22 ottobre 2011

Parole che figliano

Contributi all’ ARCHIVIO DELLA MEMORIA
LO SPIRITO CREATIVO DI VINCENZO D’AVERSA

         Ignazio Buttitta ha scritto giustamente che “un populu diventa poviru e servu quannu ci arrobanu a lingua addutata di patri”. Il grande poeta-cantastorie aveva ragione: un popolo messo in catene, senza lavoro e passaporto, può ancora essere libero! Si diventa davvero poveri e servi soltanto quando si perde la padronanza della lingua, quando le parole non figliano più parole e si mancianu tra d’iddi!
         Vincenzo D’aversa, con i suoi 84 anni, è ancora un uomo libero e ricco soprattutto perché non si è fatto rubare la lingua ricevuta in dote dai suoi genitori. Vincenzo, come abbiamo già visto nelle sue precedenti testimonianze, è rimasto un uomo libero perché ha saputo usare come un’arma il suo dialetto e la sua straordinaria capacità dialettica.
         Oggi lo riproponiamo, in una veste diversa, mentre corteggia una ragazza che finge di respingere le sue avance. Come si può facilmente vedere egli prende in prestito un testo della tradizione, con i suoi moduli e schemi prestabiliti, ma riesce a renderlo vivo grazie al suo straordinario spirito creativo. Ci sembra il suo uno splendido esempio di quello che Antonio Gramsci chiamava “spirito popolare creativo”.

Francesco Virga 
          



Hanno contribuito alla realizzazione artigianale del video :

Vincenzo D'Aversa
Ciro Guastella
Franco Virga
Ezio Spataro

6 commenti:

  1. Per meglio sottolineare il valore e la forza che la lingua siciliana possiede, invito Ciccio a pubblicare "littra a na matri tedesca", poesia in cui il Grande Buttitta dà allaviolenza che la guerra genera la giusta dimensione. Come meglio poteva esprimersi? Suggerisco un lettura della poesia, da parte di un attore di cui non ricordo il nome, che si trova facilmente su You Tube.

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  2. Ringrazio il cortese lettore per la segnalazione che fa. Mi pare opportuno, comunque, ricordare a quanti sono interessati ad approfondire la conoscenza dell'opera di Ignazio Buttitta che, oltre ai numerosi video facilmente reperibile in YOU TUBE, sulla rete si trova davvero tanto. Inoltre va tenuto presente che a Palermo, in via Messina, ha sede la Fondazione intestata al poeta di Bagheria, dove si trova una ricca biblioteca e discoteca aperta a tutti gli studiosi.
    F.V.

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  3. Caro Franco,
    io sono indignato del fatto che nella nostra biblioteca di Marineo, custode della nostra storia, che conta più di 18 mila volumi, volume più, volume meno, il più antico del quale risale al 1820, anno più anno meno, non si siano trovate testimonianze più recenti riguardanti un nostro semplice compaesano: il caro Vincenzo D'Aversa.
    Menomale Franco che quando i libri non parlano, ci pensiamo noi a dar voce a ciò che non ne ha. Non sempre i libri raccontano tutto...

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  4. Caro Ezio, è "naturale" che nelle biblioteche e negli archivi istituzionali non ci sia traccia dei tanti D'Aversa! Ti consiglio di rileggere, a proposito, quanto scrive Leonardo Sciascia nel suo Consiglio d'Egitto. Vanno ricordate sempre, poi, queste parole di Giuseppe Pitrè:“la storia si è sempre scritta dai dotti pei dotti, e si è sempre occupata di grandi imprese, più o meno vere, senza dir mai nulla di quel che faceva, di quel che pensava, di quel che credeva la grande massa del popolo”.

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  5. caro Franco,

    penso che potresti inserire nell'Archivio della memoria l'intervista video a Giosi Nalli, dirigente della Camera del lavoro di Bolognetta, sulle lotte per la riforma agraria e l'applicazione delle leggi Gullo negli anni 1948-50 della cooperativa "Nicolò Azoti" formatasi allora con notevoli adesioni di braccianti e contadini poveri,per iniziativa di Salvatore Bivona di Marineo ed anche con la collaborazione del movimento contadino di Villafrati. L'intervista realizzata da me nel 1985 è stata divisa in due parti e pubblicata su You tube dal nipote di Nalli e si trova scrivendo Bolognetta- Lotte agrarie - parte I e parte II.

    a presto!


    santo

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  6. Caro Franco,
    ti invito a raccogliere l'invito di Santo, affinchè non si verifiche quello che diceva il Pitrè. Con tutto il rispetto per le biblioteche, di cui tu sei un assiduo frequentatore, è anche vero che molte cose non si trovano sui libri. La cultura non si trova solo sui libri, ma anche sulle testimonianze dirette della gente.

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