18 novembre 2016

ALIDA FRAGALE RACCONTA I TESORI DI PALERMO

Oratorio del Carminello, Palermo. Foto di Alida Fragale


     Alida Fragale è una giovane storica dell'arte impegnata da anni a studiare e a far conoscere a tutti le bellezze storiche, artistiche e monumentali di cui è ricca la città di Palermo. Anche per questo ha attivamente collaborato con gli Amici dei Musei siciliani di Palermo, contribuendo a rendere sempre più viva l'esperienza palermitana de Le vie dei tesori.
       In questo articolo Alida racconta cosa ha significato per lei questa indimenticabile esperienza. fv



Scrigni nascosti e forzieri traboccanti: ecco i tesori di Palermo. 

 Alida Fragale
      Quando finisce un evento a cui hai creduto molto e hai donato ore e ore di lavoro, ti lasci alle spalle una sorta di malinconia o di solitudine che, per giorni, si lega al tuo cuore. Questo mi è accaduto da quando è finito Ottobre. Con esso, anche quest’anno, saluto mestamente l’ennesima edizione de Le vie dei tesori, un festival di arte e cultura che da 10 anni ormai mobilita l’intera città, portando,   almeno per un po’, una ventata di “risveglio culturale” tra la gente. Dal 1 al 31 Ottobre infatti, per 5 week-end, Palermo apre le porte di tutti quei tesori che abbiamo nella nostra splendida città, ma che spesso dimentichiamo.

         Scriveva Giuseppe Fava nel suo libro “I siciliani” del 1983: “Palermo è la Spagna, i Mori, gli Svevi, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini. Non c'è altro luogo che sia Sicilia come Palermo, eppure Palermo non è amata dai siciliani. Gli abitanti dell'isola si assoggettano perché non possono altrimenti, si riconoscono sudditi, ma non vorrebbero mai esserne cittadini ”. E in effetti è sempre stato così. Palermo è sontuosa, lo sappiamo. Palermo è straordinaria sedimentazione di bellezza. A Palermo ci sono talmente tante ricchezze storiche, artistiche e monumentali che, da opinione comune, “potremmo vivere solo di turismo”; ma, purtroppo, per anni il regime delle politiche amministrative ha obliato al dovere della Conservazione e della Valorizzazione dei Beni Culturali e Monumentali, perseguendo un regime di speculazione edilizia e di favoritismi politici, compiendo, a volte, anche irreparabili scempi storici, valga per tutti il famoso “Sacco di Palermo”.

        Oggi, forse, le cose stanno cambiando e a dimostrarlo è l’associazione Amici dei Musei siciliani, presieduta da Bernando Tortorici Principe di Raffadali che, consapevole delle meraviglie nascoste tra i vicoli di Panormus, ha deciso di investire sulla cultura e cercare di salvare la  nostra “grande bellezza”. Di passi avanti ne ha fatto questo Festival di cultura tutta palermitana. Durante la prima edizione delle vie dei tesori i siti fruibili erano 10 e le persone coinvolte circa 15. Quest’anno invece i luoghi interessati sono stati 92 tra Chiese barocche, Oratori Serpottiani, Ville liberty, Teatri neoclassici, Cripte sotterranee, Musei e Archivi storici; senza considerare le 120 passeggiate guidate in giro per la città o le attività per bambini organizzate da specialiste della Didattica dell’arte. I giovani coinvolti sono stati circa 500, tra laureati, specializzati, diplomati e ragazzi di alternanza scuola lavoro: la vera risorsa fresca di quest’anno, infatti, è stata aver coinvolto proprio i giovani delle scuole di Palermo, ragazzi che rappresentano il futuro della nostra città, testimoni e prossimi eredi depositari della memoria della ricca Conca d’Oro che, armati di buona volontà e pieni d’entusiasmo, hanno raccontato decine e decine di volte, senza sosta, a gente affamata di sapere, la storia di tutte le meraviglie della Zyz, la splendente ed antica Palermo.

        La mia esperienza con Amici dei Musei siciliani va avanti da almeno 4 anni. Ho vissuto i progressi di una splendida macchina organizzativa che quest’anno ha attirato l’attenzione di circa 250mila visitatori, con una ricaduta economica di 2 milioni e 300mila euro sulla città, a dispetto di chi afferma che “con la cultura non si mangia”. Ragazzi e ragazze, signori e signore, adulti, giovani e anziani, classi di molte scuole, vicini e lontani, architetti, ingegneri, casalinghe, professori, pubblici, privati, disoccupati e ancora non nati: un fiume di persone affamato di cultura si è snodato tra i vicoli del Teatro del Sole e il bilancio generale è stato un successo universale.

       Al primo posto, presa d’assalto da oltre 11mila visitatori, la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, la Chiesa più ricca e barocca di Palermo, in pieno centro storico tra la Martorana, San Cataldo, Palazzo delle Aquile, Fontana Pretoria e Palazzo Bonocore. Solo in questa piazza si susseguono circa 500 anni di storia siciliana. Che bellezza! Al secondo posto, fotografato da circa 9660 visitatori, il Villino Florio all’Olivuzza, che ha fatto respirare di nuovo l’aria della bella epoque palermitana, di inizio secolo, insieme a Villa Whitaker, Villino Favaloro, Villino Ida, Teatro Massimo e Teatro Politeama.  Massimo esempio dell’ecclettismo liberty di Ernesto Basile, il Villino è specchio di una realtà imprenditoriale, quella dei Florio, che ha fatto sognare Palermo e l’ha arricchita di bellezze, cantine, tonnare, palazzi e dimore eleganti che testimoniano ancora oggi, di che natura siano fatti i siciliani. Terzo posto per il Palazzo Alliata di Villafranca, sito in Piazza Bologni: 9300 persone non hanno resistito al fascino delle stoffe verdi e gialle del Settecento e alla celebre Crocifissione di Antoon Van Dyck. E poi, a seguire, c’è chi è rimasto in fila per ore pur di vedere il Rifugio antiaereo della seconda guerra mondiale, che si snoda sotto Piazza Pretoria; chi ha cercato il Miqhwe, c’è chi non ha avuto paura a scalare la Cupola del Santissimo Salvatore pur di ammirare il panorama dall’alto, o chi si è divertito a Palazzo Branciforte con un racconto di Mimmo Cuticchio; chi si è ritrovato dietro il palcoscenico del Teatro Massimo e chi ha conversato con gli ultimi eredi di Villa Pottino, chi ha ascoltato con piacere la storia di Giuseppe Cadili e della sua scoperta della Camera delle meraviglie, in via del Castro. Chi si è spostato fuori le mura per visitare Villa Bordonaro e c’è chi è sceso sottoterra tra Qanat e cripte nascoste.

          Alla fine Ottobre è finito e adesso non ci sono più file dietro le nostre belle Chiese. I palazzi si sono svuotati e sono rimasti solo gli appassionati. Ho capito una cosa: non sarebbe bastato un mese intero per visitarli tutti questi splendidi luoghi; abbiamo tanti scrigni nascosti in città e dobbiamo portarli alla luce tutti. Uno per uno. Dobbiamo visitarli! Informarci! Studiarli! Conoscerli!

        Un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura, è come un albero senza radici e le tradizioni sono le nostre radici. Un popolo senza tradizioni è un popolo privo di anima. È come un castello di sabbia destinato a venire spazzato via dalla prima ondata del mare, dalla prima folata di vento e un edificio senza fondamenta non solo non può resistere alle intemperie, ma non può nemmeno ergersi verso l’alto né verso il futuro, perché è fragile e sempre in un equilibrio instabile.

Così, come i “valori fondamentali” stabiliti e tramandati di padre in figlio o di madre in figlia  (come il cognome o le proprietà) diventano uno stile di vita virtuoso e duraturo, di generazione in generazione, allo stesso modo le tradizioni che si sviluppano gradualmente nel corso dei secoli, diventano “valori spirituali”, depositati saldamente nella mente e nel cuore di un popolo: è una dinamica culturale che cresce naturalmente dagli sforzi, i sacrifici, le esperienze e le prove che un popolo si trova a dover affrontare e che si traduce in religione, costumi, lingua, letteratura, musica, giochi ma soprattutto Arte da trasmettere alla discendenza! Storia, arte e cultura.

        La Sicilia e Palermo sono cammei di storia che non può e non deve essere assolutamente dimenticata. Sentiamoci dunque eredi di una memoria storica che va conservata, ma soprattutto tramandata alle generazioni future! 
Alida Fragale



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