06 giugno 2024

INVITO ALLA PARTECIPAZIONE

 


Invito alla partecipazione

Martina Pignataro
06 Giugno 2024

Chi segue con più pazienza le pagine di Comune lo sa: non amiamo molto le campagne elettorali e neanche chi specula sull’astensionismo. Quando Martina Pignataro, che da molti anni dedica ogni giorno tempo e saperi a costruire relazioni sociali e mondi nuovi con il Gridas a Scampia, ci ha inviato questo articolo – pensato e scritto come una sorta di pubblico servizio in vista delle elezioni – ci sono tornate in mente le parole di Howard Zinn: «…Sto parlando di un senso delle proporzioni che è smarrito nella follia elettorale. Sosterrei un candidato contro un altro? Sì, per due minuti, il tempo che serve ad abbassare la leva nella cabina elettorale. Ma prima e dopo quei due minuti, il nostro tempo, la nostra energia, dovremmo impiegarli per istruire, mobilitare, organizzare i nostri concittadini sul posto di lavoro, nel nostro quartiere, nelle scuole…»

Grazie a un sondaggio Ipsos, nel cui panel di intervistati sono stata felicemente inserita, mostro qui tutti i simboli che troveremo sulla scheda elettorale delle prossime elezioni europee.

Fotografate prima di rispondere, perché io non faccio campagna elettorale e tra i miei amici più cari e addirittura alcuni familiari ci confrontiamo su differenti sensibilità, epperò invito a partecipare, sempre, alle elezioni, perché questo è, al momento, la forma di “democrazia” che ci ritroviamo e perché se si delega ad altri la scelta di chi ci dovrà governare, poi non ci si può nemmeno lamentare se il governo in carica non ci rappresenta.

Peraltro, se si partecipa alla tornata elettorale, si può far verbalizzare un proprio “reclamo” sul sistema di legge elettorale o su quel che si vuole per dire la propria. Addirittura è possibile rifiutare e far verbalizzare il rifiuto della scheda elettorale partecipando comunque alla “tornata” elettorale. Trovate i dettagli qui.

Ritirando la scheda, invece, se non vi aggrada nessuno dei candidati che il vostro “partito” di riferimento vi propina, soprattutto quando non c’è nemmeno da esprimere preferenze, si possono scrivere messaggi subliminali più o meno espliciti sulla scheda, rendendo il proprio voto nullo, ma aumentando la partecipazione dei “votanti”, a beneficio, se non altro, dei rappresentanti di lista che “ascolteranno” il messaggio di turno e, se mirato, arriverà all’orecchio di chi di dovere. A tal proposito, consiglio di evitare offese gratuite e dare, piuttosto, spiegazioni chiare ai “propri” interlocutori politici del perché non si aggiudicano il nostro voto: ha molto più senso questo, secondo il mio modesto parere, come “voto di protesta” di un mero assenteismo che può confondersi con quello di chi “preferisce andare al mare”…

Ecco a voi, dunque, tutti i simboletti, perché la visione del mondo non è necessariamente tutta bianca o tutta nera, ma ci sono una miriade di sfumature fondamentali per costruire un mondo migliore. Scegliete il simboletto che preferite, ce ne sono tanti e per tutti i gusti, dal “modello locandina del supermercato” al “modello manco di creatività e connessioni”. Guardate al loro significato e votate chi vi rappresenta, ossia rappresenta e rappresenterà le vostre istanze, in Europa (ma vale per qualsiasi elezione Politica, dove per “Politica” intendo tutto, ogni scelta quotidiana che ci troviamo ad affrontare).

Se pensate di vendere il vostro voto, liberi di farlo (del resto è risaputo che c’è ancora chi perpetua questa pratica) però guardate bene le “clausole contrattuali” e valutate bene a che prezzo e a chi vi s-vendete e soprattutto per cosa (per esempio: valete una scamorza?). In cabina elettorale, poi, il voto dicono sia segreto, sicché a chi vi ha ingannati per anni potete anche rendere pan per focaccia e mangiare la scamorza senza ricambiare con il voto promesso (ché non solo ai candidati sono consentite le promesse a vanvera).

Sabato 8 e domenica 9 giugno 2024 si vota per il rinnovo del parlamento europeo. I seggi sono aperti sabato 8 giugno dalle ore 15 alle ore 23 e domenica 9 giugno dalle ore 7 alle ore 23. Portate con voi un documento d’identità valido e la tessera elettorale (se l’avete smarrita o bruciata o strappata siete in tempo per andare a ritirarne una nuova di zecca, con tutti i bollini da completare ancora candidi, all’anagrafe del Comune di residenza, nelle cui liste elettorali siete iscritti per votare, e volendo, in tempo utile, per candidarvi).

Si vota con una X sul simbolo della lista che più vi piace e potete scrivere fino a 3 preferenze, se ne esprimete più di una devono essere almeno un uomo e una donna. Ovvero: per una sola preferenza: un uomo oppure una donna; per due preferenze: un uomo e una donna; per tre preferenze: due uomini e una donna oppure due donne e un uomo.

Se volete un’idea su chi non votare, c’è questo simpatico sito (ignoro chi ci sia dietro, né mi interessa saperlo, poiché io promuovo le idee belle e che condivido a prescindere che siano o meno di miei “conoscenti”):

Ci sono grafiche per varie questioni che io ritengo importanti: informatevi e votate informati: non mandiamo in Europa (né in nessun altro posto di comando, direi!) fascisti, guerrafondai, speculatori, usurpatori, e tutto quello che non ci piace.

I compromessi (forse) li fa chi deve amministrare città e paesi in rappresentanza di tutto l’elettorato (ché, gli piaccia o no, il voto è sempre ancora segreto, sicché vai a capire chi ha votato chi..), non scendiamo a compromessi noi che votiamo: è il momento più alto della rappresentanza democratica, mandiamo in parlamento, sul seggio, o nella riunione condominiale chi davvero sappiamo che rappresenterà la nostra voce, la nostra posizione, la nostra volontà.

E soprattutto, poi, non lasciamo sole le persone che siedono in parlamento: chiediamo conto di cosa fanno a nostro nome (sia che le abbiamo votate sia che ne abbiamo votate altre, ma risultano elette loro), rivendichiamo il nostro diritto a partecipare alla vita politica globale.

Queste mie riflessioni, che poi ho tramutato, o meglio mescolato, con altre successive fino a renderle un invito a andare a votare, sempre e comunque, sono scaturite da varie circostanze. Per chi ha tempo e voglia di leggerle ve le racconto qui.

A aprile, ho partecipato al Mailbombing per fermare l’iter parlamentare dell’Autonomia Differenziata (“AD”). Non era la prima volta che partecipassi a un mailbombing, ma questo era strutturato su più giorni e a più riprese sicché mi ha dato modo di appassionarmici e di trarne delle considerazioni che volevo condividere.

Senza entrare nel merito della questione “AD”, che altri meglio di me sanno spiegare, ne ho tratto alcune considerazioni.

1. Dei circa 400 parlamentari cui erano indirizzate le prime mail, solo in pochi, pochissimi, hanno risposto. Di questi solo due “favorevoli” all’AD, mentre degli altri, contrari a loro dire, i messaggi di risposta sono differenziabili in due categorie: gli stizziti (in sintesi: “che mi intasate a fare la posta è risaputo che il mio partito tal dei quali appoggia questa battaglia!”) e i “compagni di strada” (indico così quelli che, pur sostenendo la battaglia ringraziavano per la mail, mandavano link di approfondimento, si scusavano per la non pronta risposta col tanto lavoro da fare e mail da smaltire). Ho provveduto a “depennare” dai successivi invii gli indirizzi di chi ha risposto con una posizione comunque soddisfacente rispetto alla richiesta fatta. Dei due “favorevoli” uno ho continuato a tartassarlo con messaggi personalizzati e mirati perché inizialmente aveva dato la colpa ai predecessori, adducendo peraltro motivazioni false, poi h detto di essere tra i promotori della proposta e infine non ha più risposto, mentre io intensificavo e personalizzavo la “protesta”. L’altro, un ragazzetto della Lega, e dall’alto del mio mezzo secolo di età lo posso dire, addirittura ha usato denigrarmi perché nel personalizzare un messaggio avevo utilizzato un termine impreciso: “Si faccia almeno dire le cose giuste. Oggi non c’è alcuna seduta finale, ma l’inizio della discussione generale. E vorrebbe capirne di autonomia?” ovviamente ho ribattuto che avevo sbagliato a personalizzare il messaggio, per bypassare lo spam e la censura automatica, ma nel merito la questione rimaneva.

2. Il mio sistema di posta mi mandava dei messaggi di mailbox full o di errore e sono stati davvero tanti, troppi. Se è vero che “devono lavorare” e non hanno tempo di rispondere alle centinaia di messaggi che arrivano, non vedo perché alcuni si sono presi la briga di rispondermi (a me e a altri, immagino), taluni personalmente e alle ore più disparate del giorno e della notte, talaltri tramite “segretario”. Alcuni con firma automatica e qualifica, sicché nel ringraziare per l’attenzione (cosa che ho fatto con tutti, a prescindere dalla risposta più o meno stizzita o più o meno soddisfacente, ricevuta) ho anche personalizzato ulteriormente la risposta approfittando della “qualifica” per reclamare o incitare su altre questioni a me care. Confesso che quasi per tutti sono andata a cercarmi su wikipedia chi fossero e di che partito fossero, eccetto per quelli che hanno autonomamente chiamato in causa il partito di appartenenza nella risposta e ho constatato che no, in effetti, non ho nessun referente politico in Parlamento perché chi avevo votato non è entrato in parlamento e di questo posso andare fiera, dato gli scempi che anche questo governo sta perpetuando. Epperò ho anche formulato la riflessione che, fatta salva questa mia confessione, loro non possono sapere se io li abbia o meno votati sicché, una volta eletti sono tenuti a ascoltare anche le mie istanze e, se sono onesti, a tenerne conto in sede di discussione. La rappresentanza è importante. 

Nelle giornate di mailbombing mi è tornata in mente la parodia del nostro Maestro Gianni Tarricone del 2014, peraltro da lui dedicata a mia figlia nella descrizione di youtube: “L’Italiano – ovvero l’Uomo Nuovo” ancora attuale, ma poi nel ricercarla, ho riascoltato anche le altre, sempre attuali di una reiterata mala politica bipartisan, su tutti i temi. Qui trovate tutte le parodie.

Da qui l’invito, però, a non scoraggiarsi e al tenerne conto per il futuro: votiamo effettivamente chi davvero ci rappresenta. Non prendiamocela con chi non ce la fa a votare chi detesta, diamo colpe a chi colpe ha e non a chi non se la sente più di sostenere chi ha tradito e continua a tradire ideali, territori e istanze. Epperò votiamo, perché le persone le scegliamo noi, oculatamente. Ne abbiamo il potere. Al momento delle elezioni.

L’autonomia differenziata sarà in senato dopo le votazioni europee, non capisco perché per le elezioni europee si fermi tutto, dalle amministrazioni locali alle nazionali. O meglio lo so: sono tutti in campagna elettorale. Io non lo sono: io non faccio propaganda elettorale perché sono la prima a non mettere la mano sul fuoco delle persone che voto, sicché non mi prenderei mai la responsabilità di consigliarle ad altriPerò vado a votare, sempre, a volte se proprio “non ce la faccio” annullo la scheda con messaggi chiari e mirati indirizzati ai “miei” che non voto più o che non ho mai votato. Lo scorso anno alle politiche misi a verbale il mio “reclamo”. Gli strumenti democratici li abbiamo: usiamoli. Con consapevolezza.

Se volete vendere il vostro voto, ché la compravendita di voti, più o meno subdola è tutt’altro che superata, misurate bene il prezzo. Sappiate che vale davvero tanto, ben più di una scamorza (esempio non casuale), sappiate che chi lo compra può svenderlo a un miglior offerente, sicché vendetelo a chi, per lo meno, interpreta il vostro pensiero, chi possa effettivamente rappresentarvi laddove si decidono le sorti del continente, dello stato o del piccolo paesino in cui abitate, perché le promesse elettorali, magari, si somigliano tutte, ma le persone sulle poltrone ce le mettiamo noi. E a noi devono rispondere del loro operato, una volta elette. Perché una volta eletti non conta più chi li ha votati, devono rappresentare il paese, lo stato, il continente che hanno scelto di amministrare. E se votiamo possiamo esigere che rappresentino anche la nostra opinione, tanto più che il voto è segreto e nessuno può sapere, nel segreto, cosa abbiamo segnato sulla scheda elettorale.

Ringrazio a questo punto, anche se l’ho incluso negli autori, il mio compagno di viaggio nonché “socio” Giampiero Arpaia che, prima inconsapevolmente, poi passandomi in modo mirato informazioni e link utili al “mio articolo” ha avuto un ruolo determinante nell’intera stesura dello stesso. Peraltro Giampiero ci ha passato su mp3 le prime parodie di carnevale del Gridas che avevamo solo su musicassette, registrate in modo amatoriale.

Socio perché Socio, come me, di Banca Etica: ci siamo ritrovati fianco a fianco alla 50° Assemblea Nazionale che si è tenuta nella Rocca (alias Complesso Universitario di Scampia), dandomi modo, grazie al “pass” (alias Carta di Debito di Banca Etica) di poter accedere in quel luogo astruso poi tornato precluso al territorio circostante. Accanto non a caso: ma perché doveva suggerirmi le risposte. A me, che di finanza non capisco nulla e proprio per questo, mi sento al sicuro nelle mani del mio “consulente” e dei miei soci di banca, l’unica Banca che non investe e non supporta guerre, l’unica che mette, davvero, al centro gli interessi dei “clienti” e quindi di noi correntisti. Lì non ho mai votato né delegato nessuno alle assemblee perché di finanza non capisco nulla e perché, al contrario dei partiti, davvero “uno vale l’altro”, nell’interesse collettivo. Epperò ho votato fianco a fianco con Giampiero: una testa un voto, lui con le sue 50 azioni, io con le mie 3. Uniti dagli stessi valori e principi:


Alla fine votare e capirne di finanza non è stato così difficile e le prossime volte, se non ci sarò, delegherò lui perché la partecipazione è comunque sempre importante.

Socio perché Socio come tutti quelli che vogliono esserlo, del Gridas che di burocrazia non ne vuol sapere e, quando si è trattato di adeguarla per potersi difendere in tribunale abbandonata dalle “istituzioni” scollegate del tutto dal territorio che amministrano, ha trovato il modo, come sempre, di includere tutti (soci Gridas). Buon voto a tutti e tutte.


Articolo di Martina Pignataro, scritto con il supporto di Giampiero Arpaia


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