10 giugno 2024

SUL VOTO DI IERI

 


ILARIA  SALIS


   Stamattina, cum grano SALIS..., sono più allegro di ieri.

 Mi ha fatto piacere sapere che, anche grazie al

 mio voto,  Ilaria Salis passa dal carcere ungherese al Parlamento europeo.


Di seguito i risultati del voto palermitano:





Ma, per una analisi meno superficiale del voto europeo, sottopongo alla vostra attenzione quanto ha scritto sul suo diario Facebook l’amico Andrea Cozzo: 


 

Calma! Oggi non è diverso da ieri, il 10 giugno 2024 non è diverso dal giorno precedente a quello che ha visto la vittoria di Meloni alle elezioni partitiche (di solito chiamate politiche) del settembre 2022. Se avesse vinto il cd. Centro-sinistra – non so se avete notato che in due righi ho scritto già due parole che appartengono alla sfera semantica della guerra (è il linguaggio nel quale pensiamo e agiamo, dal quale siamo parlati e agiti, bellezza!) –, se il maggior numero dei voti fosse andato a quel Centro-destra che di solito chiamiamo Centro-sinistra, i dettagli sarebbero stati diversi (e importanti, sì, come lo sono tutte le piccole cose per l’effetto butterfly, ma non migliori), tuttavia la struttura profonda sarebbe rimasta la stessa.

La democratura e la violenza culturale su cui essa si fonda, in Italia e in tutti i cosiddetti Stati democratici, sono in vigore da tempo: sono diventate modo di pensare normale, nella politica partitica indegna, nell’informazione che ha invitato per decenni personaggi come Sgarbi (per dire un nome a caso, tra i tanti dicibili) a partecipare ai talk show, e in noi che crediamo che si possa insultare serenamente, perché tanto “è solo un insulto”, che i cattivi siano sempre gli altri (in qualsiasi modo possiamo declinare il concetto di “altri”), che l’unico valore da perseguire sia quello della libertà (niente uguaglianza, niente fraternità se non nella chiacchiera di una buona parte di noi a favore dei migranti ma non del vicino di casa … o di Facebook; niente, almeno, solidarietà).

La democratura e la violenza culturale sono perfettamente rappresentati, nella loro triste “normalità” dalle parole guerrafondaie della ‘cattiva’ Presidente del Consiglio Meloni, del ‘neutro’ giornalista Mentana, del ‘buon’ Presidente della Repubblica Mattarella. Sono presenti nella parola-senza-ascolto della maggior parte di noi (compresi quelli che svolgono un lavoro intellettuale) – che non è assertività ma sicumera, non è diritto ma pretesa, non è rispetto di sé ma cancellazione dell’altro.

L’alternativa? La trovo nella adesione alla nonviolenza (e nella formazione ad essa) che vuole essere un diverso modo di vivere la vita quotidiana, ogni atto, ogni parola – forse anche ogni pensiero.

 

Palermo, 10 giugno 2024                                ANDREA COZZO 

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