29 maggio 2013

L' ANGLOMANIA E' UN SUICIDIO




Difendere la nostra lingua partendo dall’insegnamento universitario. Dario Fo lancia l’allarme e sulle pagine di Madrelingua, supplemento della rassegna trimestrale Pagine della Dante scrive: “l’anglomania è un suicidio”.

È incredibile – afferma il Premio Nobel – che oggi si ritenga di poter insegnare, nelle università italiane, in lingua inglese, persino in ambiti che ci appartengono intimamente, e in cui gli italiani si sono distinti in tutto il mondo nel corso della loro storia, come la musica o il teatro. Nell’architettura teatrale, per esempio, la tradizione italiana è solida e le sue influenze linguistiche, spesso molto dirette, possono essere rintracciate in tutto il mondo […]. Pensare di dover impartire in inglese un insieme di conoscenze e di tecnologie […] che l’Italia, in questo settore, ha diffuso in tutto il mondo è, oltreché assai difficile, buffo e paradossale. I latini, quando studiarono l’architettura greca, per poterla riprodurre ricorsero alle traduzioni nella loro lingua effettuate dagli stessi greci. Questo dovrebbe servirci da insegnamento.
Il nostro problema maggiore – scrive ancora Fo sulle pagine di Bruno Bottainon è tanto quel che ci viene imposto, bensì il diffuso sentimento di piaggeria e deferenza nei confronti della lingua inglese. Secondo un orrendo assunto l’arte dominante è quella del popolo dominante, per cui gli anglofoni, se sono egemoni in campo economico e finanziario, devono necessariamente esserlo anche nel mondo della conoscenza e della cultura. È un’idea molto pericolosa, perché così rischiamo di dimenticare il nostro apporto a quel mondo. Un esempio su tutti è quello di William Shakespeare […] che senza il contributo italiano, non sarebbe stato Shakespeare.
Basta perciò appecoronarsi di fronte all’inglese. Dobbiamo avere rispetto per ciò che di bello e unico è stato prodotto in Italia e in italiano, se non altro perché, disconoscendo le proprie origini, non si può pensare di creare qualcosa di importante.
Ci siamo già abbassati abbastanza, sottostando alle leggi del mercato economico. Preserviamo la nostra cultura, ciò che ci ha reso grandi e orgogliosi di essere italiani. Per lo meno quello.

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