Lo sporcaccione Bukowski tra femminismo e ecologia
Bizzarra
lettura oggi 2021 – rilettura, a cinquant’anni data? – di
oscenità, piene anche di ora proibitissime lettere N, e di scopate,
in genere a danno, si dice così, di donne, oltre che di birre a
cassette, qualche volta di vino cattivo – “Erezioni Eiaculazioni
Esibizioni” è il sottotitolo (è il titolo della edizione
originale, a suo tempo, negli Usa, tutto maiuscolo) . Riproposta da
Feltrinelli, non un trumpiano, e ritradotta con gusto (con efficacia)
da Simona Viciani. Senza rimprovero possibile: è una raccolta alla
56ma edizione, la quarta dopo la riproposta, e il lettore non può
essere scorretto (o sì?).
Racconti
di un’epoca in cui tutto si poteva dire, che si gloriava anzi di
poter dire tutto. E Bukowski “vecchio” quarantenne non aveva più
voglia di fare il letterato debuttante, rispettoso – era pure nato
in Germania, i genitori aveva avuto tedeschi, anche se il padre era
già un tedesco-americano, sergente del corpo di spedizione americano
contro la Germania nel 1918 – in attesa dell’occhio di un
critico. Ha deciso di buttare la professione all’aria, e ha
sfondato, anche con la critica. Piccolo Pantagruele nella grande
America.
Racconti
spicciativi per lo più, e ripetitivi. Sia nelle bevute – non ci
sono molti modi di ubriacarsi - che nelle trombate, che Bukowski si
limita a descrivere biblicamente, per numeri. Anche se la varietà
non manca, fino alla necrofilia. Le storie sono di uno scrittore
ubriacone, di donne che cercano compagnia al bar, con qualche puntata
ai cavalli, in perdita oppure no, e qualche lavoretto da venticinque
dollari a settimana, trentacinque, una miseria. Racconti però
d’epoca - del Sessantotto, che è nato nel Sessantasette. C’è la
stampa alternativa, con la storia di “Open City” (qui “Open
Pussy”, fica aperta), il settimanale che riuscì a sopravvivere per
due anni a Los Angeles, con 20 mila copie – ce ne volevano 60 mila
– quasi tutte tirate dalla rubrica del Vecchio Sporcaccione
Bukowski. E c’è la politica, con un
Bukowski anticipatore, nel 1966: “La Russia si era rammollita;
poteva darsi che solo i cinesi sapessero le cose, con il loro sistema
di scavare dal fondo” (“nascita, vita e morte di una rivista
underground” – Bukowski non usa la maiuscola come segno
ortografico, scrive discorsivo). C’è perfino il racconto
dell’ecologia.
L’effetto,
singolare, è di uno dei due o tre racconti non ripetitivi, “quindici
centimetri”: non del maschio trionfante, con le sue scopate a
ripetizione, ma del rimpicciolimento del maschio, da parte della
femmina divorante, fino a ridurlo a un pene neanche grande, un
giocattolo masturbatorio. In particolare questo avviene in “quindici
centimetri”, che è, di programma, il racconto dell’ecologia –
femminismo quindi ed ecologia insieme, un effettone: “Questa è la
Nuova Era”, proclama la Dea castratrice, “l’Era Atomica, l’Era
Spaziale e, più importante di tutte, l’Era del Sovrappopolamento.
Io sono la Salvatrice del Mondo. Ho la risposta all’Esplosione del
Sovrappopolamento”. Che è la stessa dell’Inquinamento: “La
chiave sta nel risolvere il Sovrappopolamento, sistemerebbe
l’Inquinamento e molti altri problemi”. Un femminismo ecologista
sarebbe il vangelo del Vecchio Sporcaccione, che del maschio fa
polpetta.
Non grandi
racconti. Non un grande mondo, anche a dirlo degli emarginati – ma
non lo sono. Di solitudini senza storia. Senza gioia anche, si
direbbe, malgrado l’alcol e il sesso. Di figuranti di
una bohème americana,
dopo i beat, solitari
fuori scena. Bukowski sarà sempre uno scrittore di
fogli underground,
anche quando, dopo i cinquant’anni, troverà un editore, la Black
Sparrow Press – che il titolare, John Martin, creò praticamente
attorno a lui. E diventerà uno ”scrittore per europei”, in
Germania, Italia, Francia. Di poesia principalmente, migliaia di
componimenti, e di racconti più o meno di vita vissuta, alla Henry
Miller. Collaboratore eminente di testate passeggere: “Los Angeles
Free Press” dopo “Open City”, “The Outsider”, “NOLA
Express” (New Orleans), “Beloit Poetry Journal”, etc.,
alcune al ciclostilo – il “Laugh
Literary” dello stesso Bukowski, 1969, due o tre numeri. Racconti
non memorabili, ma
certo refrigeranti nella sudata frigidità del Millennio,
corroboranti. L’“eterno ubriacone” Bukowski è in certo senso
perfino innocente, di fronte a tanto algore: è l’eterno
adolescente, raccontato con altre parole.
Dunque,
si pubblica ancora Bukowski – anche in America, sbirciando
amazo.com (lì soprattutto il poeta, con molte stelle di
apprezzamento, ma anche le “Notes of a
Dirty Old Man”). È un buon segno o uno cattivo – l’avranno
trascurato gli apostoli della cancel
culture?
Charles
Bukowski, Storie di ordinaria follia,
Feltrinelli, pp.398 € (promozione “Due libri”) 8,90
Recensione ripresa da http://www.antiit.com/2021/09/lo-sporcaccione-bukowski-tra-femminismo.html
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