03 giugno 2022

LA MEDEA DI PASOLINI

 







La MEDEA di Pier Paolo PASOLINI

La luce - è vero - è quella dei sogni: l’ultima luce del sole a filo dell’orizzonte. Fra due o tre minuti il sole sarà scomparso, e sarà il grigio, la divina tetraggine soffusa di rosa. Ma ora il biondo della luce passa sull’erba, sul greto, sul grano e si specchia, accecante, contro il fondale della tebaide…

Quaggiù sul greto, a incidersi nella mia retina… ci sono degli operai turchi, che spingono un carro a forma di «V», nero e grigio… Dietro, ecco un gruppo sparso e composto in un disordine corrusco ma nitido da pittore fiammingo. Al centro c’è una figura femminile. Essa è coperta fino all’altezza del seno da un velo bianco, dietro a cui si intravvede appena il viso e la lunga capigliatura. Da sotto questo velo bianco, pende un mazzo di collane dorate, grossissime, che mandano un suono opaco, come i campanacci delle mandrie: penzolano, queste collane, su una «pazienza» azzurra listata d’argento - sembra vecchissima, di quelle conservate nelle teche dei musei, che a toccarle, si direbbe che debbano andare in polvere… Essa procede così come una regina non vista. Dietro a lei, un altro gruppetto: e tra questo la fedele cameriera, vestita di rosso e di verde, che tiene per il guinzaglio i due magici cagnolini, innocenti come due insetti, due farfalline al loro primo svolazzare qua e là, e insieme decrepiti, di una saggezza di re contadini. E dietro ancora… tutti gli altri, che non sanno quanto quella morente luce del sole…

(dalla sceneggiatura della sua Medea scritta da P.P. Pasolini)


A volte scrivo la sceneggiatura senza sapere chi sarà l’attore. In questo caso sapevo che sarebbe stata la Callas, quindi ho sempre calibrato la mia sceneggiatura in funzione di lei”.

[ P. P. PASOLINI da: “Il caos” sul «Tempo» 1969 - Le regole di un’illusione Medea ]



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