in limine
nota del curatore
I libri di mafia (creazione e saggistica
più o meno documentata, accademica o giornalistica) costituiscono ormai
un filone nutrito, a volte retro o autoalimentato, anzi sembrano
addirittura aver fondato un nuovo genere a sé stante, arricchito di
recente anche dalla variante “antimafia”. Insomma, dal negazionismo – è
proprio la parola giusta anche se mutuata dall’ambito delle riscritture
della storia di un fenomeno non meno ignobile e sanguinoso –, dal
negazionismo dei sicilianisti dell’Ottocento o del padano Ernesto
Ruffini e oltre, si è passati all’inflazione “mafiologica”. Il dato di
fatto è, tuttavia, che le pagine sulla mafia si sono moltiplicate, e
continuano a proliferare, ma che la mafia – nonostante il sacrificio di
tanti eroici resistenti e a discapito degli schivi combattenti impegnati
a produrre fatti – persiste e si declina ormai al plurale.
Questo libro non intende allungare la
sfilza di opere di tale “genere” editoriale, accrescere il rumore sul
fenomeno delle mafie, un plurale da qualche tempo universalmente
accettato. Un plurale, questo, la cui scoperta e consapevolezza – se mi è
permessa una pennellata personale – sono legate al ricordo lontano di
un seminario sul «sistema clientelare-mafioso»: lo teneva Danilo Dolci
ed erano gli anni Settanta.
Queste pagine di Vincenzo Consolo, così
poco gridate, non sono scritte da un mafiologo, etichetta che ripugnava a
lui tanto quanto all’antesignano Leonardo Sciascia: sono invece
l’ennesima dimostrazione del suo acume di osservatore implacabile del
reale storico, della sua caratura di giornalista nato, mosso da una
“curiosità” che è un “prendersi cura”, un “aver premura” di conoscere,
di andare oltre le apparenze, di intervenire; sono, in un vasto arco
temporale, un suo doveroso e sofferto fare i conti con una Sicilia-mondo
– contro i suoi voti e desolatamente – più olivastro che olivo.
Da un esame dei documenti dell’archivio
personale dello scrittore a Milano, i “pezzi” con attinenza alla mafia –
sparsi in vari periodici o inediti – sono riconducibili grosso modo al
periodo 1970-2010 e risultano un’ottantina. Il regesto completo è
inserito in un’apposita Appendice finale.
Questo volume ne accoglie 64. I pezzi
sono ordinati cronologicamente e corredati da una nota a piè di pagina
con la fonte e la datazione. Ad ognuno di essi corrispondono ulteriori
informazioni raccolte nell’appendice principale intitolata: Altre notizie sui testi.
Dei vari testimoni editi è stata seguita
la lezione pubblicata. Nei casi in cui risultavano ancora custodite,
sono state anche considerate, e in qualche caso preferite, le versioni
manoscritte e/o dattiloscritte. Le varianti e i refusi di stampa
emendati, certo interessanti dal punto di vista filologico, sono stati
raccolti e registrati, ma alla fine non sono rientrati in questa
edizione.
Dei 64 pezzi trascelti, alcuni sono
motivati dalle impellenze dell’attualità (sia la cronaca legata a fatti
di sangue o giudiziari, sia quella – nel formato della recensione –
riguardante l’uscita di libri attinenti la mafia); altri sono improntati
alla riflessione storico-sociologica generale. Ad una presentazione
schematicamente tematica si è però preferita alla fine quella in stretto
ordine cronologico di concepimento-gestazione-edizione, che ha il
vantaggio di un approccio di lettura più libero e inoltre, non solo
consente di seguire da vicino il dispiegarsi dell’interesse di Consolo
per l’argomento, nel più vasto contesto della sua ininterrotta
riflessione sulla storia italiana moderna e contemporanea, ma dimostra
pure quanto le mafie fossero per lui Cosa loro, da cui
prendere le distanze e da contrastare indefettibilmente e in ogni modo.
Di qui il titolo e il sottotitolo dell’edizione: Cosa loro. Mafie tra cronaca e riflessione. 1970-2010.
Nei casi non infrequenti di riprese e
riscritture — è noto e ampiamente studiato il carattere palinsestico
della scrittura consoliana – si propone tendenzialmente l’espressione,
per così dire, più compiuta (per lo più la recentior) e si rende conto nelle Altre notizie sui testi delle eventuali testimonianze vetustiores e non. Il principio ispiratore dell’edizione è quello del rispetto dei processi elaborativi dell’Autore e del suo ne varietur conclusivo. Il che ha implicato – va da sé – l’omissione di alcuni dei “pezzi”, dei quali resta tuttavia traccia fra le Altre notizie sui testi e nel regesto finali, e – in sparute occasioni – qualche ritocco (espuntivo e non).
València-Marsala, giugno 2017
Nicolò Messina
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