06 giugno 2024

STORIA DI UNA VITA

 




È in libreria da un po’ di giorni un piccolo gioiello letterario, Storia di mia vita di Janek Gorczyca edito da una coraggiosa Sellerio. È il racconto asciutto e struggente della vita di Janek, artigiano che non ha casa per tanti anni e condivide la sua esistenza con un gruppo di persone senza dimora ai margini di Roma. È un racconto potente che ha lo stesso ritmo e la stessa vitale disperazione di racconti come Il Persecutore di Cortazar, ma senza musica. Ha la stessa capacità sociologica di The Hobo di Anderson ma senza essere un saggio.

Racconta un’esistenza piena di coraggio e intimamente libertaria. Janek che partecipa da giovane alle rivolte contro i sovietici in Polonia e poi arriva in Italia, dove a un certo punto va vivere nell’occupazione della Torre a Montesacro con un gruppo di altre persone. Lui lavora sempre e duramente, guadagna ed è il punto di riferimento di molti. Ha una compagna, Marta, che ama tantissimo e romanticamente. Di un amore spesso disperato, alcolico, che può diventare violento. Ma fatto anche di cura e protezione reciproca. Janek e Marta si prendono cura di molti cani anche, loro e di altri, con infinito amore.

La vita di strada è piena di sorprese ci ricorda più volte l’autore, nel suo italiano schietto, crudo, ma sempre preciso frutto di un’intelligenza lucida e profonda. Che è poi la forza dell’autore, assieme a coraggio e forza fisica, che gli permettono di affrontare tutte queste “sorprese”. Sono drammi umani di chi vive ai margini, in gruppi di persone fragili e spesso cattive tra di loro.

E poi c’è sempre l’eterna lotta con le istituzioni che blandiscono a volte, fanno finta di niente quasi sempre, raramente mediano, reprimono quando sono chiamate a risolvere problemi.

C’è la sana diffidenza di chi vive in strada verso volontari vari che vorrebbero aiutare, ma a volte sono invadenti, insistenti. Altre volte sicuramente utili ma non sempre nel rispetto dei limiti dello spazio dell’individuo che hanno di fronte. E poi emerge forte, come un raggio di luce in un racconto oscuro, la solidarietà tra gli ultimi e i prossimi. L’amicizia tra chi condivide lo stesso destino, l’affetto di datori di lavoro che riconoscono l’impegno sapiente dell’artigiano e la sfortuna della vita. L’aiuto concreto che danno i vicini di casa a chi vive in strada che va dal lavoro alla visita medica. Ci sono alcuni medici e infermieri degli ospedali pubblici, che Janek e la compagna purtroppo frequentano spesso, che mostrano umanità e capacità uniche. Emerge tra le righe il ritratto di una Roma dove resistono sacche di grande accoglienza tra le troppe ingiustizie. Dove ancora ci sono comunità e persone solidali senza retorica, senza alcun clamore o progetto sociale. Prossimi che si aiutano perché è la cosa giusta da fare. Alcune persone superano ogni confine, in gesti di infinita generosità, come Christian (Raimo) che finisce per ospitare Janek, compagna e cani in casa sua per molti anni dopo essergli stato amico per molto tempo.


Foto tratta dal Fliker di rinko_starr

Ma anche questa non è una soluzione alle alterne vicende delle esistenze dei protagonisti. Sembra sempre che al peggio non ci sia mai fine nelle vite dei più fragili, e dietro ogni assestamento si nasconde una nuova tragedia. E tra queste la morte e la malattia che attraversano tutto il racconto. Ed altro file rouge del racconto è l’alcolismo, a cui sono dedicate lunghe riflessioni. Un compagno fedele di strada ma che causa continue cadute, ire funeste, violenza contro se stessi ed altri.

La vita di strada a Roma è dura. Spesso quando attraversiamo la città non ce ne rendiamo conto. Rimaniamo solo stupiti, a volte scandalizzati, di vedere tende, improvvisati giacigli per la notte, angoli nascosti che diventano rifugi. È la narrativa reale di questa città con le sue migliaia di senza dimora, con le famiglie intere in occupazione abitative precarie, di cui non si conoscono storie ed esistenze. Di cui soprattutto non si conosce la voce diretta fatta spesso di una ricchezza e profondità enorme, come quella di Janek. Voci che sanno diventare specchio delle ingiustizie e delle diseguaglianze che sempre più riempiono Roma dal centro alle sue periferie.

In realtà oltre eventuali significati altri che ognuno potrà cercare o trovare leggendo il libro c’è la potenza della dignità di Janek e dei suoi amici. La sua forza d’animo e la capacità di raccontarci. Che ben si riassume nelle sue riflessioni su alcol e derive simili: “Tanti cercano di scappare da se stessi. Impossibile, o accetti o hai perso”.



Pezzo ripreso da  https://comune-info.net/roma-raccontata-dalla-strada/


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