Dopo la commozione, i muri?
L’Unione Europea farebbe bene a prepararsi con un piano di accoglienza straordinaria, attivando la Direttiva sui visti umanitari per protezione temporanea n.55/2001/CE a fronte di afflusso massiccio di profughi. Dopo le esclamazioni commosse di fronte alle immagini televisive dei palazzi sbriciolati dal terremoto e l’invio di soccorsi più che altro simbolici, l’Europa riprenderà con le intercettazioni in mare e i muri invalicabili alle frontiere balcaniche? Vanno sospesi subito gli accordi con la Turchia per bloccare il passaggio verso l’Europa dei profughi siriani e servono visti di ingresso e corridoi umanitari per gli sfollati dalla Siria e dalla Turchia
Dopo questo terribile terremoto è prevedibile un forte aumento degli arrivi in Europa di persone sfollate da Siria e Turchia. Dopo la falsa commiserazione dei primi giorni, anche nei loro confronti si alzeranno muri e scatterà la macchina delle intercettazioni in mare, del trattenimento illegale, dell’allontanamento forzato. La UE farebbe bene a prepararsi con un piano di accoglienza straordinaria, attivando la Direttiva sui visti umanitari per protezione temporanea n.55/2001/CE a fronte di afflusso massiccio di profughi, piuttosto che andare dietro ad Orban, alla Meloni e a Piantedosi.
Non è vero che “l’attuale sistema di asilo è rotto e avvantaggia principalmente i cinici trafficanti di esseri umani che approfittano della sfortuna di donne, uomini e bambini”, come scrivono in una lettera destinata a Commissione e Consiglio europeo i governi di Danimarca, Lituania, Lettonia, Estonia, Slovacchia, Grecia, Malta e Austria, in vista del consiglio straordinario previsto per il 9 e 10 febbraio prossimo, anticipato dal Consiglio Affari generali che si è riunito il 6 febbraio scorso. Più cinici dei trafficanti di esseri umani sono i capi di governo che, magari a fini elettoralistici, sbarrano le frontiere ed allontanano i soccorsi in mare, condannando a morte o a trattamenti inumani e degradanti migliaia di persone, anche le più vulnerabili, come vittime di tortura, donne abusate, minori non accompagnati. Adesso, quali prospettive concrete di sopravvivenza si vogliono garantire a chi ha perduto tutto, casa e famiglia, che non vede più un futuro, e da anni subisce una situazione di guerra e di continua persecuzione?
La Commissione delle Nazioni Unite per la Siria ha lanciato un appello per un cessate il fuoco globale in Siria in modo da permettere operazioni di salvataggio e di soccorso in sicurezza. “Chiediamo a tutte le parti in conflitto in Siria di impegnarsi per un cessate il fuoco globale” per consentire agli operatori umanitari e ai soccorritori di raggiungere le vittime “senza timore di attacchi”, ha affermato Paulo Pinheiro, presidente della Commissione Onu per la Siria. Occorre garantire corridoi umanitari sicuri per la evacuazione dei sopravvissuti al terremoto verso paesi sicuri.
“Molti siriani ora sono senza riparo tra edifici crollati, sotto la pioggia e la neve, tra temperature gelide e un numero incalcolabile è intrappolato sotto le macerie. Adesso è il momento della solidarietà”. La Commissione – secondo quanto riporta un comunicato pubblicato oggi a Ginevra – esorta la comunità internazionale ad agire rapidamente per fornire aiuti e sostegno. Vedremo come l’Europa sarà in questo momento capace di vera solidarietà, al di là di qualche elatgizione di danaro, e delle belle parole.
Oltre 300 mila morti nel conflitto in Siria dal 2011 al 2021, secondo gli ultima dati delle Nazioni Unite. Una guerra che sta ancora devastando il paese. In un’intervista a Euronews, il presidente della Commissione ONU sulla Siria, Paulo Pinheiro, ha spiegato già lo corso anno che queste cifre riflettono quanto sia grave la situazione specie per i civili, visto che i numeri non comprendono soldati e combattenti. “Quello che il rapporto rivela molto chiaramente è l’assenza di protezione dei civili. Nessuna fazione, nessuna parte coinvolta nel conflitto in Siria si preoccupa della protezione della loro vita. Questa è la realtà”. Altra nota dolente, ha fatto notare poi Pinheiro, riguarda il divario tra l’accoglienza e il trattamento dei rifugiati ricevuto in Europa dai siriani e dagli ucraini.
Oltre agli aiuti economici ed a qualche squadra di soccorso, l’Unione Europea deve decidere la immediata applicazione della Direttiva n.55 del 22 luglio 2001 che prevede norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell’accoglienza degli stessi. Come si e’ fatto per profughi fuggiti dalla guerra in Ucraina.
Si corre anche il rischio che per ragioni di politica internazionale gli aiuti possano privilegiare la Turchia di Erdogan piuttosto che arrivare alle popolazioni di una Siria divisa e ancora governata da Assad, un regime che non rispetta i diritti umani e che da anni è sottoposto a sanzioni internazionali. Per questa ragione occorre sostenere le raccolte fondi promosse dalle Organizzazioni non governative, in modo che gli aiuti possano arrivare direttamente alle popolazioni civili, senza diventare merce elettorale per i governi (in Turchia sono previste a breve elezioni che per Erdogan appaiono molto delicate) e senza discriminazioni per ragioni politiche o religiose.
Il beneficio della protezione temporanea concesso a tutti i profughi provenienti dalla Turchia e dalla Siria, senza ulteriori discriminazioni, dovrà comportare il riconoscimento di tutti i diritti sociali riconosciuti ai cittadini europei, l’accesso all’istruzione ed al lavoro, il riconoscimento pieno del dirito alla salute. Lo stesso beneficio non dovrà risultare preclusivo rispetto alla richiesta ed al riconoscimento di una qualsiasi forma di protezione internazionale e dunque ad un permesso di soggiorno per lungo-residenti. Norme specifiche dovranno essere previste a livello nazionale per favorire l’accesso al lavoro, l’apprendimento della lingua, i ricongiungimenti familiari e la tutela dei minori non accompagnati.
Gli arrivi di profughi siariani (e non solo) dalla Turchia e dalla Siria erano già consistenti nei mesi scorsi, come conseguenza della situazione di guerra permanente, ignorata in Occidente, effetto dell’accresciuta presenza russa a sostegno di Assad e degli attacchi di Erdogan alle comunità curde, causa di un disastro umanitario senza fine. Arrivi che costano morti e feriti, conseguenza della discriminazione e degli sbarramenti frapposti dalle autorità turche ai profughi in transito, dopo la firma degli accordi tra gli Stati europei ed il governo turco nel 2016. Accordi che sono alla base dei respingimenti collettivi illegali alle frontiere terrestri dei Balcani e delle tragedie che si continuano a verificare nelle acque dell’Egeo ed ai confini orientali dell’Unione Europea.
Lo scorso anno, la rotta balcanica è stata più battuta della rotta del Mediterraneo centrale, ed il numero dei siriani arrivato in Europa è raddoppiato rispetto al 2021, arrivando a 94 mila persone, un numero che nei prossimi mesi potrebbe aumentare in modo considerevole, ed anche per questa ragione vanno predisposte, con un effettivo coordinamento da parte delle autorità marittime e politiche di tutti gli Stati costieri, operazioni di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo, senza ulteriori ostacoli alle attività di soccorso umanitario delle Organizzazioni non governative.
Occorre dunque sospendere gli accordi fin qui conclusi con la Turchia per bloccare il passaggio verso l’Europa dei profughi siriani, ed anche degli afghani, che con i siriani costituiscono la componente più numerosa dei migranti che arrivano in territorio europeo, subendo violenze indicibili ad ogni controllo di frontiera. Vanno predisposte misure di supporto particolari per la Grecia, che in questo momento, dopo il terremoto, è il paese europeo più esposto all’arrivo di persone richiedenti protezione. Occorre imporre a Malta il rispetto degli obblighi di soccorso e sbarco che le derivano per effetto della enorme zona SAR che si continua ad attribuire, anche in sovrapposizione con la zona SAR italiana, o attuare di fatto un ridimensionamento delle competenze e delle rsponsabilità SAR maltesi. Sono già troppe le vittime di ritardo nei soccorsi per effetto del ritardato coordinamento tra le autorità italiane e quelle maltesi.
Le missioni militari di Frontex e degli Stati costieri nelle acque del Mediterraneo vanno immediatamente riconvertite a funzioni di ricerca e salvataggio, senza che debbano prevalere ancora una volta le esigenze di “difesa dei confini” e di lotta all’immigrazione irregolare (law enforcement), nei confronti di persone che sono state già provate dalla guerra e da gravissimi crimini contro l’umanità, e che adesso, con questo devastante terremoto, hanno perduto anche l’ultimo rifugio che avevano trovato nell’indifferenza colpevole della comunità internazionale.
Pezzo ripreso da: https://comune-info.net/dopo-la-commozione-i-muri/
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