Non ci sono
alternative: o Alfano mente al parlamento (e l'ipotesi ha un suo
fondamento, vedi le dichiarazioni dei poliziotti frettolosamente
scaricati) o è un ministro inesistente (e anche questa ipotesi può
trovare fondamento nella carriera del personaggio). In un caso o
nell'altro non può restare al suo posto di garante della sicurezza e dei diritti dei cittadini.
Letta e il Pd che lo
sostengono sono complici di questa farsa. Come nelle prossime
settimane saranno (ne siamo certi) complici nel salvataggio
extragiudiziario di Berlusconi.
Lo stesso vale per il signor Napolitano. E qui ci fermiamo, e non per senso di responsabilità o
rispetto delle istituzioni (quali?), ma perchè manteniamo ancora,
nonostante i tempi, un minimo di senso del pudore.
Massimo Gramellini - Il ministro ombra
È possibile che
travestire una palestra da prima casa sia colpa infinitamente più
grave che consegnare moglie e figlia di un dissidente al satrapo di
un Paese fornitore di petrolio. Quindi non le dimissioni della
perfida Idem si pretendono dal timido Alfano, ma semmai un’immissione
sulla poltrona di ministro dell’Interno, che per sua stessa
ammissione è attualmente disabitata.
Alfano ha un vero talento
nel non abitare le poltrone che occupa. Sarà per questo che gliene
offrono in continuazione. Se fosse stato effettivamente il segretario
del Pdl, quando il proprietario del partito gli fece ringoiare la
promessa delle primarie avrebbe dovuto dimettersi. Ma lui non è il
segretario del Pdl, lui non è il ministro dell’Interno, lui
probabilmente non è neanche Alfano, ma un cortese indossatore di
cariche per conto terzi.
Tra le tante squisitezze
che ha pronunciato l’altro giorno al Senato vi è l’affermazione
perentoria che al cognato della signora kazaka (o kazakistana, per
citare quell’acrobata del vocabolario di La Russa) i poliziotti non
abbiano torto un capello. E pazienza se nell’intervista al nostro
Molinari il cognato racconta di essere stato preso a pugni e ceffoni,
come conferma il verbale del pronto soccorso pubblicato
dall’«Espresso». Alfano era e rimane all’oscuro di tutto:
pugni, ceffoni, cognati, forse anche che esista una polizia e che sia
alle sue dipendenze.
Rimane la speranza che
certi giudizi come questo lo offendano a morte e che in un
soprassalto di dignità il ministro ombra di se stesso si dimetta,
preferendo passare per responsabile che per inutile. Ma la nostra è,
appunto, solo una speranza.
(Da: La stampa del 18
luglio 2013)
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