10 novembre 2017

M. NINCI, Un ritratto di K. KRAUS




Il grande scrittore austriaco Karl Kraus (1874-1936): una delle menti più acuminate che fra Ottocento e Novecento si siano scagliate contro l’ipocrisia di costumi imperante nella società asburgica e, in generale, moderna. Pubblicò una rivista, “Die Fackel”, “La Fiaccola”. Dal 1899, per circa dieci anni, vi si trovarono scritti dei migliori autori dell’epoca. A partire dal 1911 fu opera del solo Kraus. La tematica onnipresente nella sua opera è quella della guerra, di quell’orrore senza fine che fu la prima guerra mondiale. Ad essa dedicò un dramma di lunghezza mostruosa, pubblicato nel 1922, “Die letzten Tage der Menschheit”, “Gli ultimi giorni dell’umanità”, la dimostrazione di quanto una tragedia possa essere anche grottesca. Oltre a ciò, fu protagonista di numerose letture pubbliche, nelle quali recitava i versi dei grandi poeti e, accompagnato da un pianoforte, i graffianti testi delle operette di Offenbach. La sua influenza era così forte che quasi costringeva a pensarla come lui; ne veniva in fondo una specie di oppressione, come anche Elias Canetti testimonia nella sua autobiografia. Gli fu risparmiato di vedere Hitler entrare nella sua Vienna, perché mori due anni prima di quel fatale marzo 1938. E su Hitler diceva: “Zu Hitler fällt mir nichts ein”, “Su Hitler non mi viene in mente niente”.
Che io sappia, la cosa più bella su Kraus si trova in una breve poesia di Trakl, che gli fu amico e fu da lui sostenuto.


Weisser Hohenpriester der Wahrheit,
Kristallne Stimme, in der Gottes eisiger Odem wohnt,
Zürnender Magier,
Dem unter flammendem Mantel der blaue Panzer des Kriegers klirrt.


Bianco gran sacerdote della verità,
Voce cristallina, nella quale abita il ghiacciato respiro di Dio,
Mago irato,
Al quale sotto il mantello fiammeggiante tintinna l’azzurra corazza del guerriero.


Trakl compie in questa poesia un prodigio di sintesi. I colori sono il bianco e l’azzurro. L’atmosfera è quella del ghiaccio, del cristallo e dell’ira guerriera. L’immagine conclusiva è quella della corazza. In poche parole Trakl ha condensato quel sentimento di rettitudine morale e al tempo stesso di lontananza opprimente per descrivere il quale a Canetti sono occorse molte pagine.

Marco Ninci

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