Leonardo Sciascia nel 1982, nella collana La memoria ideata dallo stesso scrittore
con l’editore Sellerio, pubblicò un prezioso libretto intitolato Kermesse (ripreso e ampliato qualche
anno dopo, per Einaudi, col titolo Occhio
di capra).
Nel risvolto di copertina, vergato dallo stesso autore, si
trova scritto: “Sei anni fa, in campagna, guardando il sole che tramontava
dietro nuvole che sembravano tratti di penna – un po’ spento, un po’ strabico,
come ingabbiato – qualcuno disse Occhio
di capra: domani piove. Non lo sentivo dire da molti anni. Annotai l’espressione
su un foglietto; e così ogni volta - da allora
– che ne sentivo o ne ritrovavo nella memoria altre di uguale originalità e lontananza.
Foglietto su foglietto, le voci hanno
fatto libro: esile quanto è (e quanto si vuole), ma per me importante. Da un certo punto di vista lo si può magari
considerare, come ora si dice in accademia, un lavoro scientifico: per me lo è, ma di quella scienza certa che è l’amore al luogo in cui si è nati, alle
persone, alle cose, alle parole di cui la nostra vita, nell’infanzia e nell’adolescenza,
si è intrisa”.
Questo libretto, insieme a tante altre cose, è entrato a far
parte di quell’ archivio della memoria
che, con l’aiuto di alcuni amici, stiamo cercando di far circolare.
Oggi, da questo libro, prendiamo una voce che ci sembra particolarmente attuale:
CU E’ SUTTA AGGRUPPA LI FILA
Chi è sotto annoda i fili.
Ricordo della tessitura di tappeti che una volta si faceva e in cui il lavoro di annodare i fili, stando
sotto il telaio, lo facevano dei bambini. Terribile lavoro: ed è diventato
metafora del subire angherie , soprusi. Sta sotto il povero, il debole:ad
annodare i fili di un disegno che non vede.
Leonardo Sciascia, Kermesse,
Sellerio 1982, pag.27
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