“Dare tempo al tempo”, un’antologia tematica della poesia novecentesca
Segnaliamo con colpevole ritardo questa iniziativa editoriale interessante. Alma Gattinoni e Giorgio Marchini hanno curato un’antologia dal titolo Dare tempo al tempo. Variazioni sul tema della poesia italiana del Novecento (Giulio Perrone editore, 2016). Nell’intento dei due curatori, che hanno una lunga esperienza d’insegnamento nella scuola secondaria, vi è senza dubbio anche un aspetto pedagogico. E un approccio alla poesia attraverso un tema fondamentale come quello del tempo risulta particolarmente fecondo.Dalla postfazione dei curatori, Per un alfabeto poetico del tempo.
Dare tempo al tempo raccoglie, intorno a un grande tema poetico, filosofico e umanissimo, come quello del Tempo, centotrenta autori italiani del Novecento (il più “vecchio è Pascoli, i più “giovani” sono nati oltre la metà degli anni Sessanta), rappresentati ciascuno da un solo testo e proposti in sequenza alfabetica. Il criterio anticronologico, apparentemente burocratico e casuale, produce una rete estesissima di relazioni, di rimandi, di “accoppiamenti giudiziosi”, tra poeti molto diversi per personalità, stili, generazioni.
Nell’approccio al tema e nell’originalità di lettura, poeti “minori”, più nel senso della notorietà che della qualità, coesistono con i poeti “laureati” ormai diventati classici, come Bertolucci, Caproni, D’Annunzio, Fortini, Giudici, Gozzano, Luzi, Marin, Montale, Pascoli, Pasolini, Penna, Quasimodo, Raboni, Rebora, Rosselli, Saba, Sereni, Ungaretti, Zanzotto. Poeti della prima metà del secolo convivono con tutti i protagonisti della poesia più recente, e anzi, proprio dal loro incontro, un insieme di voci autonome diventa un ensemble armonico.
Nel labirinto del tempo costruito dalla poesia di un secolo, l’intento dei curatori è stato quello di individuare costanti e piccoli o grandi scarti, ricorrenze con soluzioni via via sempre più originali, lontane dagli archetipi di partenza, per tradurre una grande passione e ridare smalto a “quella cosa superflua e necessaria che è la poesia”, alla sua forza conoscitiva.
“È una sfida continua quella di tradurre in parole questo Giano-bifronte, di catturarlo con una rete che vorrebbe accerchiarlo e invece si fa sempre più larga, fino ad abbracciare il mondo. È una metafora-mondo la somma delle metafore del tempo, di cui qui si fornisce un parziale catalogo e qualche chiave di lettura.
Si potrebbe sostenere che tutta la poesia tratti il tema del tempo, anche quella che sembra più remota dal ticchettio del metronomo. Poesia e tempo si coniugano a partire da una semplice constatazione: la natura metrica del suo linguaggio.
Volendo affrontare l’indagine di questo connubio solo nella campionatura novecentesca, è quasi ovvio verificare l’ipotesi che la frantumazione dell’io dei canzonieri moderni sia rispecchiata dal proliferare abnorme del tema tempo, concettualizzazione attraverso cui si fonda l’identità individuale e collettiva, che nel secolo XX tende a lacerarsi, a parcellizzarsi in una babele cronologica di tempi reali e virtuali. […] Così, accanto alle prevedibili scansioni del giorno o dell’anno o della vita, si estende una costellazione di immagini metaforiche caricate di senso temporale: la rivelazione epifanica, l’età dell’oro, le nostalgiche “nevi di un tempo”, lo scialo dei giorni, per citare solo qualche esempio. E su tutte, per frequenza e pregnanza, il fluire continuo dell’acqua, l’alveo del fiume nel quale due correnti si mescolano e si fondono, gli eventi sottratti alla nostra volontà e le scelte del nostro agire nel tempo.
A più ampio raggio semantico, ma sempre ascrivibili a questa area, si propagano i corollari della vecchia sorpassata divisione di presente-passato-futuro: il valore del quotidiano; la noia del presente uniforme; la memoria come riscatto del tempo trascorso; la maturazione come abbandono del tempo precedente; il ricordo come prolungamento o traccia del tempo umano; il tempo deformato, rallentato o accelerato dell’attesa, del desiderio, del sogno; il tempo come catalizzatore della passione amorosa; il tempo poetico come antidoto alle discrasie del vissuto; la morte come tempo ultimo”.
*
ANTONELLA ANEDDA
1999a Flaminio
Cerca tra le cose che ami quale morirà per prima
quale ghiaia innalzare sul secolo che frana.
Non occorre affrettarsi
ma scuotere la testa davanti al due che affiora
fermarsi tra le cifre – un’acqua
che schiuma sulle scale prima di invadere la casa –
fare del mille un monte – modesto – come il Sinai
e dei tre nove: una stella
nel buio del mattino.
Non c’è salvezza nell’attardarsi di un millennio
semplicemente i suoni si alzano più fitti dentro il vento
uno stormire di uccelli e di foresta.
Cerca tra le cose che ami quale morirà per prima
combatti nonostante il tremore.
Ma noi parliamo a candele, ad auspici imperfetti
a ombre che abbracciamo con fervore
e la lingua è la stessa che si porta migrando dalle isole:
una nube
in gola
che oscura la dizione degli oggetti.
Notti di pace occidentale, 1999
*
ATTILIO BERTOLUCCI
Gli anniLe mattine dei nostri anni perduti,
i tavolini nell’ombra soleggiata dell’autunno,
i compagni che andavano e tornavano, i compagni
che non tornarono più, ho pensato ad essi lietamente.
Perché questo giorno di settembre splende
così incantevole nelle vetrine in ore
simili a quelle d’allora, quelle d’allora
scorrono ormai in un pacifico tempo,
la folla è uguale sui marciapiedi dorati,
solo il grigio e il lilla
si mutano in verde e rosso per la moda,
il passo è quello lento e gaio della provincia.
Lettera da casa, 1951
*
GIORGIO CAPRONI
Quanta mattina
circonda la giovinezza.
Aria. Alberi. Sole
in trasparenza. Una brezza
basta a rapire i pensieri
o a farli verdi.
……………………….Ma è un’erba
che se ne va in un soffio: un oggi
pronto a diventare un ieri.
Res amissa, 1991
*
MAURIZIO CUCCHI
Ecco ad esempio, numeri. Anni:
quarantacinque, cinquantasette,
settantuno, novantasette.
Misure: sette centimetri
dietro le coste, sette punti liquidi,
nell’occhio.
Anni sbagliati e calendari,
appuntamenti falliti
per un secondo o un secolo.
Per un secondo o un secolo, 2003
*
MILO DE ANGELIS
Non c’era più tempo. La camera era entrata in una fiala.
Non era più dato spartire l’essenza. Non avevi
più la collana. Non avevi più tempo. Il tempo era una luce
marina tra le persiane, una festa di sorelle,
la ferita, l’acqua alla gola, Villa Litta. Non c’era
più giorno. L’ombra della terra riempiva gli occhi
con la paura dei colori scomparsi. Ogni molecola
era in attesa. Abbiamo guardato il rammendo
delle mani. Non c’era più luce. Ancora una volta
ci stanno chiamando, giudicati da una stella fissa.
Tema dell’addio, 2004
*
VIVIAN LAMARQUE
Code
Non mi dispiace fare le code
c’è tempo per pensare per guardare
dentro la borsa, dentro la tasca
dell’auto, tempo per programmare i giorni
a venire domani dopodomani, per guardare
negli occhi quell’extra-gentile (che vetro
scintillante mi ha fatto gli ho chiesto
il sinistro domani il destro, ogni giorno
un pezzetto diverso) tempo per guardare
quel bel geranio al quarto piano, sta
bagnandolo una vecchina pulita
bellina, tempo per leggere i titoli, il nome
di una via, tempo per cominciare
questa poesia.
c’è tempo per pensare per guardare
dentro la borsa, dentro la tasca
dell’auto, tempo per programmare i giorni
a venire domani dopodomani, per guardare
negli occhi quell’extra-gentile (che vetro
scintillante mi ha fatto gli ho chiesto
il sinistro domani il destro, ogni giorno
un pezzetto diverso) tempo per guardare
quel bel geranio al quarto piano, sta
bagnandolo una vecchina pulita
bellina, tempo per leggere i titoli, il nome
di una via, tempo per cominciare
questa poesia.
Una quieta polvere, 1996
*
GIANCARLO PONTIGGIA
Tra queste isole, pensavoTra queste isole, pensavo,
perirà infine
l’elegiaco imperfetto.
Tutto è caldo, sublime, esatto: una colata
di presente immane,
intatto. Vero era il proposito; giusto
il suo concetto: ma solo chi torna
scrive; già al Pireo cedevo
al molle passato. Non servivano versi
tra quei mari; erano loro, i mari
liquidi e fulgenti, la stupefatta
poesia del presente.
Bosco del tempo, 2005
*
GIOVANNI RABONI
Si farà una gran fatica, qualcuno
direbbe che si muore – ma a quel punto
ogni cosa che poteva succedere
sarà successa e noi
davanti agli occhi non avremo
che la calma distesa del passato
da ripassare senza fretta
fermando ogni tanto l’immagine,
tornando un po’ indietro, ogni tanto,
per capire meglio qualcosa,
per assaporare un volto, un vestito…
Sì, tutto in bianco e nero, se Dio vuole.
E tutto, anche le foglie che crescono,
anche i figli che nascono,
tutto, finalmente, senza futuro.
Barlumi di storia, 2002
*
VITTORIO SERENI
Altro compleanno
A fine luglio quando
da sotto le pergole di un bar di San Siro
tra cancellate e fornici si intravede
un qualche spicchio dello stadio assolato
quando trasecola il gran catino vuoto
a specchio del tempo sperperato e pare
che proprio lì venga a morire un anno
e non si sa che altro un altro anno prepari
passiamola questa soglia una volta di più
sol che regga a quei marosi di città il tuo cuore
e un’ardesia propaghi il colore dell’estate.
da sotto le pergole di un bar di San Siro
tra cancellate e fornici si intravede
un qualche spicchio dello stadio assolato
quando trasecola il gran catino vuoto
a specchio del tempo sperperato e pare
che proprio lì venga a morire un anno
e non si sa che altro un altro anno prepari
passiamola questa soglia una volta di più
sol che regga a quei marosi di città il tuo cuore
e un’ardesia propaghi il colore dell’estate.
Stella variabile, 1981
*
VALENTINO ZEICHEN
A MireilleCos’è il tempo? quello
che nasconde nei numeri
i secoli trascorsi,
e non dichiara mai
la sua vera età.
Si dubita che ne abbia una
visto che ringiovanisce
quotidianamente.
A ogni inizio d’anno nuovo
per scaramanzia
le metto sempre
un calendario nella valigia
affinché abbia un ricambio
di giorni futuri.
Casa di rieducazione, 2011
Da https://www.nazioneindiana.com/
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