19 agosto 2014

F. BIAMONTI SUGLI ULIVI DI A. CALVINI





Francesco Biamonti

Gli ulivi di Ario Calvini
Tra vita e sogno, in uno strano crepuscolo, le fotografie dell'entroterra che qui presenta Calvini. Sono case tra gli ulivi, attraversate da una brezza triste, quasi attanagliate dall'agonia. Ma quale dolcezza vi si consuma in silenzio! E quale passato cova sotto quella cenere! Il silenzio e la ricerca di quel passato sono i temi di Calvini. Ciò lo porta a dialogare con le pietre, da cui estrae volti umani, quasi facendo un'opera inversa agli "informali" che scioglievano dentro la materia i confini dell'umano.

Già l'ulivo di per sé è un sogno d'albero. Se poi è semiabbandonato e con le punte secche e lo si coglie tra le ombre viola, allora vi aleggia una soavità spettrale, che rende possibile un dialogo coi morti, a bassa voce. Mormorano (o Calvini fa mormorare) del loro passato anche le pietre dei muretti, più viventi di una stele funeraria.

Ma può anche darsi che per Calvini sia quella la vita, e la certosina virtù di fotografarla che l'accompagna per le strade del Ponente. Alberi e cieli e pietre e polvere del tempo nell'amalgama di un trattenuto delirio.

Strana ricerca: unire l'oggi all'ieri, dialogare con le ombre. "Ehi della vita! Nessuno mi risponde?" diceva Francisco de Quevedo. "Nell'Oggi,  nel Domani, in Ieri unisco / fasce e sudario". Calvini ha l'aria di chiedersi che cosa sarà di ciò che oggi è già sogno.


Francesco Biamonti, Scritti e parlati, Ario Calvini tra vita e sogno, Einaudi, 2008, pag. 194

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