25 agosto 2014

IL FUOCO VIVO DI KAFKA




Raramente mi trovo d'accordo con l'autore di un interessante sito che seguo in modo discontinuo. Ma oggi non posso fare a meno di condividere la bella recensione che vi ho trovato di un libro:

Il fuoco vivo di Kafka  

Una piccola riscoperta, di un personaggio notevolissimo. Per l’acume politico nella Praga di prima e dopo l’occupazione tedesca, per il quieto radicale anticonformismo di ragazza liberata tra Vienna e Praga vent’anni prima, e naturalmente come creatrice di Kafka, che tradusse in ceco quando ancora nessuno lo leggeva in tedesco. Qui si occupa della scomparsa della Cecoslovacchia. S’interroga sulla mancata reazione all’occupazione tedesca, che tanto aveva sdegnato, cioè preoccupato, Mussolini. Il razzismo tedesco subito dispiegato correttamente analizza come “pogrom freddo”, come faranno Hannah Arendt, gli storici, e qualche tribunale israeliano. E sa anche che la guerra ci sarà, che l’appeasement la rende inevitabile.
Sullo sfondo è un personaggio amabile quanto pochi altri. Nelle lettere di Kafka, e nei ricordi di quanti la incontrarono. Quelli di Margarete Buber-Neumann, sua compagna di lager, forse generosi, i più incisivi. Margarete era stata isolata dalle politiche per il suo comunismo. Dapprima dalle stesse internate comuniste, le quali la dichiararono traditrice per il motivo che diffondeva menzogne sulla Siberia, e di conseguenza da tutte le politiche, per l’ascendente che le comuniste avevano sulle altre. Eccetto che da Milena. Milena di Praga: così Milena Jesenskà le si presentò, giornalista, comunista, destinataria di tante lettere di Kafka, fra le più fantasiose lettere d’amore passate agli archivi.
Milena chiese a Grete se era vero che i sovietici avevano consegnato a Hitler gli antinazisti rifugiati a Mosca, e le due donne divennero amiche. Per Milena Grete era una Madonnina di campagna, che ama la vita per trasporto naturale. Per Grete Milena era la tenerezza femminile unita a un’energia tipicamente mascolina.
Milena, appena uscita dal liceo femminile Minerva a Praga, sedeva intrepida al caffè Arco, ritrovo dei letterati germanizzanti, baffuti, gnoccoloni, e presto se ne fuggirà sola a Vienna. Non femminile, il cappello portava da uomo, ma presto si sposerà. Grete e Milena progettavano a guerra finita un libro, “L’era dei campi di concentramento”, di Stalin e di Hitler. Ma Milena, il “fuoco vivo” di Kafka, morì prima. 
Astolfo
   
Milena Jesenskà, In cerca della terra di nessuno, Castelvecchi, pp. 90 € 12

Recensione pubblicata da
http://www.antiit.com/2014/08/il-fuoco-vivo-di-kafka.html






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