare altri ricordi di Antonino Uccello e alcuni suoi testi.


PS: Tramite WhatsApp ho appena ricevuto questi bei commenti da un gruppo di cari amici:

"Caro Franco, c'era tutto un clima particolare in quegli anni. Tu parli specialmente del 1975. Io allora iniziavo a frequentare il "clan" Buttitta, non solo per motivi accademici ma anche per interessi culturali. Gramsci e le sue note sulla cultura popolare erano allora colazione giornaliera. E poi quel "Folklore e profitto" di Lombardi Satriani, tutto sottolineato, assieme a "Folklore e dinamica culturale" di Lanternari. Antonino Uccello l'ho conosciuto in occasione di un seminario sul teatro popolare organizzato in Facoltà da Beno Mazzone. Venne anche Ciccino Carbone . Il dibattito finale si trasformò in un appello , da parte di Uccello, per la salvaguardia del presepe popolare. Tu parli della "Dimostranza" di Marineo, io ti posso parlare dei miei primi approcci critici al "Mastro di Campo" di Mezzojuso. Ti dirò che anche nel mio paese venne sperimentata la "regia" di Accursio Di Leo: non fece danni, si limitò a qualche suggerimento.Come vedi, ci si abbeverava alla stessa acqua. Tu senz'altro più assetato...Non voglio ricordare questo passatoper nostalgia. Ancora adesso, un certo rigore culturale, frutto di quegli anni, mi accompagna." (Pino Di Miceli)

    "Nel 1975 lavoravo nelle Ferrovie dello Stato in Calabria, pomeriggio mattina e notte".(Santo Lombino)

     Santo ricorderà che lo andai a trovare qualche tempo dopo a Lamezia Terme...

    Sapete quanto mi dava il Centro Studi e Iniziative di Partinico per il mio lavoro a tempo pieno nel Borgo di Trappeto? 60 mila lire al mese! Ma allora ci bastavano anche perchè ci illudevamo che la Rivoluzione fosse alle porte...(fv)



Nessun commento:

Posta un commento