Cosa possono le parole in questo tempo
che si allarga lento, di giorni passati
a macerare pensieri per i distanti,
per i propri cari. A cosa vale la mano
che non ti può toccare, lo sguardo,
se non ti può avere e vaga sperso
oltre ai vetri chiusi che dicono
primavera.
Ecco, il rombo della storia ci ha
raggiunto,
ci credevamo immuni, non era il punto.
Ora, ogni cosa appare nel suo vero nome,
ciascuno è nudo e vulnerabile al
contagio,
ciascuno è solo di fronte al proprio
lume
che allontana lo scuro di ogni
naufragio,
inerme e speranzoso – fino al mattino,
quando sarà di nuovo mondo, vicino.
Giovanna
Rosadini
Testo ripreso da LA LETTURA Corriere
della Sera, 5 aprile 2020
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