La poco onorevole fuga in Belgio del Governatore della Catalogna, Puigdement, rischia di pregiudicare per sempre la giusta rivendicazione di una maggiore autonomia da Madrid del popolo catalano. Purtroppo, anche in Catalunya, sembra che i governanti siano peggiori del popolo.
In ogni caso, anche in segno di solidarietà con i cari amici che vivono nella bella Barcelona, mi piace riprendere due pezzi pubblicati oggi dal sito https://www.nazioneindiana.com :
Come Rajoy mi fece diventare indipendentista
di Mónica Flores
“Io non ho voglia di andare d’accordo,
ho voglia di andare, d’accordo?”
Caparezza
Questo mio testo nasce da una poesia scritta ieri con la rabbia provocata da una realtà assurdamente surreale. Ieri, nel bel mezzo della notte, mentre i miei pensieri erano oscuri quanto la selva di Dante, sputavo sulla carta del mio quaderno parole che nel futuro saranno ricordo.
Da quasi ormai sette anni sono indipendentista. Sto per raccontarvi come mai solo da sette anni e non da quando ho coscienza politica. Purtroppo, questa spiegazione stupirà molti e non piacerà ad altri. Ma è la verità.
Sono nata in una famiglia la cui origine è l’Andalusia, il sud della Spagna. La mia adolescenza e i primi anni di gioventù sono trascorsi sotto l’influsso ideologico dei miei genitori, profondamente centristi (mai hanno avuto dubbi su questa realtà, mai hanno considerato l’opzione dell’indipendenza).
Nell’anno 2010, però, avevo già 24 anni, avevo studiato Filologia Classica all’università e conoscendo Cicerone, Ottavio Augusto…ho capito il presente. Un presente che si mostrava davanti ai miei occhi in modo quasi assurdo. Erano gli anni di Zapatero e la sua idea di rinnovazione del pensiero e della società spagnola iniziavano dal cambio dei cosiddetti “Estatutos de autonomía”. Tutti abbiamo iniziato a pensare che forse, FORSE, le cose sarebbero migliorate. Quanto siamo stati idioti.
Sono sicura che sapete com’è andata a finire: il PP, Partido Popular, che se Gaius Marius tornasse in vita morirebbe di infarto appena vedesse cos’è diventato ora, ha denunciato l’estatut catalano al Tribunal Constitucional, per essere, appunto, anticostituzionale. Solo il catalano eh, mica bisogna esagerare. Se poi il nuovo statuto andaluso era praticamente identico non importa, quello non venne denunciato. Ma pensavate che sarebbe finita qui? Eh no…il PP ha fatto una raccolta di firme contro i catalani (dal momento in cui lo Statuto fu accettato dalla maggioranza dai catalani e dal nostro Parlament: questa raccolta non era più una questione politica ma un attacco diretto a un intero popolo.
Così un estatut nato dalla volontà popolare catalana rappresentata dal Parlament de Catalunya è stato dichiarato illegale nell’anno 2010. Quello andaluso invece no, niente, è vigente e perfettissimamente legale.
Quindi ecco il punto zero di tutta la storia: da quel momento sono iniziate le mobilizzazioni puntualmente pacifiche dei catalani.
Non voglio far diventare questo testo qualcosa di lunghissimo impossibile da leggere. Visto che avete un’emeroteca dove consultare tutte le manifestazioni dal 2010 in poi e, soprattutto, il perché di esse.
Dal 2010 in poi, anche il PP si è dedicato ad attaccare la cultura, la storia e la popolazione catalane. L’atteggiamento di questo partito fintamente di destra moderata (basta soltanto che controlliate la sua storia per vedere che, in realtà, il PP spagnolo è una coalizione di partiti sia di centro che di estrema destra…non c’è poi bisogno di dire quale fazione controlla il partito in questo momento) ha generato più secessionisti che tutti i partiti indipendentisti insieme. Letteralmente.
Immaginate soltanto una cosa: giorno dopo giorno vi alzate la mattina e vi trovate un qualunque partito europeo che dice cose come che l’Italia è un problema per l’Europa, che l’italiano è un dialetto del tedesco, che la cultura italiana è povera e copia soltanto quella francese, che la vostra economia fa schifo (non importa che sia uno dei PBI più alti dell’unione), che siete una gregge di povera gente incapace di pensare per voi stessi e che i vostri governanti (non importa se di destra o sinistra, se secessionisti o unionisti) vi hanno lavato il cervello ma, il giorno dopo, invece, vi dicono che in realtà siete un popolo di terroristi con delle idee estremiste e atteggiamento violento. Così è stato qua.
Io nel già lontano 2009 non ero secessionista. Nel 2010 mi sono stupita e arrabbiata non poco con quello che è successo e che vi ho detto prima. A partire da quel momento, però, i costanti attacchi del PP verso tutto quello che amavo ed ero hanno fatto nascere in me dei sentimenti che prima non erano miei. Questi attacchi sono stati stupidi non solo dal punto di vista della realtà (perché si basavano su accuse false) ma anche politico, perché grazie ad essi e non, ripeto, a nessun altro motivo, oggi siamo messi come siamo messi. Tutto quello che sta succedendo ha un responsabile diretto ed è il PP con Mariano Rajoy a capo di tutto. Nessun altro.
Vi prego, però, di non giudicarci pregiudizialmente. Noi non siamo come i militanti di quel partito “secessionista” che avete al nord. Quello non è indipendentismo, è altro e molto più pericoloso. Noi siamo soltanto un popolo diverso, né migliore né peggiore, diverso, da quello che avete in mente quando immaginate cos’è la Spagna. Abbiamo una lingua diversa (ma tutti qua parliamo entrambe le lingue, lo spagnolo e il catalano), una letteratura che magari potrei farvi scoprire, una cultura anche negli usi sociali diversa. I nostri vestiti non sono quelli dell’odio. Noi vogliamo risolvere tutto col dialogo. Non siamo noi a somigliare alla Lega Nord.
Ringrazio Martina Cassano per la correzione del testo.
Ps. Questa testimonianza di Mónica Flores – vecchia amica di NI – è stata scritta prima degli accadimenti degli ultimi giorni. L’idea di “aggiornare” il racconto che oltretutto non vuole essere un reportage si è rivelata impraticabile dinnanzi a una situazione così convulsa che può cambiare di ora in ora. (hj)
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(Nell’agosto 2009 pubblicai qui quattro post del genere diaristico sulla mia recente vacanza in Catalogna, terra che molto amo e nella quale mantengo vere amicizie. Dati i recenti avvenimenti, ripubblico qui, come testimonianza di amore e di dolore, un piccole collage del terzo e del quarto di quei post.)
Se esci dalla stessa porta [stavo parlando della cattedrale di Santa Maria del Mar] e guardi quello che prima non avevi visto tanta era l’ansia di entrare a vedere quella meraviglia che già lo sapevo che era tale l’avevo vista tante volte ma così sempre desidero fare nei posti rivedere le cose già viste che sono sempre diverse dal ricordo che ne conservo e hanno sempre cose nuove da dire e da mostrare ad esempio quel dettaglio lì del portale mai l’avevo notato se appunto esci ti trovi in una piazza che ha il nome di Fossar de les moreres come dire il fossato ma come ora saprete anche la fossa dei gelsi quelli che fanno le more ed è una piazza non tanto grande ma famosa e tristemente famosa per i catalani che l’11 settembre 1714 ma che cos’avrà mai questa malefica data dell’11 settembre che si ripete così spesso conobbero e patirono sulla loro pelle la fine dell’indipendenza quando il re Filippo V di Spagna un Borbone naturalmente vinse la guerra cosiddetta di successione spagnola e la Catalogna venne completamente assoggettata malgrado il re avesse giurato fedeltà alla costituzione figuriamoci quanto gliene importava eliminate tutte le promesse e le leggi nazionali lui la chiamò la nova planta sempre diffidare dei nuovi ordini ormai dopo tanti esempi un nuovo ordine cioè che da allora i catalani piangono e tutti gli anni celebrano i catalani hanno memorie da elefanti e hanno messo anche una grande scritta che corre lungo tutta la piazza che riprende un verso di un loro grande poeta Frederic Coler che dice Al fossar de les Moreres no s’hi enterra cap traïdor, fins perdent nostres banderes serà l’urna de l’honor – Als martirs del 1714 perché come accuratamente mi spiegano in quella sanguinosa battaglia molti dei disperati difensori barcellonesi ma si badi bene nessun traditore furono sepolti esattamente là in quel luogo forse c’erano ancora delle more sui gelsi o forse quelle more sono poi nate dal sangue non so dopodiché gli hanno tirato sopra una bella gettata di cemento che sempre bene nasconde queste così frequenti e insensate attività degli umani
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Per tornare a casa siamo passati dalla piazzetta Sant Felip Neri ho capito ormai che le piazzette a Barcellona bassa sono il sale della vita in ognuna trovi qualcosa di nuovo qui a Sant Felip se non me l’avessero spiegato certo non avrei saputo vedere perché vedere capite è un verbo carico di teoria si vede davvero se si sa qualcosa di preciso il passeggero diceva Borges non vede lo stesso cordame che vede l’equipaggio vedere davvero richiede conoscenza e infatti appena entrati nella plaça de Sant Felip mi fanno vedere le numerose scalfitture della pietra sulla parete della chiesa omonima sono segni di pallottole mi raccontano che sono stati lasciati lì a testimonianza delle fucilazioni indiscriminate che ci furono al tempo della guerra civile e dàgli che io non volevo tornare su quel capitolo terribile della storia di Spagna ma non c’è scampo ci sono avvenimenti che impregnano talmente la storia di un paese che ogni pietra letteralmente come in questo caso ne parla anche se qui ne parla in un modo così generico che si rischia di non capire chi sparò a chi nessuno lo sa con certezza non so se starà scritto da qualche parte negli archivi degli storici di questa piazzetta e non so neanche se sia poi tanto importante perché io mi sento la pelle diventare tutta rigida e fredda appena mi identifico e penso adesso sono io quello che si deve addossare al muro e aspettare un colpo speriamo che finisca tutto subito ma ugualmente si irrigidisce la pelle se penso io sono quello che deve alzare il fucile e tirare il grilletto contro chi poi contro il marito di mia sorella che sta dall’altra parte mettiamo pure la parte sbagliata quella dei ribelli alla democrazia repubblicana perché non ha capito perché gli hanno raccontato bugie non è lui uno dei capi che hanno deciso quelli sì che hanno sulle spalle responsabilità insopportabili decine di migliaia di esseri umani di terra di Spagna uccisi torturati violentati spossessati di se medesimi privati di ogni dignità chi mai può dare il diritto a uomini di fare questo ad altri che poi inevitabilmente succede che anche nel nostro campo ingiustizie e ammazzamenti sempre mi ha tormentato quest’idea che quelli che prendevano ordini da Mosca fossero ostili ad anarchici repubblicani di vario genere come si farà mai a guarire questo difetto genetico della sinistra di dividersi al proprio interno fino a dilaniarsi ancora prima e con più ferocia di combattere il nemico eppure lì ci sono i segni sulla pietra ogni segno una pallottola voi capite da non osare guardare meglio tenerlo a freno il pensiero e tutti i teatri che si fanno in questi casi
Mi viene quasi tenerezza o forse com-passione quando sento le canzoni della guerra civile de las bombas se ríen mamita mia los madrileños los madrileños chi mai di quella gente fiera e dilaniata avrà riso delle bombe che fioccavano su Madrid o infine porque el proletariado mamita mía ganó la guerra ganó la guerra cuore con infinita generosità gettato oltre l’ostacolo che però stavolta era davvero troppo alto e del resto basta leggere dopo l’amaro Homage to Catalonia di Orwell i romanzi della tesa trilogia di Javier Marías Tu rostro mañana io so come sarà il tuo volto domani la guerra civile fa da basso continuo ostinato sotto tutte le storie ci vorranno generazioni per scrollarsi di dosso pesi come questi conservandone accuratamente questo sì una memoria dignitosa e distillata.
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