24 agosto 2014

PER UNA STORIA DELLA MASSONERIA





La“Massoneria” oggi è tutta un'altra cosa rispetto a ciò che è stata fino ad un recente passato.
 L'argomento è studiatissimo, anche se gran parte dei materiali in circolazione ( e sono migliaia di titoli) sono assai scadenti. Per non parlare di ciò che circola sul web.
A partire da oggi, da un sito che seguiamo con grande simpatia, prenderemo una   serie di articoli  che cercano  di ricostruire a grandi linee la storia della "Libera Muratoria" con particolare attenzione alla realtà italiana.
 
Giorgio Amico

Breve storia della massoneria. I costruttori di cattedrali.

I primi tentativi di scrivere una storia della Massoneria risalgono al XIV secolo e precisamente al Poema Regius e al Manoscritto Cooke in cui vengono fatte risalire le origini delle associazioni di mestiere (Craft) dei Liberi Muratori al regno di Atelstano (925-40 dC). Una ricostruzione del tutto mitica secondo gli storici contemporanei che considerano del pari del tutto leggendaria la ricostruzione fatta dal reverendo James Anderson nelle sue Costituzioni del 1723 che retrodata le origini della Libera Muratoria all'antichità più remota.
Ad Anderson fece riferimento, a partire da William Prescott (1742-1818) quella che è stata definita la “scuola mitica” della storiografia massonica che si soffermò soprattutto su una del tutto immaginaria discendenza della Libera Muratoria da Re Salomone e dai costruttori del Tempio di Gerusalemme.
Solo verso la metà del XIX secolo videro la luce i primi studi pionieristici di quella che verrà poi definita la “scuola autentica o verificata” di cui J.G. Findel, R.F. Gould e A.G. Mackey sono i rappresentanti più conosciuti in Italia. Primo esponente di questa nuova corrente è il tedesco Georg Moss (1787-1854) che mise alla base della sua Storia della Massoneria in Inghilterra, Irlanda e Scozia (1847) il concetto che potevano essere presi in considerazione solo i dati verificati, rinunciando ad ogni ipotesi fondata sull'immaginazione.



Ma per arrivare ad una storiografia davvero fondata scientificamente si dovettero attendere gli anni Trenta-Quaranta del secolo scorso, quando due storici professionali (Douglass Knoop e G.P. Jones), docenti presso l'Università di Manchester, rivoluzionarono gli studi sulle origini della libera Muratoria inglese con due opere (The Mediaeval Mason (1933) e The Genesis of Freemasonry (1946)) interamente fondate sullo studio della consistente mole di materiali esistenti negli archivi. Materiali del tutto trascurati dagli storici precedenti che avevano preferito basare i loro lavori su quello che, a partire dal 1717, i liberi muratori “speculativi” avevano raccontato in modo molto contraddittorio e immaginifico dei loro predecessori “operativi”.
I lavori di Knoop e Jones daranno origine alla “scuola scientifica”, che applica alla Massoneria i metodi di ricerca e di interpretazione (fondati sulla verifica rigorosa di ogni dato) utilizzati per gli altri campi della ricerca storica, e a partire dall'anno accademico 2000-2001 alla nascita del Centro di Ricerca sulla Libera Muratoria dell'Università di Sheffield. Tra i lavori più interessanti di questa corrente va segnalato lo studio del Prof. David Stevenson, Le origini della Libera Muratoria. Il secolo della Scozia 1590-1710 (Cambridge 1988) che riprende i lavori di Knoop e Jones attualizzandone criticamente il metodo.
Premesso quanto sopra, vediamo ora di definire meglio chi fossero e come operassero i Massoni inglesi del Medioevo.



Un'industria sorprendentemente moderna
Partiamo dalle dimensioni, davvero stupefacenti, dell'industria delle costruzioni. In Inghilterra (e Galles) nei secoli considerati da questa ricerca vennero eretti, oltre alle grandi cattedrali gotiche, da 900 a 1000 fra abbazie, conventi e ospedali. A questi vanno aggiunti migliaia di edifici religiosi minori e poi a cura della Corona e delle autorità cittadine castelli, palazzi, ponti, mura. Un insieme grandioso di opere di cui restano grandi tracce (fra tutte il London Bridge, la cattedrale di York, l'Abbazia di Westminster) e che fanno pensare ad una sofisticata e complessa “industria” delle costruzioni. Secondo Knoop quanto di più simile (per organizzazione e divisione del lavoro) alla fabbrica moderna si possa immaginare nel mondo medievale.
Un'industria che occupava nei periodi di maggiore attività migliaia di persone. A questo proposito basta un esempio: nel 1377 il solo cantiere di Beaumaris Castle, il principale castello del Galles, ritenuto il più importante esempio di architettura militare medievale britannica, impiegava 400 muratori, 30 fabbri, e carpentieri, 1000 operai non qualificati e 200 carrettieri. Nello stesso anno la popolazione di Londra, non contava più di 35 mila abitanti, di cui circa un terzo erano maschi in età da lavoro. Dunque, nel 1377, un solo cantiere, seppure di una costruzione di primario interesse strategico come Beaumaris Castle, impiegava un numero di lavoratori pari al 14% dell'intera forza lavoro maschile della capitale del regno.
Un'industria che viveva quasi totalmente sulla costruzione di grandi opere in pietra per conto della Corona e della Chiesa, considerato che, analogamente a gran parte dell'Europa medievale, la quasi totalità delle abitazioni private anche nelle città erano in legno.
Un'industria che operava sotto la protezione della Corona e della Chiesa, le sole realtà che disponevano del denaro e dell'autorità necessarie per progettare e realizzare lavori di tale entità e durata. Il già citato Beaumaris Castle, iniziato nel 1295 non era ancora pienamente terminato allo scoppio della guerra civile del XVII secolo.



In questi lavori la Monarchia aveva un vantaggio sulla Chiesa: poteva fissare per legge il prezzo dei materiali necessari e della forza lavoro, non dipendendo dunque dal mercato e/o dalla libera contrattazione, e sempre per legge coscrivere e dunque obbligare i lavoratori (qualificati e no) a impiegarsi nei cantieri reali. Entrambe, Chiesa e Stato, disponevano di un corpo di funzionari (ecclesiastici e laici) in grado di dirigere per cultura ed esperienza lavori di tale entità.
La Monarchia regnava in nome (e per conto) di Dio. Da qui la munificenza con cui i sovrani si dedicavano alle opere pie, con generose donazioni alle fondazioni religiose esistenti, ma anche facendosi direttamente carico della costruzione di grandi e splendidi edifici (cattedrali e abbazie), o alla loro manutenzione (anche questo un impegno costante ed oneroso). Costruire grandi chiese o abbazie era il principale modo, oltre che di guadagnarsi meriti per l' Aldilà, di ottenere il consenso popolare. E in questo i grandi cantieri delle cattedrali medievali non erano poi molto diversi dai nostri lavori di pubblica utilità.
In conclusione, un'industria che potremmo con termine attuale definire “di Stato”, pari per impiego di risorse finanziarie umane solo all'altra grande impresa pubblica medievale, quella della guerra.



L'Arte del lavorare la pietra
Un'industria che è possibile conoscere nei dettagli grazie a un'imponente mole di materiali conservati negli archivi pubblici e relativi a oltre 1500 resoconti di cantieri, ai registri delle cattedrali e di molti altri documenti. Fu proprio il carattere “pubblico” dei lavori effettuati a determinare questo accumulo di documenti, preziosissimi oggi per gli storici. Le spese andavano rendicontate con estrema cura, trattandosi di denaro regio. 

Settimanalmente o mensilmente su questi registri veniva così annotato il numero e spesso il nome dei lavoratori impiegati, le loro paghe, i passaggi di qualifica, i carichi di lavoro, il costo degli attrezzi e dei materiali, le spese di trasporto, ecc. Ne emerge un quadro vivo e dettagliato dell'organizzazione del lavoro e dei cantieri, anche se ovviamente non mancano punti oscuri o di incerta interpretazione.
Il fatto che fino al XVI secolo la quasi totalità degli edifici privati e anche pubblici (come i teatri in cui in epoca elisabettiana Shakespeare rappresentava le sue opere) fossero in legno (o al più in legno e mattoni), fa si che il numero di massoni qualificati impegnati a tempo pieno nelle città fosse estremamente ridotto. Soprattutto nei primi secoli dopo l'Anno Mille la gran parte degli appartenenti all'Arte erano, come i frati e i menestrelli, dei girovaghi, costantemente in viaggio da un cantiere all'altro alla ricerca, volontaria o obbligata dai decreti reali, di lavoro.
Ma per comprendere il lavoro dei muratori medievali e l'organizzazione dell'industria in cui erano impiegati, è necessario partire dal materiale su cui tale attività era basata: la pietra. Si considerano veri costruttori solo coloro che conoscevano la pietra, i suoi vari tipi, le sue caratteristiche e sapevano lavorarla. Chi costruiva edifici o ponti in legno o mattoni era qualcosa di diverso e inferiore, non possedendo i segreti dell'Arte. Segreti (e simboli) , lo ripetiamo, legati alla pietra.


I costruttori medievali inglesi usavano una grande varietà di pietre, in qualche caso di importazione (come la pregiata e costosa pietra gialla di Caen, molto usata per decorare gli interni delle chiese), più spesso autoctona (come il granito di Cornovaglia o la pietra dello Yorkshire e del Dorset).
Esistevano grandi cave, ma la gran parte della produzione proveniva da cave di piccole o medie dimensioni che richiedevano ridotti capitali d'impianto e che nel caso dei cantieri religiosi erano spesso di proprietà degli ordini monastici stesse e delle Abbazie.

Il lavoro di estrazione era faticoso e svolto con tecniche ancora rudimentali (solo nel XVII secolo iniziarono ad essere introdotte pompe ad acqua). Le condizioni in cui si svolgeva erano insalubri. La silicosi era, come oggi, ma in proporzioni estremamente più vaste e gravi, la malattia professionale dei cavatori. La carriera professionale dei liberi muratori iniziava di lì.

1. continua
da http://cedocsv.blogspot.it/2014/08/breve-storia-della-massoneria-i.html

Nessun commento:

Posta un commento