Una pagina di Primo Levi. Un libro e un autore da rileggere.
Primo Levi
Libero dal padrone
«Mio padre voleva
chiamarmi Libero perché voleva che io fossi libero. Non
è che avesse delle idee politiche, lui di politica
aveva solo l’idea di non fare la guerra perché aveva
provato; per lui libero voleva dire di non lavorare sotto
padrone.
Magari dodici ore al
giorno in un’officina tutta nera di caligine e col
ghiaccio d’inverno come la sua, magari da emigrante o su
e giù col carrettino come gli zingari, ma non
sotto padrone, non nella fabbrica, non a fare tutta la vita
gli stessi gesti attaccato al convogliatore fino
a che uno non è più buono a fare altro e gli
danno la liquidazione e la pensione e si
siede sulle panchine.
Ecco perché era
contrario che io andassi alla Lancia, e sotto
sotto avrebbe avuto caro che io tirassi avanti con la sua boita e mi
sposassi e avessi dei bambini e gli mostrassi
l’opera anche a loro.
E non creda, io
adesso non faccio per dire nel mio mestiere me la cavo, ma se
mio padre non avesse insistito, delle volte con le buone e delle
volte no, perché dopo la scuola andassi con lui a bottega
a girargli la manovella della forgia e imparassi
da lui, che dalla lastra di trenta decimi tirava su una mezza sfera
giusta come l’oro così a occhio, senza neanche la
scarsetta, bene, dicevo, non fosse stato di mio padre, e mi
fossi contentato di quello che mi insegnavano
a scuola, garantito che ero attaccato al
convogliatore ancora adesso (…).
Ma ha fatto a tempo
a vedermi venire via dalla fabbrica e a incamminare
questo mestiere che faccio adesso, e credo che sia
stato contento: non me l’ha mai detto perché non era uno
che parlasse tanto, ma me l’ha fatto capire in diverse maniere
(…).
A lui un lavoro come
il mio gli sarebbe piaciuto, anche se l’impresa ci guadagna
sopra, perché almeno non ti porta via il risultato: quello
resta lì, è tuo, non te lo può togliere nessuno, e lui
queste cose le capiva, si vedeva dalla maniera come stava lì
a guardare i suoi lambicchi dopo che li
aveva finiti e lucidati»
(Primo Levi, La chiave
a stella, Einaudi, 2014, pp.80–82).
Il Manifesto – 22
agosto 2013
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