12 agosto 2014

IL GATTOPARDO IN SALSA CECA









Oggi voglio provare a riconciliarmi con Onofrio Sanicola riproponendo sul mio blog il bel pezzo della sua gentilissima compagna di vita pubblicato oggi su IL GUGLIEMO.
Il pezzo di Ruzena Růžičková merita di essere letto almeno per una duplice ragione.
Prima di tutto perchè fornisce notizie di prima mano sulla circolazione del capolavoro di Tomasi di Lampedusa in terra ceca. La seconda perchè l’articolo, di godibilissima lettura, pur non avendo pretese di critica letteraria, ci spinge a rileggere un classico che abbiamo tanto amato e su cui presto torneremo.
f.v.


GEPARD

di Růžena Růžičková

Diverse coincidenze ci hanno fatto riprendere in mano il libro del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ma quella più clamorosa fu la notizia sulla salute dell’attore francese Alain Delon. La nostra generazione si innamorava di questo bel attore francese che interpretava brillantemente il giovane siciliano Tancredi nella famosa versione cinematografica  di Luchino Visconti. Lo vedevamo sullo schermo fiero, con gli occhi sorridenti velati da una leggera ironia ma pieni di vita. Ora il Giornale di Sicilia ha pubblicato una delle foto della sua foto-galleria dedicata all’attore che pare sia la più cliccata in questo periodo. Vediamo un Alain Delon sempre bello ma serio con gli occhi quasi tristi. Gli auguriamo quindi pronta guarigione e tanta voglia di  vivere e di combattere con i suoi acciacchi, l’arte di cui sono maestri tanti nostri amici settantenni.
E’ sempre bello rileggere un buon romanzo perché ti offre delle nuove scoperte. Questa volta ci “aiuta” la prefazione di Luois Aragon, lo  scrittore francese impegnato nel Partito Comunista Francese che fu invitato a scrivere la prefazione della traduzione del libro in ceco, uscita nel 1968. All’inizio descrive come è stata accettata la traduzione francese: grande successo dai lettori ma da parte della critica letteraria quasi rifiutato con il giudizio di un romanzo che segue i vecchi canoni letterari, che ignora le tecniche moderne della “nouvelle vague”, che descrive la Sicilia solo dal punto di visita di una classe sociale in declino, gli aristocratici,  e non la vera vita del popolo italiano. In breve non è una “letteratura impegnata”.
 Aragon  forma la sua opinione autonomamente, non segue i suoi colleghi di sinistra che per principio rifiutano la filosofia “siciliana” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, un nobile, che quindi deve denotare il declino se no persino degrado del pensiero critico solo perché appartiene alla classe sociale condannata a perdere i suoi privilegi, e quindi non più autorevole. Scrive: “Gattopardo è qualcosa di più che un libro bellissimo, è uno dei più grandi romanzi di questo  secolo.”
Poi però procede guardando il testo letterario con una lente d’ingrandimento prestata da Carlo Marx (il procedimento usuale ai critici marxisti) quando dice: “No, non pensate che io voglia vedere in Giuseppe Tomasi ‘un marxista’! Però non vi sembra strano che desiderava che noi pensassimo che il suo avo poteva conoscere nel  novembre 1860 Carlo Marx?” 
Non è nostra intenzione di fare una ‘nostra’ critica letteraria di un capolavoro della letteratura italiana tanto meno approfondire la filosofia del suo autore. Vogliamo soffermarci solo su alcune curiosità o coincidenze che ci hanno colpito. La prima è la minuziosa descrizione della tavola nella villa Salina pronta per la cena dove accanto all’argenteria troviamo i calici in cristallo di Boemia con le iniziali F.D. (Ferdinandus dedit) perché regalo dello stesso Re. Se procediamo nella lettura troviamo le lettere sui calici sbiadite come simbolo di tutto ciò che riguardava la monarchia e la nobiltà.  Ci piace pensare che per noi il cristallo di Boemia ha conservato il  suo fascino anche con le sue forme e disegni moderni.
La seconda coincidenza riguarda Marineo. Don Fabrizio, con tutta la famiglia, si sta trasferendo nella sua villa a Donnafugata e per raggiungerla da Palermo ci mette tre giorni. “La prima notte, passata a Marineo, dall’amico notaio, era ancora sopportabile” ma man mano che la strada sale, la comodità scompare e don Fabrizio paragona la propria vita a questo brutto viaggio. All’inizio (quindi anche a Marineo) ha avuto piacevoli risvolti per procedere con molte più difficoltà in montagna e incontrare i pericoli che gli causano la disperazione.  Qui ci permettete una licenza  che non c’entra con l’immagine dell’autore del Gattopardo: per noi Marineo ci accompagna durante tutto il viaggio della nostra vita a due ed è rimasta quell’angolo della Sicilia che ci porta allegria, amicizia e simpatia molto lontane dalla disperazione. Sarà forse un po’ anche perché per noi rappresenta vacanza e festa d’estate, la fatica quotidiana, la lasciamo a Milano.
La nostra riflessione sul Gattopardo ci ha portato lontano nel tempo e nello spazio e non abbiamo qui menzionato gli spunti essenziali che lo compongono: come i cambiamenti radicali lì descritti  che portarono alla stessa situazione di prima e come la speranza che ‘dopo’ : “governeranno solo le persone oneste e capaci” è stata delusa. “Dopo sarà tutto uguale anche se tutto cambierà” prevede don Fabrizio.  Sviluppare questi pensieri ci porterebbe ancora più lontano. Accontentiamoci delle piccole coincidenze di una lettura vacanziera.

 Marineo 8 agosto 2014                   Růžena Růžičková


Pubblicato da: http://ilguglielmo.blogspot.it/

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