K. Ishiguro: Vi racconto
la mia Sicilia.
«SONO curioso di scoprire perché la Sicilia ha prodotto così tanti scrittori di livello mondiale, quando il continente d' Italia è riuscito a fare ciò a stento. L' Italia ha una magnifica tradizione artistica, naturalmente, e nell' era moderna una grande tradizione cinematografica, ma deve molto alla Sicilia per i grandi scrittori». Kazuo Ishiguro, natoa Nagasaki nel 1954, vincitore della sesta edizione del premio Tomasi di Lampedusa (la cerimonia avrà luogo stasera a Santa Margherita di Belice, nel Palazzo Filangeri di Cutò: il riconoscimento gli verrà consegnato da Enzo Garinei), torna in Sicilia e parla della sua percezione dell' Isola, tra gli stereotipi che inevitabilmente varcano la frontiera e le suggestioni letterarie. Ishiguro è un autore da apparentare alla schiera, oramai sempre più numerosa, di scrittori detti post-coloniali (tra i quali vanno annoverati Rushdie, Naipaul, Kureishi, Mo, Coetzee), che con la linfa della loro identità fluttuante e impura, hanno dato vita alle nuove letterature di lingua inglese. Nel 1982 ha pubblicato il romanzo d' esordio, "Un pallido orizzonte di colline", cui hanno fatto seguito "Un artista del mondo effimero" (1986) e "Quel che resta del giorno" (1989, Booker Prize), narrazione delle memorie di un maggiordomo inglese al servizio di una casa aristocratica che gli diede fama internazionale. È con "Notturni" (Einaudi 2009) che Ishiguro si è aggiudicato il premio Tomasi, nelle scorse edizioni attribuito, tra gli autori stranieri, ad Abraham B. Yehoshua, Tahar Ben Jelloun, Anita Desai. «"Notturni. Cinque storie di musicae crepuscolo"- si legge nella motivazione della giuria - è scrittura crepuscolare, carica di melanconia, con sprazzi di virilità attraverso i quali l' autore cerca di disincagliare le proprie creature dall' accidiosa frustrazione che portano dentro». Ishiguro, che attualmente vive a Londra con la moglie, ha viaggiato molto, e ha già messo piede in Sicilia: «Ho visitato l' Isola - racconta - per la prima volta cinque anni fa, quando ho trascorso alcuni giorni molto piacevoli a Taormina con la mia famiglia. Sono stato colpito dalla fantastica bellezza del paesaggio naturale, non solo di quello che circonda Taormina, ma soprattutto quello delle aree circostanti. Infatti, non siamo stati fermi in città, ma con la macchina abbiamo girato parecchio. Dinnanzi ai miei occhi si è materializzato un affascinante mix di influenze europee e nordafricane, anche se va detto che la Sicilia è una terra unica, autentica, con una sua propria identità». È stato dunque amore a prima vista, pare di capire... «Io e mia moglie visitiamo l' Italia regolarmente, ma solo in Sicilia noi siamo rimasti sorpresi di quante cose diverse, immaginabili, ci sono. La cosa che ci impressionava, soprattutto, era che la gente si comportava ed appariva diversamente, per la strada come a tavola». Il cibo, quindi, vi ha stregato? «Devo confessare che io sono un appassionato del cibo siciliano, specialmente torte e dolci. Da quel viaggio, cerco di trovare cannoli e cassate ovunque posso: in Italia mi precipito laddove trovo un caffè siciliano, o anche qui a Londra, dove con meraviglia ho scoperto alcuni posti frequentati da famiglie siciliane». I Oltre ai piaceri della tavola, cosa l' ha colpita? Nel bene o nel male s' intende... «A parte quel breve viaggio, non conosco bene la Sicilia, dunque non posso dire niente su cose come ad esempio il fenomeno mafioso. Forse c' è una immagine stereotipata della Sicilia e della mafia che proviene da film come "Il Padrino", ma penso che per la maggior parte delle persone la Sicilia sia molto più di questo. Gran parte di quanti mi circondano, con cui ho la possibilità di confrontarmi, pensa ad una bella isola di cultura con una miscela di selvaggio e di sofisticato, con una ricca e propria storia, un travagliato rapporto con il continente d' Italia, che in qualche modo ricorda il rapporto tra l' Irlanda e la Gran Bretagna. La sorprendentemente ricca eredità letteraria ricorda proprio l' Irlanda». È vero: si potrebbe pensare pure alle spinte separatiste. Ma ora è d' obbligo la domanda sugli scrittori siciliani: quali conosce e quali di loro annovererebbe tra i classici? «So poco sugli autori italiani, ma quelli che ho letto tendevano tutti ad essere siciliani. "Il Gattopardo" è, a mio avviso, il solo romanzo scritto in italiano che può affiancarsi ai grandi capolavori sociali realisti scritti in russo, francese e inglese. Lo collego ai grandi romanzi realisti del diciannovesimo secolo di Tolstoj, Eliot, Stendhal eccetera, e sono contento che non sia stato influenzato dal modernismo». Oltre a Tomasi, ci sono Verga, De Roberto, Pirandello, e più vicino alla contemporaneità, D' Arrigo, Sciascia: un bel drappello di romanzieri, non pensa? «L' Italia deve molto alla Sicilia per i grandi scrittori. Perché è successo tutto ciò? È una domanda interessante che vorrei fare io a lei. Ma adesso devo andare a finire i bagagli, la macchina sarà qui a breve ed è la prima tappa del nostro viaggio. Non vedo l' ora di poter rivedere da vicino la Sicilia».
SALVATORE FERLITA
08 agosto 2009http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/08/08/ishiguro-vi-racconto-la-mia-sicilia.html
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