26 giugno 2024

I TIMORI DI PASOLINI

 



Timor di me

Oh, un terribile timore;

La lietezza esplode

Contro quei vetri al buio

Ma tale lietezza, che ti fa cantare in voce

È un ritorno dalla morte: e chi può mai ridere -

Dietro, sotto il riquadro del cielo annerito

Riapparizione ctonia!

Non scherzo: ché tu hai esperienza

Di un luogo che non ho mai esplorato,

UN VUOTO NEL COSMO

È vero che la mia terra è piccola

Ma ho sempre affabulato sui luoghi inesplorati

Con una certa lietezza, quasicché non fosse vero

Ma tu ci sei, qui, in voce

La luna è risorta;

le acque scorrono;

il mondo non sa di essere nuovo e la sua nuova giornata

finisce contro gli alti cornicioni e il nero del cielo

Chi c'è, in quel VUOTO DEL COSMO,

che tu porti nei tuoi desideri e conosci?

C'è il padre, sì, lui!

Tu credi che io lo conosca? Oh, come ti sbagli;

come ingenuamente dai per certo ciò che non lo è affatto;

fondi tutto il discorso, ripreso qui, cantando,

su questa presunzione che per te è umile

e non sai invece quanto sia superba

essa porta in sé i segni della volontà mortale della maggioranza -

L'occhio ilare di me mai disceso agli Inferi,

ombra infernale vagolante

nasconde

E tu ci caschi

Tu conosci di ciò che è realtà solo quell'Uomo Adulto

Ossia ciò che si deve conoscere;

lei, la Donna Adulta, stia all'Inferno

o nell'Ombra che precede la vita

e di là operi pure i suoi malefizi, i suoi incantesimi;

odiala, odiala, odiala;

e se tu canti e nessuno ti sente, sorridi

semplicemente perché, per ora, intanto, sei vittoriosa -

in voce come una giovane figlia avida

che però ha sperimentato dolcezza;

Parigi calca dietro alle tue spalle un cielo basso

Con la trama dei rami neri; ormai classici;

questa è la storia -

Tu sorridi al Padre -

Quella persona di cui non ho alcuna informazione,

che ho frequentato in un sogno che evidentemente non ricordo -

strano, è da quel mostro di autorità

che proviene anche la dolcezza

se non altro come rassegnazione e breve vittoria;

accidenti, come l'ho ignorato; così ignorato da non saperne niente -

cosa fare?

Tu doni, spargi doni, hai bisogno di donare,

ma il tuo dono te l'ha dato Lui, come tutto;

ed è Nulla il dono di Nessuno;

io fingo di ricevere;

ti ringrazio, sinceramente grato;

Ma il debole sorriso sfuggente

non è di timidezza

è lo sgomento, più terribile, ben più terribile

di avere un corpo separato, nei regni dell'essere - se è una colpa

se non è che un incidente:

ma al posto dell'Altro

per me c'è un vuoto nel cosmo

un vuoto nel cosmo

e da là tu canti.

(Pasolini - Timor di me , tratto da Trasumanar e organizzar)

 

 

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