26 novembre 2016

LA TERRA TI SIA LIEVE, FIDEL!





E' morto Fidel Castro, un mito per la nostra generazione e un protagonista della storia contemporanea. Poi con gli anni e una maggiore consapevolezza il giudizio si è stemperato, sono aumentate le ombre come la persecuzione degli anarchici e dei trotskisti, le epurazioni interne al regime con tanto di processi e fucilazioni, la repressione del dissenso. Ma per un giudizio storico meditato c'è tempo, oggi ci piace ricordarlo nel 1953 giovane intellettuale libertario rivendicare davanti ai giudici della dittatura il diritto degli oppressi alla ribellione.

Fidel Castro

La storia mi assolverà

Cuba sta soffrendo un crudele e ignobile dispotismo e voi non ignorate che la resistenza di fronte al dispotismo e' legittima; questo e' un principio universalmente riconosciuto e la nostra Costituzione del 1940 lo consacro' espressamente nell'articolo 40: "E' legittima la resistenza adeguata per la protezione dei diritti individuali garantiti anteriormente"  [...] Il diritto di insurrezione dinanzi alla tirannia e' uno di quei principi che, sia o no incluso nella Costituzione Giuridica, ha sempre piena vigenza in una societa' democratica.[...]

Il diritto alla ribellione contro il dispotismo, Signori Giudici, e' stato riconosciuto dalla piu' lontana antichita' sino al presente, da uomini di tutte le dottrine, di tutte le idee e di tutte le credenze. Nelle monarchie teocratiche della piu' remota antichita' in Cina, era praticamente un principio costituzionale che quando il re governasse in modo turpe e dispotico, fosse deposto e rimpiazzato da un principe virtuoso.

I pensatori dell'antica India impararono la resistenza attiva contro gli arbitri dell'autorita'. Giustificarono la rivoluzione e tradussero molte volte le proprie teorie in pratica. [...]

San Tommaso di Aquino, nella "Summa Theologica" rifiuto' la dottrina della tirannide, e sostenne, senza dubbio, la tesi che i tiranni devono essere deposti dal popolo.
Martin Lutero proclamo' che quando il governo degenera in tirannide ferendo la legge, i sudditi sono liberati dal dovere dell'ubbidienza. [...]Calvino, il pensatore piu' notevole della Riforma dal punto di vista delle idee politiche, postula che il popolo ha diritto a prendere le armi per opponersi a qualsiasi usurpazione.

Niente meno che un gesuita spagnolo dell'epoca di Filippo II, Juan Mariana, nel suo libro "De Rege et Regis Institutione", afferma che quando il governante usurpa il potere, o quando eletto, regge la vita pubblica in maniera tirannica, e' lecito l'assassinio [...] direttamente, o avvalendosi dell'inganno, con il minor disturbo possibile. […]

Gia' nel 1649 John Milton scrive che il potere politico risiede nel popolo, il quale puo' nominare o destituire i re […]

John Locke nel suo "Trattato di Governo" sostiene che quando si violano i diritti naturali dell'uomo, il popolo ha il diritto e il dovere di sopprimere o cambiare il governo: "L'unico rimedio contro la forza senza autorita' sta nell'opporre ad essa la forza". Jean Jacques Rousseau dice con molta eloquenza nel suo "Contratto Sociale": "Mentre un popolo si vede forzato a obbedire e obbedisce, fa bene; e non appena puo' strapparsi il giogo e se lo strappa, fa meglio, recuperando la sua liberta' con lo stesso diritto che gli e' stato tolto". [...]

Rinunciare alla propria liberta' e' rinunciare alla qualita' dell'uomo, ai diritti dell'umanita', e anche ai doveri. [...] Tale rinuncia e' incompatibile con la natura dell'uomo; e togliere tutta la liberta' alla volonta' e' togliere ogni moralita' alle azioni. […]

La famosa Dichiarazione Francese dei Diritti dell'Uomo lascio' alle generazioni future questo principio: "Quando il governo viola i diritti del popolo, l'insurrezione e' per questo il piu' sacro dei diritti e il piu' imperioso dei doveri" "Quando una persona si impossessa della sovranita' deve essere condannata a morte dagli uomini liberi"
Credo di aver giustificato sufficientemente il mio punto di vista [...] Pero' c'e' una ragione che ci assiste piu' potente di tutte le altre: siamo cubani ed essere cubano implica un dovere, non compierlo e' un crimine ed un tradimento. Viviamo orgogliosi della storia della nostra patria; la apprendiamo a scuola e siamo cresciuti udendo parlare di liberta', di giustizia e di diritti. [...] Tutto questo apprendemmo e non lo dimenticheremo [...] Nascemmo in un paese libero che ci lasciarono i nostri padri, e sprofondera' l'Isola nel mare prima che acconsentiremo ad essere schiavi di qualcuno. [...]

Termino la mia difesa, pero' non lo faro' come fanno sempre tutti gli avvocati, chiedendo la liberta' del difeso; non posso chiederla quando i miei compagni stanno soffrendo nell'Isola dei Pini una prigionia ignobile. Inviatemi insieme a loro a condividere la loro sorte, e' concepibile che gli uomini che hanno onore siano morti o prigionieri in una repubblica dove e' presidente un criminale e un ladro.
Ai Signori Giudici, la mia sincera gratitudine per avermi permesso di esprimermi liberamente senza meschine coazioni [...] Resta tuttavia all'Udienza un problema piu' grave: qui stanno le cause iniziate per i settanta omicidi, cioe' per il piu' grande massacro che abbiamo conosciuto, e i colpevoli restano liberi con l'arma in mano che e' una minaccia perenne per la vita dei cittadini; se non cade sopra di essi tutto il peso della legge, per codardia o perche' ve lo impediscono, e non rinunciano in pieno tutti i giudici, io ho pieta' della vostra dignita' e compassione per la macchia senza precedenti che cadra' sopra il Potere Giuridico.

In quanto a me so che il carcere sara' duro come non lo e' mai stato per nessuno, pieno di minacce, di vile e codardo rancore, pero' non lo temo, cosi' come non temo la furia del tiranno miserabile che ha preso la vita a settanta fratelli miei.

Condannatemi, non importa, la storia mi assolvera'.
Fidel Castro

Nessun commento:

Posta un commento