12 luglio 2014

IL QUADERNO PERDUTO DI PIRANDELLO




 UN QUADERNO PERDUTO 

di  Massimo Maugeri



Qual è uno dei principali sogni di un editor? Di un qualunque editor di una qualunque casa editrice? Trovare il libro e l’autore che garantisca una grande, enorme, successo (in termini di critica e di pubblico). In altre parole: diventare l’artefice di un eclatante scoop editoriale.
Ed è il sogno che accarezza il protagonista del romanzo d’esordio di Giovanni Parlato intitolato “Il quaderno perduto di Pirandello” (edito da Felici).
Il protagonista è un siciliano che lavora presso una casa editrice milanese e che, a un certo punto, si ritrova in Germania, a Bonn, dove incontra uno strano tipo, un certo Kurt Wielm. Un uomo spento, disperato, roso dalle pene d’amore. Un uomo che, però, nasconde un importante segreto. Qualcosa di unico. Qualcosa di così importante di cui nemmeno egli stesso ne ha piena consapevolezza.
Questo segreto staziona sotto il lavabo della sua cucina, dentro una cassetta di legno che un tempo conteneva bottiglie di Chardonnay. All’interno di questo contenitore, in origine destinato ad accogliere vini, si trovano fogli sparsi e un vecchio quaderno. Si tratta di un manoscritto… ma non è un manoscritto qualunque.
Sono tre gli elementi fondamentali che determinano la grandezza e l’unicità della scoperta: la data, la firma e la calligrafia.
La data è: agosto 1879. La firma è: Luigi Pirandello: La calligrafia – sebbene incerta – è proprio quella del grande scrittore Premio Nobel per la letteratura (come si evince, in particolare, dalla lettera effe “un puledro fra le altre lettere, scalpitante, giovane”).
Il protagonista del romanzo, dunque, si trova di fronte al manoscritto inedito (e sconosciuto) del primo racconto di Luigi Pirandello, scritto quando il grande autore aveva appena dodici anni.
Un ritrovamento che ha un’importanza incalcolabile, a livello editoriale. E non solo.
Ma c’è dell’altro.
Leggendo la storia, l’editor rimane colpito da quella che sembra una coincidenza (e che non può che essere tale). Il nome della protagonista di questa novella del giovanissimo Luigi Pirandello coincide con quello della propria nonna: Fofò (diminutivo di Alfonsina).
Non solo. La stessa storia narrata nel racconto pare essere identica a quella della nonna del protagonista del romanzo.
“Fofò aveva sposato un carrettiere, Gaetano, divenuto un casellante. Una vita da un casello a un altro nella Sicilia più pietrosa e selvaggia spargendo per il mondo la speranza affidata a otto figli.
Strane coincidenze. In cui la finzione e la realtà cominciano a inseguirsi fin da questa parte iniziale del romanzo”.

La storia di questo romanzo, parte da qui. È una storia nella storia: un meta-romanzo… perché Giovanni Parlato, non solo ci fa conoscere le vicende del protagonista, ma ci fa leggere anche la novella di Pirandello… saltando dal presente del romanzo a quello immaginario della novella.
Sorge un problema, però. A un certo punto la novella si interrompe. Il ritrovamento, dunque, è incompleto. L’idea del sogno della grande scoperta, del grande scoop editoriale, si ritrova dimezzata.
Che fare, dunque? Accontentarsi di una scoperta a metà?
All’editor viene un’idea, stimolata dalla coincidenza del nome della protagonista di questa novella di Pirandello e dalla attinenza con la storia reale di sua nonna. Perché non completare la storia continuando la novella di Pirandello… come se fosse stato lo stesso Pirandello a scriverla?
Ne parla col cugino, col fidato cugino, con cui imbastisce questa sorta di semitruffa editoriale. Lui, l’editor, avrebbe scritto il testo, mentre suo cugino l’avrebbe trascritto sui fogli – a completamento del manoscritto – imitando la calligrafia di Pirandello e riproducendo il colore dell’inchiostro (di modo che nessuno si possa accorgere della differenza).
Il cuore del romanzo è questo. Un romanzo visionario e suggestivo, dove la visionarietà e la suggestione avvolgono lo stesso protagonista che più volte si imbatte nella figura di Pirandello. Gli sembra di trovarselo dinanzi, o seduto accanto a lui, come se – in un modo o nell’altro – il Grande Scrittore lo seguisse. A volte è un Pirandello giovanissimo: il Pirandello ragazzino, autore di quel primo racconto inedito. In altre occasioni gli compare un Pirandello in versione più adulta, in una commistione tra sogno e realtà che finirà inevitabilmente con il coinvolgere lo stesso lettore.


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Un estratto del libro è disponibile qui…

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Giovanni Parlato è nato ad Agrigento ed è cresciuto a Livorno. Laureato in Lettere all’Università di Pisa, è un giornalista del quotidiano il Tirreno. Nel 2011 ha pubblicato il libro “Lui non dette l’ordine. Il caso Sofri e la memoria” (Edizioni Ets). “Il quaderno perduto di Pirandello” è il suo primo romanzo.






1 commento:

  1. Su facebook questa mattina, subito dopo aver pubblicato questo post una cara amica ha scritto:

    " per un attimo ho creduto che fosse stato ritrovato un suo quaderno ! "

    All'amica ho replicato in questo modo:" siamo tutti stupidamente alla ricerca di quello che non c'è perché non riusciamo più a vedere quello che c'è!"

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