24 gennaio 2012

Disonore di Sicilia...


Vincenzo Consolo merita di essere ricordato per sempre. Abbiamo cominciato a farlo con l’aiuto  di Roberto Saviano e di Rosella Corrado. Oggi lo facciamo usando  le sue stesse parole pubblicate su un giornale che pochi leggono. Qualcuno noterà che i nomi dei governanti cui si fa riferimento sono  cambiati. Ma il popolo siciliano da tempo immemorabile  sa che i musicanti cancianu, ma la musica è sempri la stissa.


Disonore di Sicilia

Ci risiamo! Da un po' di tempo non sentivamo più cantare il famoso motivetto sulle persone che dicono di mafia e che quindi infamano, infangano la Sicilia, oltraggiano il suo onore. Oggi il motivetto l'ha cantato, con grazia, con limpida deliziosa voce l'eccellentissimo, stimatissimo signor Governatore di Sicilia onorevole Totò Cuffaro. A lui hanno fatto poi eco o controcanto, con voci profonde, basse, il sindaco o il marshkalk, cioè il maniscalco, per dirla alla tedesca, della città di Catania, dott. Umberto Scapagnini, medico del nostro beneamato Premier onorevole Silvio Berlusconi, i ministri del governo nazionale Enrico La Loggia e Carlo Giovanardi. Che cosa ha messo in moto, come quegli uccelletti in gabbia, quegli automates, a cui si dà la corda e cominciano a cinguettare, quell'assolo di Cuffaro e quel coro di politici? La trasmissione di RaiTre della giornalista Milena Gabanelli, in cui, l'impudente!, ha osato trattare il tema della mafia siciliana e del «pizzo» che ad essa mafia devono pagare gli imprenditori (non tutti, non tutti, per carità!).   
Il motivetto contro gli infamatori della Sicilia è stato composto molti anni fa da un famoso «musicista» che si chiamava nientedimeno Luigi Capuana. Alla pubblicazione dell'Inchiesta in Sicilia del 1876, dei due studiosi Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, in cui si parlava - si scriveva - di malavita e di mafia, rispondeva il Capuana con il libello La Sicilia e il brigantaggio. Ispirandosi dalla definizione estetica che della mafia aveva dato l'etnologo Giuseppe Pitré (bellezza, coscienza d'essere uomo, sicurezza d'animo, baldanza), alludendo all'inchiesta di Franchetti e Sonnino, così scriveva Capuana: «Ma il cliché della mafia siciliana è fatto da un pezzo, ma la stampa a colori di una mostruosa mafia-piovra, dai mille viscidi tentacoli avvolgenti e stringenti da un capo all'altro la Sicilia, è già stata tirata a migliaia e migliaia di copie...». Ecco che compare per la prima volta la similitudine mafia-piovra, sia pure in senso antifrastico. È quindi lo sceneggiato televisivo La Piovra che, hanno detto alcuni esimi politici, disonora la Sicilia, l'Italia. Disonorano, danneggiano la Sicilia gli scrittori, i registi o i saggisti che trattano di mafia. Vittorio Emanuele Orlando si scagliava contro chi parlava di mafia, e il cardinale di Palermo, Ernesto Ruffini, diceva che Danilo Dolci e il Gattopardo (oltre la mafia) disonoravano la Sicilia. Quel cardinale che procedeva nella processione del Corpus Domini con ai lati gli onorevoli Vito Ciancimino e Salvo Lima. Ma cos'è tutto questo parlare e parlare di mafia, parlare del traffico di droga e di armi, di riciclaggio di denaro sporco e di tanti altri immondi traffici, parlare soprattutto della sequela infinita dei morti ammazzati dalla mafia? Finiamola!, dicono certi politici, finiamola dice il gran Governatore di Sicilia onorevole Totò Cuffaro. Una Lega bisognerebbe istituire per la difesa del buon nome della Sicilia, come quella americana per la difesa del buon nome dell'Italia, frequentata dal famoso banchiere Michele Sindona. «Sicilia! Tutto il resto in ombra» recita lo slogan pubblicitario promosso dall'Assessorato al Turismo della Regione Siciliana. Ed è vero: fuori dalla Sicilia, tutto schifio è!».

Vincenzo Consolo  su L’UNITA'  del  20 gennaio 2005

1 commento:

  1. Milano, zona Porta Garibaldi. Una libreria espone in bella mostra e con orgoglio i tipi di Sellerio. Un'intero tavolo ricolmo dei tipici libelli blu. Ne scorgo due in particolare, DICERIA dell'UNTORE di Bufalino e RETABLO di Vincenso Consolo. Li prendo in mano, li soppeso, li osservo, ne rileggo qualche pagina. Poi guardo la libraia, una fanciulla forse svizzera, con un sorriso solare e intenso e lunghissimi capelli. Parliamo dei libri, di Sellerio, dei due autori. "Che meraviglie!", mi dice, estatica. Viene fuori che sono siciliano. "Fortunato!" mi dice, e il suo sorriso illumina ancora.

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