06 novembre 2017

LE INQUISIZIONI CON CUI HA FATTO I CONTI L. SCIASCIA




SCIASCIA CONTRO TUTTI GLI INQUISITORI
Bernardo Puleio

Quest'anno ricorre il cinquantenario dell'edizione in unico volume de La morte dell'Inquisitore e delle Parrocchie di Regalpetra. Sciascia nella premessa, parlando della Spagna franchista e dell'Italia democristiana (ma mi rendo conto che lo stesso discorso si potrebbe fare anche per l'Italia odierna) avvertiva circa i pericoli del parlare dell'Inquisizione:
<<A Barcelona, un libraio si abbandonò a confidarmi che ormai non c’era pericolo a tener e vendere libri sulla Repubblica o di personalità come Azaña (e del resto in tutte le vetrine delle librerie si vedeva Il capitale e la traduzione delle lettere di Gramsci), ma in quanto all’Inquisizione bisogna andar cauti. E a quanto pare bisogna andar cauti anche in Italia e dovunque, in fatto di inquisizione (con iniziale minuscola), ci sono persone e istituti che hanno la coda di paglia e il carbone bagnato: modi di dire senz’altro pertinenti, pensando ai bei fuochi di un tempo. […] Così succede appena si dà di tocco all’Inquisizione: molti galantuomini si sentono chiamare per nome, cognome e numero di tessera del partito a cui sono iscritti. E non parlo, evidentemente, soltanto di galantuomini cattolici. Altre inquisizioni l’umanità ha sofferto e soffre tuttora; per cui, come dice il polacco Stanislaw Jerzy Lec, prudenza vuole che non si parli di corda in casa dell’impiccato né in casa del boia. >>

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