28 agosto 2014

IL COMPAGNO CESARE PAVESE



La notte del 27 agosto 1950 moriva Cesare Pavese. Noi lo ricordiamo così. L'immagine è di Alex Raso.

Cesare Pavese

Mi dicevano Pablo perchè suonavo la chitarra

"Mi dicevano Pablo perché suonavo la chitarra. La notte che Amelio si ruppe la schiena sulla strada di Avigliana, ero andato con tre o quattro a una merenda in collina - mica lontano, si vedeva il ponte - e avevamo bevuto e scherzato sotto la luna di settembre, finché per via del fresco ci toccò cantare al chiuso. Allora le ragazze si erano messe a ballare. Io suonavo - Pablo qui, Pablo là - ma non ero contento, mi è sempre piaciuto suonare con qualcuno che capisca, invece quelli non volevano che gridare più forte. Toccai ancora la chitarra andando a casa e qualcuno cantava. La nebbia mi bagnava la mano. Ero stufo di quella vita.

Adesso che Amelio era finito all'ospedale, non avevo con chi dir la mia e sfogarmi. Si sapeva ch'era inutile andarlo a trovare  perché gridava giorno e notte e bestemmiava, e non conosceva più nessuno. Andammo a vedere la moto ch'era ancora nel fosso, contro un paracarro. S'era spaccata la forcella, saltata la ruota, per miracolo non s'era incendiata. Sangue per terra non ce n'era ma benzina. Vennero poi a prenderla con un carretto.

Non mi sono mai piaciute le moto, ma era come una chitarra fracassata. Fortuna che Amelio non conosceva più nessuno. Poi si disse che forse scampava. Io pensavo a queste cose mentre servivo nel negozio, e non andavo a trovarlo perché tanto era inutile, e non parlavo più di lui con nessuno.

Pensavo invece, rientrando la sera, ai discorsi che avevo fatto con tutti ma a nessuno avevo detto ch'ero solo come un cane, e non mica perché non ci fosse più Amelio - anche lui mi mancava per questo. Forse a lui l'avrei detto che quell'estate era l'ultima e tra osterie, negozio e chitarra ero stufo. Lui le capiva queste cose."


(Cesare Pavese, Il compagno, Einaudi, 1947)

Nessun commento:

Posta un commento