Foto di Gigliola Siragusa, Miniera di sale a Racalmuto
Fotografia:
una breve summa
Susan Sontag
1. La fotografia è, innanzitutto, un
modo di vedere. Non l'atto di farlo.
2. È il modo ineluttabilmente
«moderno» di vedere, che privilegia progetti di scoperta e di innovazione.
3. Tale modo di vedere, che ha ormai
una lunga storia, incide profondamente su ciò che siamo abituati a notare e a
cercare nelle fotografie.
4. Il modo di vedere moderno
consiste nel vedere per frammenti. Abbiamo l'impressione che la realtà sia
sostanzialmente illimitata, e la possibilità di conoscenza infinita. Ne
consegue che tutte le limitazioni, tutti i principi unificatori debbano essere
ingannevoli, demagogici; nel migliore dei casi, provvisori e, a lungo andare,
quasi sempre falsi. Vedere la realtà alla luce di determinati principi
unificatori ha l'innegabile vantaggio di dare forma alla nostra esperienza. Ma
allo stesso tempo - così ci insegna il modo di vedere moderno -nega l'infinita
varietà e la complessità del reale. E di conseguenza reprime la nostra energia,
e il nostro diritto a ricostruire ciò che desideriamo ricostruire: la nostra
società, le nostre identità. Liberatorio, ci viene detto, è osservare quanto
più è possibile.
5. In una società moderna, le
immagini prodotte dalle macchine fotografiche forniscono la principale via
d'accesso a realtà di cui non abbiamo esperienza diretta. Si presuppone che
ognuno di noi riceva e registri un numero illimitato di immagini di ciò che non
vive in prima persona. L'apparecchio fotografico definisce per noi quel che
accettiamo di considerare «reale» e sposta continuamente in avanti il confine
del reale Si ammirano in particolare quei fotografi che rivelano verità
nascoste su se stessi o su quei conflitti sociali poco seguiti da mezzi
d'informazione che hanno luogo in società vicine c lontane da dove vive chi li
osserva.
6. Nel modo moderno di conoscere,
devono esserci immagini perché qualcosa diventi «reale». Le fotografie
identificano gli eventi. Conferiscono importanza a un evento e lo rendono
memorabile. Perché possa divenire oggetto di un largo interesse, una guerra,
un'atrocità, un'epidemia, o una cosiddette calamità naturale deve arrivare alla
gente attraverso i vari sistemi (dalla televisione a internet ai giornali e
alle riviste) che diffondono immagini fotografiche tra milioni di persone.
7. Nel modo moderno di vedere, la
realtà è innanzitutto apparenza, e in continuo mutamento. Le fotografie
registrane l'apparenza. La registrazione fotografica è registrazione del
mutamento, della distruzione del passato. Essendo moderni (e se abbiamo
l'abitudine di guardare fotografie siamo, per definizione, moderni), capiamo
che ogni identità è una costruzione. L'unica realtà irrefutabile - e il
migliore indizio pei comprendere un'identità - è il modo in cui appariamo.
8. Una fotografia è un frammento, un
barlume. Accumuliamo barlumi, frammenti. Ciascuno di noi immagazzina nelle
propria mente centinaia di immagini fotografiche che può ricordare all'istante.
Tutte le fotografie aspirano a diventare memorabili, vale a dire, indimenticabili.
9. Nell'ottica della modernità, il
numero dei dettagli è infinito. Le fotografie sono dettagli. Pertanto,
assomigliano alle vita. Essere moderni significa vivere affascinati dalla
indomita autonomia del dettaglio.
10. Conoscere significa, innanzitutto,
riconoscere. Il riconoscimento è la forma di conoscenza che oggi viene
identificate con l'arte. Le fotografie delle terribili crudeltà e ingiustizie
che affliggono la maggior parte della popolazione mondiale sembrano dire - a
noi che siamo privilegiati e relativamente al sicuro - che dovremmo indignarci
e desiderare che si faccia qualcosa per mettere fine a tali orrori. Ma ci sono
anche fotografie che sembrano reclamare un'attenzione di tipo diverso. Nel caso
di questo corpus di opere che continua ad arricchirsi, la fotografia non è una
forma di invito alla mobilitazione sociale o morale, il cui fine è quello di
indurci a partecipare e ad agire, ma è un'avventura dello sguardo. Osserviamo,
prendiamo nota, riconosciamo. È un modo più distaccato di guardare. È il modo
di guardare a cui diamo il nome di arte.
11. L'opera di alcuni dei migliori
fotografi socialmente impegnati viene spesso criticata se appare troppo simile
all'arte. E la fotografia considerata come arte può attirare critiche analoghe:
ottunde la nostra capacità di partecipazione. Mostrandoci eventi, situazioni e
conflitti che potremmo deplorare, ci chiede di mantenere un certo distacco. Può
mostrarci qualcosa di davvero orripilante, ma solo per metterci alla prova e
stabilire cosa riusciamo a guardare, cosa dobbiamo accettare. O, più
semplicemente, ci invita - e ciò vale per gran parte della più ammirata
fotografia contemporanea - a contemplare la banalità. A contemplarla e ad
apprezzarla, facendo ricorso a quell'abitudine all'ironia ormai così sviluppata
e consolidata dalle surrealistiche giustapposizioni di fotografie che
caratterizzano le mostre e i libri più sofisticati.
12. La fotografia - forma suprema di
viaggio, di turismo - è il principale mezzo moderno per ampliare il mondo. In
quanto forma d'arte, la fotografia tende ad ampliare il mondo specializzandosi
in soggetti ritenuti provocatori, trasgressivi. La fotografia può dirci: esiste
anche questo. E quello. E quell'altro. (E tutto è «umano».) Ma che fare di ciò
che in tal modo conosciamo, se davvero si tratta di conoscenza, dell'identità,
dell'anormalità, di mondi ostracizzati o clandestini?
13. Chiamatela conoscenza,
chiamatelo riconoscimento - di una cosa possiamo stare certi rispetto a questo
modo così moderno di fare qualsiasi esperienza: il vedere, e l'accumulazione
dei frammenti di ciò che vediamo, non potrà mai avere fine.
14. Non esiste una fotografia
definitiva.
SUSAN SONTAG, Nello stesso tempo, Mondadori, 2007
SUSAN SONTAG, Nello stesso tempo, Mondadori, 2007
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