Oggi voglio provare a riconciliarmi con Onofrio
Sanicola riproponendo sul mio blog il bel pezzo della sua gentilissima compagna
di vita pubblicato oggi su IL GUGLIEMO.
Il pezzo di Ruzena
Růžičková merita
di essere letto almeno per una duplice ragione.
Prima di tutto perchè
fornisce notizie di prima mano sulla circolazione del capolavoro di Tomasi
di Lampedusa in terra ceca. La seconda perchè l’articolo, di godibilissima
lettura, pur non avendo pretese di critica letteraria, ci spinge a rileggere un
classico che abbiamo tanto amato e su cui presto torneremo.
f.v.
GEPARD
di Růžena Růžičková
Diverse coincidenze ci hanno fatto riprendere in mano
il libro del Gattopardo di Giuseppe
Tomasi di Lampedusa ma quella più clamorosa fu la notizia sulla salute
dell’attore francese Alain Delon. La nostra generazione si innamorava di questo
bel attore francese che interpretava brillantemente il giovane siciliano
Tancredi nella famosa versione cinematografica
di Luchino Visconti. Lo vedevamo sullo schermo fiero, con gli occhi
sorridenti velati da una leggera ironia ma pieni di vita. Ora il Giornale di
Sicilia ha pubblicato una delle foto della sua
foto-galleria dedicata all’attore che pare sia la più cliccata in questo
periodo. Vediamo un Alain Delon sempre bello ma serio con gli occhi quasi
tristi. Gli auguriamo quindi pronta guarigione e tanta voglia di vivere e di combattere con i suoi acciacchi,
l’arte di cui sono maestri tanti nostri amici settantenni.
E’ sempre bello rileggere un buon romanzo perché ti
offre delle nuove scoperte. Questa volta ci “aiuta” la prefazione di Luois
Aragon, lo scrittore francese impegnato
nel Partito Comunista Francese che fu invitato a scrivere la prefazione della
traduzione del libro in ceco, uscita nel 1968. All’inizio descrive come è stata
accettata la traduzione francese: grande successo dai lettori ma da parte della
critica letteraria quasi rifiutato con il giudizio di un romanzo che segue i
vecchi canoni letterari, che ignora le tecniche moderne della “nouvelle vague”,
che descrive la Sicilia solo dal punto di visita di una classe sociale in
declino, gli aristocratici, e non la
vera vita del popolo italiano. In breve non è una “letteratura impegnata”.
Aragon forma la sua opinione autonomamente, non
segue i suoi colleghi di sinistra che per principio rifiutano la filosofia “siciliana”
di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, un nobile, che quindi deve denotare il declino
se no persino degrado del pensiero critico solo perché appartiene alla classe
sociale condannata a perdere i suoi privilegi, e quindi non più autorevole.
Scrive: “Gattopardo è qualcosa di più
che un libro bellissimo, è uno dei più grandi romanzi di questo secolo.”
Poi però procede guardando il testo letterario con una
lente d’ingrandimento prestata da Carlo Marx (il procedimento usuale ai critici
marxisti) quando dice: “No, non pensate che io voglia vedere in Giuseppe Tomasi
‘un marxista’! Però non vi sembra strano che desiderava che noi pensassimo che
il suo avo poteva conoscere nel novembre
1860 Carlo Marx?”
Non è nostra intenzione di fare una ‘nostra’ critica letteraria
di un capolavoro della letteratura italiana tanto meno approfondire la
filosofia del suo autore. Vogliamo soffermarci solo su alcune curiosità o
coincidenze che ci hanno colpito. La prima è la minuziosa descrizione della
tavola nella villa Salina pronta per la cena dove accanto all’argenteria
troviamo i calici in cristallo di Boemia con le iniziali F.D. (Ferdinandus
dedit) perché regalo dello stesso Re. Se procediamo nella lettura troviamo le
lettere sui calici sbiadite come simbolo di tutto ciò che riguardava la
monarchia e la nobiltà. Ci piace pensare
che per noi il cristallo di Boemia ha conservato il suo fascino anche con le sue forme e disegni
moderni.
La seconda coincidenza riguarda Marineo. Don Fabrizio,
con tutta la famiglia, si sta trasferendo nella sua villa a Donnafugata e per
raggiungerla da Palermo ci mette tre giorni. “La prima notte, passata a
Marineo, dall’amico notaio, era ancora sopportabile” ma man mano che la strada
sale, la comodità scompare e don Fabrizio paragona la propria vita a questo
brutto viaggio. All’inizio (quindi anche a Marineo) ha avuto piacevoli risvolti
per procedere con molte più difficoltà in montagna e incontrare i pericoli che
gli causano la disperazione. Qui ci
permettete una licenza che non c’entra
con l’immagine dell’autore del Gattopardo:
per noi Marineo ci accompagna durante tutto il viaggio della nostra vita a due
ed è rimasta quell’angolo della Sicilia che ci porta allegria, amicizia e
simpatia molto lontane dalla disperazione. Sarà forse un po’ anche perché per
noi rappresenta vacanza e festa d’estate, la fatica quotidiana, la lasciamo a
Milano.
La nostra riflessione sul Gattopardo ci ha portato lontano nel tempo e nello spazio e non
abbiamo qui menzionato gli spunti essenziali che lo compongono: come i
cambiamenti radicali lì descritti che
portarono alla stessa situazione di prima e come la speranza che ‘dopo’ :
“governeranno solo le persone oneste e capaci” è stata delusa. “Dopo sarà tutto
uguale anche se tutto cambierà” prevede don Fabrizio. Sviluppare questi pensieri ci porterebbe
ancora più lontano. Accontentiamoci delle piccole coincidenze di una lettura
vacanziera.
Marineo 8 agosto 2014
Růžena Růžičková
Pubblicato da: http://ilguglielmo.blogspot.it/
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