04 gennaio 2012

Appello della CGIL a Governo e Parlamento

Non si esce dalla crisi senza equità e giustizia sociale”. Oltre ottanta personalità del mondo della cultura, dell’economia, della scienza e dello spettacolo hanno sottoscritto l’appello in difesa dei pensionati rivolto dallo Spi Cgil al governo e al Parlamento.

Tra le tante adesioni spiccano quelle del giurista Stefano Rodotà, degli scrittori Andrea Camilleri, Giorgio Bocca e Ermanno Rea, degli attori Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia e Lella Costa, del magistrato anti-mafia Antonio Ingroia, del fondatore di Libera don Luigi Ciotti e di quello di Emergency Gino Strada, di don Andrea Gallo, della scienziata Margherita Hack e dei Presidenti delle Associazioni familiari delle vittime delle stragi di Piazza della Loggia e di Piazza Fontana Manlio Milani e Carlo Arnoldi.
“Nella manovra che viene imposta al paese – si legge nell’appello – manca un chiaro e concreto segno di equità, il rigore è a senso unico e la giustizia sociale è inesistente”.
Per lo Spi non è, infatti, equo far pagare il costo della crisi ai pensionati, ai lavoratori e ai giovani di questo paese mentre si registra ancora troppa reticenza nel definire una patrimoniale, nell’aumentare il prelievo sui capitali scudati e nell’affrontare questioni quali l’evasione fiscale, gli sprechi e i privilegi.
“Pretendiamo – continua l’appello – un paese che dia lavoro, un futuro per i giovani, serenità agli anziani e un welfare basato sulla giustizia sociale. Dalla crisi si esce solo con più equità e meno sacrifici scaricati sui soliti noti”.
“Lo Spi – si legge in conclusione – non starà fermo a guardare e a subire ma continuerà a combattere affinché l’Italia diventi un paese migliore, più giusto e più equo”.

Ecco il testo dell'appello dello Spi
NON SI ESCE DALLA CRISI SENZA EQUITA’ E GIUSTIZIA SOCIALE
Per affrontare la crisi economica e finanziaria in cui versa da molto tempo il nostro paese per precise responsabilità del governo precedente, si chiedono ai cittadini italiani nuovi sacrifici e un patto fondato sul rigore e sull’equità.
Si è sostenuto che i sacrifici avrebbero riguardato tutti e che chi aveva di più doveva pagare di più, ognuno in base alle proprie condizioni e al proprio reddito.
Nella manovra che viene imposta al Paese manca, invece, un chiaro e concreto segno di equità, il rigore è a senso unico e la giustizia sociale è inesistente.
Non è, infatti, equo far pagare il costo della crisi a tantissimi pensionati, bloccando la già esigua rivalutazione economica. Un sacrificio che si trascinerà per tutta la loro vita.
Non è equo allungare l’età di accesso alla pensione a milioni di donne e uomini già duramente colpiti dalla crisi che sono senza lavoro e senza ammortizzatori sociali che li tutelino.
Non è equo penalizzare quei lavoratori che dopo oltre 40 anni di lavoro faticoso si vedono ledere un diritto e penalizzare la loro pensione solo perché hanno iniziato il lavoro da giovanissimi.
Non è equo lasciare i giovani senza lavoro e in una condizione di continua precarietà.
Perché, tanta reticenza nel definire una patrimoniale in grado di intervenire sulle grandi rendite finanziarie e i grandi patrimoni? Perché continua ad essere così modesto il prelievo sui capitali scudati? Perché non si contrasta seriamente l’evasione fiscale? Perché non si interviene sugli sprechi, sui settori protetti e sui veri privilegiati? Perché è così faticoso ridurre i costi della politica?
Noi, generazione di uomini e di donne a cui i sacrifici sono sempre stati imposti, chiediamo a voi di rispondere a tutto questo perché pretendiamo un Paese che dia lavoro, un futuro per i giovani, serenità agli anziani e un welfare basato sulla giustizia sociale.
Dalla crisi si esce solo con più equità e meno sacrifici scaricati sui soliti noti.
Lo Spi-Cgil, che rappresenta milioni di pensionati e pensionate, non starà fermo a guardare e a subire ma continuerà a combattere affinché l’Italia diventi un paese migliore, più giusto e più equo.

1 commento:

  1. "Non si esce dalla crisi senza equità e giustizia sociale” ma.... il governo e chi lo sostiene ( purtroppo anche il PD ed il capo dello stato) adottano la regola "del buon viso a cattivo gioco" :tanto rigore a danno della povera gente, che con lacrime e sangue e chiamata a pagare i danni provocati da coloro che anche adesso non pagano nulla e mantengono intatti i loro privilegi di casta.... Visti i fatti Equità e Giustizia sono solo slogan parole vuote .....

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