Oggi abbiamo fatto lezione di educazione civica su questo.
Ci siamo seduti in cerchio.
Abbiamo guardato il video del pestaggio.
Abbiamo letto la lettera della preside Savino.
Abbiamo guardato il video dell’intervista al ministro.
Abbiamo discusso.
Il senso della nostra discussione lo ritrovo identico in questa lettera del Cidi. Sempre in sintonia.
Abbiamo aggiunto solo una riflessione, che sembra sfuggita ai più, nella legittima indignazione suscitata dalle domande (il conduttore ha un piglio degno di peggior causa, decisamente nostalgico) e dalle risposte in merito alla lettera della preside. Eccola:
A un certo punto il ministro, interrogato sulla questione del merito, parla di una scuola italiana che ha smesso di essere ascensore sociale a metà degli anni ‘70; non ci dice, il ministro, quando abbia cominciato ad essere tale, la scuola italiana. Allora ci siamo domandati su di chi fosse figlia quella scuola, e ci siamo dati questa risposta: della Costituzione, della Repubblica Italiana, della ricostruzione postfascista, e, perché no, anche del ‘68.
Poi il ministro, in tema di personalizzazione dell’istruzione per la valorizzazione dei talenti di ciascuno, aggiunge di aver recentemente visitato un istituto bellissimo, in cui giovani con varie problematiche, anche con problemi con la giustizia, trovano la loro strada. Allora abbiamo dubitato che stesse parlando di scuole differenziate, magari anche efficienti, in cui mettere quelli che creano problemi nella scuola popolata da gente normale. E ci ha ricordato qualcosa che non ci piace, della nostra storia di un secolo fa, in cui chi per un motivo o per l’altro risultasse diverso o fastidioso veniva messo da parte, portato altrove. E abbiamo pensato che l’apprendimento può essere sì personalizzato, cioè adattato alle esigenze della persona, ma senza perdere di vista la comunità di cui ogni persona è parte, la società con cui ogni persona condivide esperienze e valori; che perciò non è necessario né opportuno differenziare le classi né tanto meno le scuole, che la vera sfida è fare coesistere e collaborare persone diverse nello stesso ambiente, non separare gli ambienti e deportare le persone, che la vera ricchezza della scuola e della società è la diversità. Che alla fine è quello che, ai suoi studenti, ha scritto la preside Savino.
[A chi non lo avesse ancora fatto si consiglia la visione integrale dell’intervista al ministro: solo pochi minuti ma tanta roba davvero, le parole sulla lettera della preside solo la ciliegina su una torta variamente indigesta https://mediasetinfinity.mediaset.it/.../intervista-al...
P.S. Trovare l’intervista non è stato affatto facile, così come trovare il video integrale non censurato del pestaggio di Firenze: ne circola ormai una versione offuscata e piena di bip che impedisce di apprezzare la violenza di calci e pugni sferrati dagli aggressori e la reazione verbale delle vittime, che nel video originale dicevano qualcosa come “fascisti di merda”]
Un gruppo di docenti del Liceo Vittorio Emanuele di Palermo
( il liceo che hanno frequentato tutti e tre i miei figli)
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