Per favore fate silenzio
Lorenzo RomitoCar* President* Von der Leyen e Mattarella,
per favore silenzio.
Perdonate, ma le vostre dichiarazioni di cordoglio e di dolore risultano oggi insopportabili, sovrapponendosi, ancora una volta, al silenziato strazio e dolore di chi è sopravvissuto alla scomparsa delle persone più care. Persone che hanno pagato con la vita il rifiuto delle istituzioni italiane ed europee di assumersi le proprie responsabilità davanti a questa strage continua che da trent’anni ha trasformato il Mediterraneo in ciò che è stato per secoli il Black Atlantic, la nuova rotta della tratta degli schiavi.
Un rifiuto espresso da troppo tempo e così palesemente, in parole ed atti, dalle istituzioni che voi rappresentate. Chi non affonda in mare, in questa lotta per la sopravvivenza, riesce a far valere con indicibile coraggio il proprio diritto alla vita, a fuggire l’oppressione, la miseria e la morte, ma arrivato qui verrà ridotto al silenzio.
Il vostro, invece, di silenzio potrebbe far spazio, umano e civile, alla loro di voce, al dolore e alle ragioni, di chi, oggi in ginocchio su una spiaggia senza neanche gli affetti più cari, è riuscito ad aggirare le barriere della fortezza europea, approdando in Europa.
Se ascoltiamo invece di parlare potremo comprendere che – secondo le nostre leggi fondamentali, di cui siete garanti – hanno tutto il diritto non solo all’ascolto, ma all’asilo, alla cura, alla protezione che invece gli vengono illegittimamente impedite e possibilmente rifiutate con ogni mezzo.
Oggi le vittime sono afghani, curdi, iracheni, iraniani, il 3 ottobre 2013 erano etiopi ed eritrei, anche loro fratelli e sorelle divise da confini nazionali e coloniali disegnati da noi europei, attorno e lungo i quali per secoli abbiamo sobillato conflitti in difesa dei nostri ”interessi nazionali”.
Con diversi nomi, da diversi Paesi, le persone annegate ieri fanno parte di un unico popolo in lotta per la libertà e contro l’oppressione delle donne, che a parole sosteniamo, in cui potremmo rispecchiarci se solo volessimo continuare a dare un senso al nostro progetto europeo.
Tra meno di un mese quei fratelli e quelle sorelle celebreranno insieme ciò che le unisce da sempre, Il Newroz o Nowruz, il nuovo giorno, il capodanno di origine zoroastriana che celebra l’amore per la Primavera e la libertà. Festa vietata e osteggiata dai diversi regimi, con cui si scacciano, danzando intorno al fuoco, i fantasmi e le avversità dell’inverno e si accoglie la primavera con la speranza che porti finalmente libertà e gioia.
Quest’anno le avversità sono state davvero troppe contro il popolo del NWRZ, lo scrivo con le sole consonanti, le stesse nelle diverse lingue, oltre alla lotta contro i regimi oppressivi di Afghanistan, Iran, Siria e Turchia, e le milizie integraliste che in forme diverse ne difendono gli interessi, c’è stato il devastante terremoto e oggi questo colposo naufragio.
Da anni a Roma, donne e uomini liberi, festeggiamo questa data con le sorelle e i fratelli curdi, afghani e iraniani, danzando attorno al fuoco, una festa che quest’anno, car* President* dovreste invitare tutti gli italiani e tutti gli europei a festeggiare, per essere vicino a questo popolo transnazionale che dovremmo avere come unico amico, perennemente in lotta contro regimi criminali e fanatismi religiosi, in un territorio devastato da anni di guerre e oggi anche dal terremoto.
Non sono povere vittime delle circostanze e dell’odioso traffico di esseri umani, quelle che abbiamo di fronte, ma partigian* della vita, della speranza e della libertà, coraggios* protagonist* di una lotta fino allo stremo per tutto ciò che noi europei sembra abbiamo rinunciato a difendere e praticare.
Non lo sapevamo..?, sembra di sentire, ancora una volta, nel frastuono delle onde: non lo sappiamo perché non li ascoltiamo i sopravvissuti di questa eroica lotta, meglio in caso dar voce ai loro salvatori, alle ragioni del loro buon cuore, pur facendo presente che la loro solidarietà per quanto comprensibile può essere in contrasto con l’interesse collettivo e diventare un crimine contro “la legge” che difende i cittadini da pericolose “orde di diseredati”, che a volte diventano terroristi quando si vuole terrorizzare e che quando muoiono in tanti e troppo vicino alle nostre coste, sono vittime innocenti.
Ma i protagonisti, i veri eroi di questa lotta senza confini per la libertà e la vita, loro, vengono sempre e comunque relegati al silenzio, ad una vita di stenti e privazioni, allo sfruttamento schiavista, in balia della malavita organizzata, comunque facendo di tutto per limitarne i diritti fondamentali. Vengono sfiniti con procedure interminabili, omissioni di accoglienza, attese, disguidi, distrazioni, razzismo, truffe, file ed errori che sempre più si configurano come una strategia di dissuasione e rifiuto, usata per vessare lo spirito e il corpo già provati e disporli allo sfruttamento mafioso.
A loro viene impedita anche la libera, per “tutti”gli altri, circolazione europea, vengono individuat* nella moltitudine, per supposizione, illazione, presunzione fisiognomica, non solo ai confini, ma nelle stazioni, nelle piazze, al mercato, sotto casa. Vivono terrorizzati anche dopo aver avuto i documenti necessari al loro riconoscimento.
Il loro diritto è sempre reversibile.. non riesce mai ad essere cittadinanza, così funzionale mantenere in loro l’apprensione, l’incertezza, la paura… Si cerca così di impedir loro il diritto a prendere parola, per evitare in ogni modo che la loro verità venga a galla, che le pratiche e le norme a cui vengono sottoposti, di fatto illegittime per qualsiasi sistema democratico, possano divenire capi di accusa contro un regime che forse può dirsi ancora democratico verso le persone a cui riconosce cittadinanza, ma che da troppo tempo è di fatto un regime di apartheid.
Apartheid verso una casta di non aventi diritto, su cui viene esercitato un portamento oppressivo e violento, coloniale e razzista, proprio di quei regimi dittatoriali di cui pensavamo, almeno qui in Europa di esserci liberati per sempre.
A questa casta da domani apparterranno gli eroi ed eroine sopravvissut* al naufragio, che distrutt* dal dolore hanno oggi iniziano la loro lotta per la sopravvivenza, la libertà e la vita nel nostro Paese, in Europa. Ancora non sanno che anche qui verranno vessati dal potere, consumati dal dolore e dalla fatica, sfiniti. A questa casta di oppressi europei ridotti al silenzio apparterranno domani quelle che per voi, oggi, sono povere vittime su cui spargere dolore e cordoglio di circostanza.
Car* President*, fate per cortesia silenzio, invece di esprimere il vostro di dolore, lasciate esprimere il loro, ascoltatele e ascoltateli, prendete nota di quanto dobbiamo loro, per rispettare le nostre stesse leggi e principi fondativi: diritto all’ospitalità, alla cura alla protezione, tutte cose che le istituzioni che rappresentate avrebbero dovuto garantire anche a chi non ce l’ha fatta ed è per questo che sono morte, altro che potenti reti di trafficanti, più potenti di voi?.
Se ascoltandoli invece di parlare comprendeste tutto ciò allora si che il loro dolore sarà diventato anche davvero il vostro e la sua sincera condivisione una strada, da intraprendere al più presto, per ridurre le sofferenze e le ingiustizie, ripristinare la gioia, il diritto e la libertà in Europa, aiutando loro a fare altrettanto nella terra del NWRZ.
Nessun commento:
Posta un commento