14 agosto 2012

A PROPOSITO DI GENERAZIONI PERDUTE






Sul tema segnalo questo breve corsivo:

Alessandro Robecchi, Lo smemorato che ha perduto una generazione

         A tutti è capitato di perdere gli occhiali da sole, le chiavi di casa, persino il telefono. Ma di perdere una generazione non era fin qui successo a nessuno, e nemmeno di ammetterlo come ha fatto Mario Monti parlando espressamente di «generazione perduta». I trenta-quarantenni (e quindi ben più di una generazione, almeno due) sarebbero perduti forever. Più o meno una decina di milioni di persone, il cui essere «perdute» significa lavorare una vita senza garanzie, saltare da un contrattino all'altro, e raggiungere alla fine una pensione da fame che farà sembrare l'attuale «minima» uno strabiliante privilegio. Perdutii! Qualche milioncino di italiani, forse gli stessi a cui si continua a ripetere che vivono «al di sopra delle loro possibilità», che è come curare il colera somministrando cozze avariate. Ma chi è stato così distratto? Chi si è lasciato alle spalle dieci milioni di senza speranza come nelle barzellette degli anni Sessanta si dimenticava la suocera all'Autogrill? Forse proprio i professori addetti alla formazione di quella generazione e che oggi così abilmente governano? Quelli che dicevano ci vuole la laurea, no, il master, no, lo stage, e che oggi dicono: ragazzo mio, era meglio se facevi il fabbro? Quelli che da vent'anni in qua pontificano che bisogna essere più flessibili, partendo dal signor Treu e arrivando a madama Fornero? Ecco, il succo è questo. Però non sfugga il paradosso: a dire a una generazione intera «siete perduti» non è qualche focoso arruffapopolo, qualche rivoluzionario, qualche vivace movimento, ma uno degli smemorati che ha contribuito a perderla, forse in questo momento il più autorevole. Un po' come se lo zar si affacciasse al balcone e dicesse: «Ehi gente, che aspettate a prendere 'sto palazzo?». E magari arrivasse persino a citare il caro vecchio «modello tedesco»: «Avete da perdere soltanto le vostre catene». Può farlo? Si può farlo senza rischi, con la consapevolezza che un'intera generazione perduta, spaventata e opportunamente deideologizzata risponda cordiale: «Beh, abbiamo delle catene... meglio che niente, no?».

Il Manifesto  12 agosto 2012


P.S. : Mi permetto di aggiungere una brevissima chiosa. Robecchi fa bene a prendersela con i professori della Bocconi. Non vanno però dimenticate le  responsabilità di quanti (da D’Alema a Napolitano, per fare solo due nomi), dal 1989 in poi, tessendo gli elogi del liberismo trionfante, hanno contribuito non poco  a cancellare dall’orizzonte la prospettiva di una società diversa da quella esistente.






3 commenti:

  1. A proposito di generazioni perdute, una riflessione che si sviluppa "a margine" dell'articolo di cui sopra. La vignetta di Altan è terribilmente angosciante, estrapola ancora una volta l'esistente, che stavolta si nasconde( ma sempre peggio) negli sguardi dei tanti giovani che non sanno da che parte iniziare a costruire il loro futuro. Su questi mi soffermerei un po' di più, e non solo per le quotidiane relazioni che la mia professione comporta ma soprattutto per ciò che rappresentano quando si devono scrivere le parole poi, dopo, quindi, nella storia di una civiltà, di un paese. Li abbiamo incoraggiati a studiare, a coltivare conoscenza, competenze e sapere, e adesso non sappiamo cosa rispondere quando ci chiedono dove e come riuscire ad esprimersi, dove trovare un lavoro, dove e come conservare la dignità dell'essere umano nella prospettiva di una vita autonoma. Certo dietro ci sono le scelte e le responsabilità dei tanti che avrebbero potuto evitare o almeno arginare questa deriva. Da loro ci aspettiamo adesso le parole che dobbiamo usare adesso quando i nostri figli fanno la valigia per andarsene via. E vanno via non solo da noi, il che potrebbe essere ritenuto solo un problema privato, della famiglia ( ma solo da chi non comprende le conseguenze societarie delle dinamiche demografiche). I giovani italiani lasciano il loro paese e chissà se e quando ritorneranno.Sono sempre di più e sempre più decisi. L'Italia sta facendo i conti con QUESTA "generazione perduta"?

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  2. Carissima Grazia, i tuoi commenti sono sempre puntuali e stimolanti. Ti ringrazio tanto per il contributo che hai dato alla crescita di questo blog che in un anno ha superato le 75.000 visite.

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  3. Complimenti per il successo del blog! Al di là delle cifre sono i contenuti che gli danno valore e premiano il tuo infaticabile lavoro.
    Ad maiora!

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