30 gennaio 2012

Una mostra da non perdere



Nell’aprile del 1897 Paul Gauguin è tornato a Tahiti da quasi due anni. Le sue condizioni di salute non sono buone e dipinge poco nella natura lussureggiante e davanti all’oceano, e invece molto di più nel suo studio. In quel mese riceve dalla moglie Mette la notizia che la figlia Aline, a poco più di vent’anni, è morta a Copenaghen in gennaio per le complicazioni derivanti da una malattia polmonare. Gauguin è straziato da questa notizia e poco per volta, nei mesi successivi, matura in lui l’idea di togliersi la vita. La malattia e la lontananza pesano in maniera insopportabile. Ma decide che lascerà il mondo dopo avere dipinto il suo capolavoro, un ultimo grande quadro che riassuma il senso del suo viaggio nel mondo e dentro le luci della pittura. Ordina così a Parigi molti nuovi colori e molti pennelli, anche di ampie dimensioni. A Tahiti si fa cucire una tela enorme, quattro metri di lunghezza e uno e mezzo di altezza. Ricoverato per dei problemi cardiaci nell’ospedale francese di Tahiti il secondo giorno di dicembre del 1897, ne esce subito e pone mano al quadro epocale, uno dei dipinti più celebri dell’intera storia dell’arte. Alla fine di dicembre è terminato e il giorno prima della conclusione dell’anno sale sulle montagne con un vaso di arsenico deciso a suicidarsi. La quantità ingurgitata è talmente alta che immediatamente rigetta il veleno e in preda alle convulsioni e a dolori atroci resta tra le montagne per un’intera giornata, fino a che barcollando scende verso il suo villaggio per essere curato. Rimane di tutta questa esperienza il quadro celeberrimo, Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?, che come prestito altrettanto epocale sarà a Genova quale gemma assoluta di una mostra peraltro già straordinaria. Il museo di Boston, presso il quale è conservato, lo concede in prestito per la quarta volta soltanto nella sua storia, e solo per la seconda volta in Europa, dopo Parigi una decina di anni fa. La visita alla mostra Van Gogh e il viaggio di Gauguin assumerà pertanto i connotati di una assoluta straordinarietà, potendovi fare l’esperienza di questo quadro che è una delle rarità a livello mondiale e immaginando che l’incredibile di vederlo in Italia adesso accada. Nessun’altra opera potrebbe tra l’altro significare meglio il senso che del viaggio la mostra genovese intende dare: viaggio come esplorazione geografica, viaggio come spostamento fisico e viaggio nella propria interiorità. Verrebbe da dire che senza questo quadro la mostra non si sarebbe potuta fare e che con quest’unico quadro tutta la mostra si potrebbe fare.
Ma poi l’idea di questa mostra favolosa, composta da 80 capolavori della pittura europea e americana del XIX e del XX secolo provenienti dai musei di tutto il mondo, origina dal riconoscere la centralità della figura di Vincent van Gogh nell’arte dei due secoli considerati. Attorno a questo fuoco che continua a bruciare, si è venuta appunto sviluppando quella straordinaria avventura del viaggio che è il senso vero e profondo dell’esposizione.

Dal sito  www.lineadombra.it/le-mostre

3 commenti:

  1. Segnalo anche la mostra degli espressionisti russi con opere di Kandinskij all'Albegro delle Povere, c.so Calatafimi, ingresso gratuito, sino a marzo.

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  2. il link dell'articolo di Repubblica

    http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/12/03/foto/da_chagall_a_kandinskij_e_malevic_grande_arte_russa_all_albergo_delle_povere-26004832/1/

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  3. La Mostra sulle avanguardie russe in corso a Palermo, segnalataci da Cartabaggiana, è interessante da vari punti di vista. Innanzitutto per l’importanza assoluta di alcune opere, come la bella Piazza rossa di Vasily Kandinsky e il delizioso Bimbo in culla di Marc Chagall, che non s’erano mai viste a Palermo.
    Dalle date di produzione della maggior parte delle opere esposte si ha una conferma della grande libertà e creatività artistica che accompagnò i primi anni della rivoluzione d’Ottobre.
    Mi ha colpito, infine, un pensiero di Kandinsky – messo in bella evidenza dai curatori della Mostra – che ben coglie il legame profondo che c’è tra colori e musica: “Trascrivere la musica dei colori, dipingere i suoni della natura, vedere cromaticamernte i suoni e udire musicalmente i colori.”

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