21 ottobre 2011

PASOLINI E L'INTERROGAZIONE DEL SACRO

Con questo titolo il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, in collaborazione con la Pro Civitate Christana di Assisi, il prossimo 18 e 19 novembre terrà nella sua sede un Convegno di Studi.
Pubblichiamo di seguito la scheda di presentazione del Convegno predisposta dagli organizzatori:

«Solo in un atteggiamento critico d’assoluta tensione può essere vissuta la speranza come energia vitale. Quella speranza che il potere si prefigge, sempre e in ogni caso, di sopprimere e distruggere, sostituendola con orribili surrogati che portano il suo nome». L’affermazione sta nel cuore di “Cose divine”, l’intervento-recensione del novembre 1974 voluto da Pasolini come testo di chiusura per gli Scritti corsari.

Cose divine è, in Pasolini, l’altro nome del sacro. Rimanda al senso dell’ulteriore, dell’eccedente (ma per ciò stesso anche del primigenio e dell’autentico) rispetto alla capacità di comprensione, controllo e realizzazione degli uomini. Ben prima delle grossolane distinzioni fra fede e scienza, fra credenti e non credenti, il sacro è la dimensione da cui attingono e verso cui tendono l’aspirazione al bello e al buono, la capacità di stupirsi, la sete d’amore, la pietas solidale, l’anelito di giustizia, la consapevolezza del tanto di misterioso che ogni vita possiede. Il sacro come domanda, non corredo di riposte; il sacro come attesa e scarto. Per Pasolini un doppio impegno: su un versante lo sguardo sulle cose divine che si rivelano nell’ambiguità, ma anche la loro spoliazione e il ritrarsi sconfitto dell’innocenza di fronte al cancro del consumismo (anche del consumismo del sacro) e di fronte al potere di un’economia e di una tecnica che non mostrano altro fine che l’autopotenziamento; sull’altro versante, lo sforzo disperato di preservarne «il senso» attraverso la dissacrazione degli idoli sostitutivi. Lo sguardo del poeta «vede tutto e sceglie l’essenziale»; non distribuisce illusioni. La «scandalosa ricerca» di Pasolini lascia come eredità preziosa una rinnovata fioritura del terreno di simboli e miti che da sempre germogliano sulla frattura che si crea fra il tragico tempo della storia e i tempi delle origini e del non-ancora.

Da diverse angolazioni, è questo il Pasolini «estremo» che il convegno si sforzerà di interrogare. Che l’incontro con le sue pagine e le sue immagini avvenga a Casarsa aggiunge un elemento d’interesse in più, perché qui siamo nel luogo della scoperta e della memoria. Qui, la rivelazione al primo Pasolini del rapporto aurorale fra le dimensioni del sacro, del linguaggio e del corpo; qui, l’incontro con la matrice mitica di un universo contadino arrivato alla soglia del disincanto.

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