Ecco i magnifici giovani attori!
L'altra sera al Parco delle Cave di Marsala ho assistito davvero ad un grande spettacolo!
Non avevo ancora visto una messa in scena dei Giganti pirandelliani così bella e coinvolgente.
Complimenti a Massimo Pastore, allievo di Michele Perriera, che ha curato con passione e competenza la regia dell'opera.
Bravi tutti gli attori.
Particolarmente toccante l'interpretazione di Else fatta da una giovanissima ragazza di Marsala.
Belle le musiche che hanno accompagnato lo spettacolo. Felice la scelta del luogo in cui è avvenuta la rappresentazione.
Una poesia dell'amico Nino Contiliano, ben inserita nel contesto della rappresentazione, ha arricchito il finale del dramma pirandelliano rimasto incompiuto.
f.v.
P. S. : mi pare opportuno riproporre un breve pezzo della presentazione dello spettacolo fatta dallo stesso regista:
La malinconia e la sete.
(nota per "I giganti della montagna")
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Mettiamo in scena “I giganti della montagna”, l'ultimo e incompiuto testo pirandelliano, perché crediamo sia necessario, ora più che mai, dare testimonianza di un Teatro che resiste alla banalità, alla durezza di cuore, alla miseria d'animo, alla superficialità e all'egoismo che questi nostri tempi sembrano volere affermare come unici e vittoriosi principi di sopravvivenza. Ma noi, che ci definiamo “teatranti abusivi” perché ostinatamente “sognatori abusivi” tra le macerie di questi giorni con poco cielo per i sogni, noi non vogliamo sopravvivere. Noi vogliamo vivere, a piene mani e a pieni polmoni. E il nostro teatro ha fame di questa pienezza di vita e di Poesia, di desiderio e di splendore.
La storia di Cotrone e dei suoi scalognati, della Contessa e della sua Compagnia, in tal senso, a noi appare come un estremo tentativo di parlare - attraverso la parabola della sconfitta della Poesia per mano di una società ossessionata dal “consumo” e dalla tecnica - della radicale e inestirpabile forza dell'Arte, dell'assoluta necessità di affermare, anche a costo di un sacrificio estremo, la bellezza di un gesto di amore, anche se ormai inutile e tardivo, di una parola, anche di una sola parola in più per la nostra sete di immortalità, di rinascita, di trasformazione, sete che solo il persistere ostinato e cosciente del non “essere solo per noi”, solo per qui ed ora, non spegnerà mai.
E siamo felici, noi “abusivi”, di continuare ad avere sete. La vogliamo condividere con voi. Anzi, vogliamo contagiarvela. Vorremmo che tutta l'acqua del mondo non bastasse a farvela passare.
Come non passa a noi ogni volta che andiamo in scena, ogni volta che dagli “orli della vita” cerchiamo per noi e per voi l'orizzonte migliore verso cui indirizzare il nostro sguardo.
Ilse, Cotrone e i loro sperduti compagni, tutti vivi di una vita che deve compiersi fino all'ultimo per poter ri-cominciare, per potersi riagganciare attraverso l'ombrellino di Mara-Mara al cielo e, allo stesso tempo, riprovare il brivido di attraversare – senza rete e senza paura - l'abisso dell'esistenza, di amare senza fine questo nostro desiderio di amore, tutti loro, alla fine, sono gli ispiratori di una rivoluzione vera e definitiva. La rivoluzione che ci radica alla vita, alla bellezza, alla poesia, al sogno.
Saremo sconfitti? Non ha nessuna importanza.
Nel finale, delizioso dono scritto da Nino Contiliano per noi, si chiarirà il senso di questa nostra passione per il cammino che può sembrare sacrificio, per il tempo che può sembrare perduto, per la fine che può sembrare inevitabile e che che invece - proprio laddove tutto questo, agli occhi ciechi di chi non vuole “perdere quello che siamo” e si ostina a celebrarlo nelle “cene di gala”, appare inutile - per noi è essenza e profumo del senso e del significato di vivere.
Per noi, amanti della malinconia del dover partire, ci sarà sempre una Villa della Scalogna, che può ospitarci, e ci sarà sempre Cotrone, il mago, che può illuminare il cielo della notte con mille lucciole. Ci sarà sempre Ilse, che ama il suo poeta e vuole far vivere questo suo amore “lì, in mezzo agli uomini”, pur sapendo che questo potrebbe esporla al rischio di essere “sbranata”.
Ci sarà sempre Mara-Mara, che gioca a sfidare il vuoto, l'altezza, la vertigine, e poi apre il suo ombrellino per ricominciare il gioco di questa notte, di questa folle notte che è già “l'alba, per l'avvenire.” Ci saranno sempre Milordino, la Sgricia, Duccio Doccia, Quaqueo, Maddalena, Cromo, Spizzi, Diamante, il Conte, Battaglia, Lumachi, il Sacerdote, i Fantocci, le Donne . . . figure che “non sono inventate da noi; sono un desiderio dei nostri stessi occhi.”
E forse pioverà.
A noi piace la pioggia. Ci ricorda il sapore del ritornare al mondo.
“A domani.”
TeatroAbusivoMarsala
P.S.
Tutto questo, tutta questa avventura meravigliosa che è stata la preparazione de “I Giganti della montagna”, l'ho potuto realizzare e vivere grazie ad alcune straordinarie e preziose persone che ho la fortuna immensa di avere accanto. Sono, come ho già detto loro, la mia musica, la mia migliore vita. Sono i ragazzi del TAM. La luce e le stelle che vedrete stasera in scena. E che io porterò sempre nel posto più bello del mio cuore.
Massimo Pastore
(nota per "I giganti della montagna")
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Mettiamo in scena “I giganti della montagna”, l'ultimo e incompiuto testo pirandelliano, perché crediamo sia necessario, ora più che mai, dare testimonianza di un Teatro che resiste alla banalità, alla durezza di cuore, alla miseria d'animo, alla superficialità e all'egoismo che questi nostri tempi sembrano volere affermare come unici e vittoriosi principi di sopravvivenza. Ma noi, che ci definiamo “teatranti abusivi” perché ostinatamente “sognatori abusivi” tra le macerie di questi giorni con poco cielo per i sogni, noi non vogliamo sopravvivere. Noi vogliamo vivere, a piene mani e a pieni polmoni. E il nostro teatro ha fame di questa pienezza di vita e di Poesia, di desiderio e di splendore.
La storia di Cotrone e dei suoi scalognati, della Contessa e della sua Compagnia, in tal senso, a noi appare come un estremo tentativo di parlare - attraverso la parabola della sconfitta della Poesia per mano di una società ossessionata dal “consumo” e dalla tecnica - della radicale e inestirpabile forza dell'Arte, dell'assoluta necessità di affermare, anche a costo di un sacrificio estremo, la bellezza di un gesto di amore, anche se ormai inutile e tardivo, di una parola, anche di una sola parola in più per la nostra sete di immortalità, di rinascita, di trasformazione, sete che solo il persistere ostinato e cosciente del non “essere solo per noi”, solo per qui ed ora, non spegnerà mai.
E siamo felici, noi “abusivi”, di continuare ad avere sete. La vogliamo condividere con voi. Anzi, vogliamo contagiarvela. Vorremmo che tutta l'acqua del mondo non bastasse a farvela passare.
Come non passa a noi ogni volta che andiamo in scena, ogni volta che dagli “orli della vita” cerchiamo per noi e per voi l'orizzonte migliore verso cui indirizzare il nostro sguardo.
Ilse, Cotrone e i loro sperduti compagni, tutti vivi di una vita che deve compiersi fino all'ultimo per poter ri-cominciare, per potersi riagganciare attraverso l'ombrellino di Mara-Mara al cielo e, allo stesso tempo, riprovare il brivido di attraversare – senza rete e senza paura - l'abisso dell'esistenza, di amare senza fine questo nostro desiderio di amore, tutti loro, alla fine, sono gli ispiratori di una rivoluzione vera e definitiva. La rivoluzione che ci radica alla vita, alla bellezza, alla poesia, al sogno.
Saremo sconfitti? Non ha nessuna importanza.
Nel finale, delizioso dono scritto da Nino Contiliano per noi, si chiarirà il senso di questa nostra passione per il cammino che può sembrare sacrificio, per il tempo che può sembrare perduto, per la fine che può sembrare inevitabile e che che invece - proprio laddove tutto questo, agli occhi ciechi di chi non vuole “perdere quello che siamo” e si ostina a celebrarlo nelle “cene di gala”, appare inutile - per noi è essenza e profumo del senso e del significato di vivere.
Per noi, amanti della malinconia del dover partire, ci sarà sempre una Villa della Scalogna, che può ospitarci, e ci sarà sempre Cotrone, il mago, che può illuminare il cielo della notte con mille lucciole. Ci sarà sempre Ilse, che ama il suo poeta e vuole far vivere questo suo amore “lì, in mezzo agli uomini”, pur sapendo che questo potrebbe esporla al rischio di essere “sbranata”.
Ci sarà sempre Mara-Mara, che gioca a sfidare il vuoto, l'altezza, la vertigine, e poi apre il suo ombrellino per ricominciare il gioco di questa notte, di questa folle notte che è già “l'alba, per l'avvenire.” Ci saranno sempre Milordino, la Sgricia, Duccio Doccia, Quaqueo, Maddalena, Cromo, Spizzi, Diamante, il Conte, Battaglia, Lumachi, il Sacerdote, i Fantocci, le Donne . . . figure che “non sono inventate da noi; sono un desiderio dei nostri stessi occhi.”
E forse pioverà.
A noi piace la pioggia. Ci ricorda il sapore del ritornare al mondo.
“A domani.”
TeatroAbusivoMarsala
P.S.
Tutto questo, tutta questa avventura meravigliosa che è stata la preparazione de “I Giganti della montagna”, l'ho potuto realizzare e vivere grazie ad alcune straordinarie e preziose persone che ho la fortuna immensa di avere accanto. Sono, come ho già detto loro, la mia musica, la mia migliore vita. Sono i ragazzi del TAM. La luce e le stelle che vedrete stasera in scena. E che io porterò sempre nel posto più bello del mio cuore.
Massimo Pastore
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