08 luglio 2014

LA MEMORIA DI W. SZYMBORSKA E LA NOSTRA










Sono un cattivo pubblico per la mia memoria.
Vuole che ascolti di continuo la sua voce,
ma io mi agito, tossicchio,
ascolto e non ascolto,
esco, torno ed esco di nuovo.
Vuole tutta la mia attenzione e il tempo. Quando dormo, la cosa le riesce facilmente. Di giorno ci sono alti e bassi, e le dispiace. Mi propone con zelo vecchie lettere, foto, tocca fatti più e meno importanti, mi rende paesaggi sfuggiti alla mia vista, li popola con i miei morti. Nei suoi racconti sono sempre più giovane. E' carino, ma a che pro questo ritornello. Ogni specchio ha per me notizie differenti. Si arrabbia quando scrollo le spalle. Allora si vendica e sbandiera tutti i miei errori, pesanti, e poi dimenticati facilmente. Mi fissa negli occhi, aspetta una reazione. Mi consola alla fine, poteva andar peggio. Vuole che viva solo per lei e con lei. Meglio se in una stanza buia, chiusa, ma qui nei miei piani c’è sempre il sole presente, le nuvole di oggi, le vie giorno per giorno. A volte ne ho abbastanza della sua compagnia. Propongo di separarci. Da oggi e per sempre. Allora compassionevolmente sorride, sa che anche per me sarebbe una condanna.

W. Szymborska

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