21 febbraio 2023

ANGELO MARIA RIPELLINO, Volare via da me stesso

 



Vorrei che tu fossi felice, cipollina, vorrei

che tu non conoscessi il cane nero della sventura,

quando sarai uscito dal blu dell’infanzia.

Vorrei che tu non debba portare bazooka,

che non debba tremare nel folto di un bombardamento

che tu non debba pagare per le mie colpe

né vergognarti di me, del mio cicaleccio

e dei miei vani versi e della mia professura.

Vorrei che tu non fossi mai gramo o malato

o maldestro come Scardanelli,

vorrei vivere nella tua voce, nei tuoi gesti, nei tuoi occhi

anche quando mi avrai dimenticato.


(da Notizie dal Diluvio)



Un giorno sarai abbandonato,

come un riccio sull’orlo di una strada campestre.

Andrai qualche volta in cucina,

a chieder molliche

alla loro arroganza, umiliato.

Sei zavorra, sei molesto,

con quelle spine spuntate inutili,

sei cosa da regalare alle ortiche,

da mettere in un vecchio cesto,

da coprire di sputi.

*

Questo oleandro già pronto a sfiorire mi svela

che il mondo si sbriciola a guardarlo troppo.

Meglio ignorare l’indifferente natura, la gelida,

che puntarvi addosso lo sguardo come il malocchio.

Ogni cosa è imbrattata di ciglia di estranei,

e le nostre pupille curiose ne affrettano

la muffa, lo sfarinìo di farfalla, il dissesto,

il mesto giallore da Presto Giovanni

insomma l’ingresso nel Buio Pesto.

Lo sguardo denuda lo sfarzo mendace del creato,

straccia gli involucri bagattellieri, e l’immagine

non resiste alla nostra inquisizione oculare,

ma il giuoco è reciproco, tu pure sei fragile

e polvere, se ti osserva un oleandro.


(da Sinfonietta)



Verdi trecce di capelli piovosi si spandono

Su questa lunga domenica vegetaliforme,

su questo celtico intreccio di rovesci e spruzzaglie.

Si rammarica il gatto Merlino, il batuffolo

impigliato in una camicia di latte e di nebbia.

Yellow sferruzza, assopita dal tedio insulare.

Sono strisciate di allume e metallo le strade corvine:

i solchi spinosi delle auto si allacciano

in molli entrelacs, in fasce ondeggianti.

Tutti gli amici riposano, stanchi, colmando

il mio universo di comici ronfi che spaurano

la gracile luce dei verdi capelli, la maliziosa

femmina pioggia, baldracca delle domeniche.


(da Lo splendido violino verde)



Volare via da me stesso

come un uccello migratore,

da questo roveto, da questo malessere,

da questo perenne dolore.


(da Autunnale barocco)


Angelo Maria Ripellino



Nessun commento:

Posta un commento