Francesco Biamonti
Gli ulivi di Ario Calvini
Tra vita e sogno, in uno
strano crepuscolo, le fotografie dell'entroterra che qui presenta
Calvini. Sono case tra gli ulivi, attraversate da una brezza triste,
quasi attanagliate dall'agonia. Ma quale dolcezza vi si consuma in
silenzio! E quale passato cova sotto quella cenere! Il silenzio e la
ricerca di quel passato sono i temi di Calvini. Ciò lo porta a
dialogare con le pietre, da cui estrae volti umani, quasi facendo
un'opera inversa agli "informali" che scioglievano dentro
la materia i confini dell'umano.
Già l'ulivo di per sé
è un sogno d'albero. Se poi è semiabbandonato e con le punte
secche e lo si coglie tra le ombre viola, allora vi aleggia una
soavità spettrale, che rende possibile un dialogo coi morti, a
bassa voce. Mormorano (o Calvini fa mormorare) del loro passato
anche le pietre dei muretti, più viventi di una stele funeraria.
Ma può anche darsi che
per Calvini sia quella la vita, e la certosina virtù di
fotografarla che l'accompagna per le strade del Ponente. Alberi e
cieli e pietre e polvere del tempo nell'amalgama di un trattenuto
delirio.
Strana ricerca: unire
l'oggi all'ieri, dialogare con le ombre. "Ehi della vita!
Nessuno mi risponde?" diceva Francisco de Quevedo. "Nell'Oggi,
nel Domani, in Ieri unisco / fasce e sudario". Calvini ha
l'aria di chiedersi che cosa sarà di ciò che oggi è già sogno.
Francesco Biamonti,
Scritti e parlati, Ario Calvini tra vita e sogno, Einaudi, 2008, pag. 194
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