08 agosto 2012

SICILIA BRUCIA ...



Mentre la nostra isola brucia, c’è chi pensa solo alle prossime elezioni regionali. Circolano, tra conferme e smentite, i primi nomi. E qualcuno, preso dalla disperazione, arriva a pensare che non è giusto che a bruciare siano solo gli alberi ed i rifiuti.
Per farsi una prima idea sul modo in cui la sinistra siciliana  si  prepara alla competizione, raccomando la lettura di questo corsivo:

Alessandro Robecchi - Siamo per il rinnovamento, votiamo Pippo Baudo
Fare chiarezza e sgombrare il campo da ogni equivoco. Ristabilire la verità delle cose. Procedere senza indugi sulla strada del rinnovamento della classe politica. Diradare le nebbie sulla candidatura di Pippo Baudo a presidente della Regione Sicilia avanzata da esponenti Pd. Il popolare presentatore ha detto alla radio di aver ricevuto una telefonata da Sergio D’Antoni che gli proponeva la candidatura all’ambita carica. E’ una buona notizia. Se ne deduce infatti che D’Antoni è vivo, partecipa attivamente alla vita politica del paese e sa usare il telefono. Il segretario del Pd siciliano ha smentito, quindi forse è vero. Bersani ha riso di gusto e ha detto di non saperne nulla. Quindi è sicuramente vero, tanto più che Baudo ha dichiarato di avergli parlato della cosa, con il che il popolo democratico è ora di fronte all’agghiacciate dilemma se credere a Pippo o al segretario. Pippo Baudo ha dichiarato anche che non è la prima volta. Prima di D’Antoni gli aveva chiesto di candidarsi in Sicilia Prodi (2005), e prima di lui Nitti (1919), e prima di lui Matilde di Canossa (1079), e prima ancora Odoacre in persona (480, poco prima dell’invasione della Dalmazia). A tutti, con coerenza cristallina, Pippo Baudo ha detto un no fermo e cortese, perché lui non ama i compromessi e preferisce fare la tivù, dove rappresenta il rinnovamento da almeno 54 anni. E questo, pur essendo di sinistra dai tempi, appunto, di Odoacre, e pure prima, come si può vedere nelle pitture rupestri di Ukhahlamba-Drakensberg, in Sudafrica (1.000 a.C.), dove un giovane Pippo Baudo mostra a un bisonte la sua tessera del Pd. A nulla sono valse le rassicurazioni del mondo politico che promettevano a Baudo un appoggio ampio della nuova granitica coalizione di centrosinistra – dai Tupamaros alla Binetti – oltre alla garanzia di poter formare liberamente la sua squadra, inclusi Giucas Casella e Sharon Stone. Alla fine, la candidatura pare tramontata, lasciando in tutti la netta sensazione che Pippo Baudo, dicendo “Grazie, non è il mio mestiere”, sia l’unico in questa storia che ci sta con la testa. 

Il manifesto 5 agosto 2012


1 commento:

  1. Roghi estivi e clientele d'annata


    La legislatura siciliana si è interrotta alcuni mesi prima della
    scadenza, l’estate è costellata da incendi devastanti e qualcuno si
    chiede perché mai, nonostante un vero esercito a difesa degli esigui
    boschi siciliani, si debbano subire sconfitte così devastanti.

    Da 60 anni si è molto più abili a incrementare le truppe a difesa dei
    boschi che le aeree boschive. La Sicilia è fanalino di coda insieme
    alla Puglia come superficie boschiva in rapporto al territorio. Il
    comparto assorbe 400 milioni di euro con una spesa per ettaro di circa
    1500 euro contro i 400 della Campania che virtuosa certo non è.
    I numerosi governi che si sono succeduti, e soprattutto i due ultimi
    presidenti investiti dal consenso popolare, si sono ben guardati da
    immaginare soluzioni alternative. Quando poi si passa a esaminare la
    produttività del bosco, la capacità di essere fonte di reddito e non
    solo di spesa, la salvaguardia del patrimonio naturale con utilizzo
    delle risorse e la tutela della fauna e delle specie rare, le distanze
    dagli esempi più validi divengono abissali.
    Calabria, Sicilia e Campania con poco meno del 15% delle aree boschive
    nazionali e una spettacolare simmetria tra clientela e spreco, mafia e
    vanificazione delle risorse, assorbono oltre il 70% della spesa
    nazionale destinata alla salvaguardia dei boschi.
    Come è possibile uscire dal pantano che costringe i Siciliani a
    guardare ogni estate le proprie montagne bruciare, i media
    interrogarsi sulle origini degli incendi, e i rituali quanto inutili
    buoni propositi dei responsabili di turno? All’arrivo delle piogge
    tutto svanisce, la natura si addormenta e anche i progetti di riforma
    entrano nel loro letargo stagionale.
    La Norvegia affida la sua difesa a un esercito di 19000 uomini, la
    Regione Siciliana la tutela della limitata supefice boschiva a 24.000
    forestali. Potremmo continuare con le cifre, raffrontare la Sicilia
    alle altre regioni, paragonarla al Canada o all’Inghilterra. Ne
    trarremmo soltanto triste e sconsolate considerazioni.
    Ma i candidati alla Presidenza della Regione non possono sottrarsi a
    questo problema. Occorre fantasia e determinazione. L’Italia e il
    mondo sono pieni di buoni esempi da seguire, ma si tratta di accettare
    che uomini e donne tenuti sotto scacco dai loro referenti politici
    conquistino la libertà. La disarticolazione delle vecchie alleanze
    rende possibile processi nuovi. Vedremo chi troverà il coraggio di
    affrontare e sciogliere uno dei nodi scorsoi della politica siciliana.


    Aldo Penna

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