L’ ex
Governatore della Sicilia, Giuseppe Campione, sulla Gazzetta
del Sud fa il punto sulla
drammatica realtà delle odierne migrazioni a cui abbiamo dedicato la parte
monografica del 2° numero di NUOVA BUSAMBRA.
Per non
fermarci alle emozioni suscitate oggi dalla straordinaria visita di Papa
Francesco a Lampedusa, mi sembra opportuno riproporre l’articolo del Prof.
Campione:
GIUSEPPE CAMPIONE - Il mare colore del
sangue e una Sicilia “fuori Mediterraneo”
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Nei prossimi
decenni nell’occidente industrializzato gli immigrati sfioreranno il miliardo.
Circa un sesto della popolazione mondiale presseranno contro le aree sviluppate
del pianeta. Nel mediterraneo si ipotizzano differenziali demografici enormi!
50 milioni a nord, oltre 700 milioni a sud, sud est. Sono dati che meritano una
riflessione di grande momento e che ci mostrano quanto siano provinciali
reazioni che non mettano in conto la logica dei vasi comunicanti : più naturale
di qualsiasi valutazione di mera auspicata geopolitica. Da noi, come non
fossimo porta dell’occidente, restano assordanti silenzi, anche del governo e
del parlamento. Siamo un non-luogo.
Le carrette
del mare invece giungono soprattutto qui in allucinante succedersi di carichi
di dolore dove la sofferenza si coglie nei volti essiccati, nelle membra
dissugate, nella gola incapace di emettere suoni, negli occhi spalancati. Così
è come se i riti delle istituzioni riuscissero a sterilizzare l’inferno dei
viventi. La vulgata razzista si riferirà agli agenti patogeni esterni che si
infiltrano e infettano, ci rovinano soprattutto turisticamente. E il
mediterraneo, con le decine di migliaia di morti senza nome non sarà solo il
mare “in mezzo alle terre”, il mare colore del vino di Omero, invece mare
colore del sangue.
E le
tragedie scivolano nel grigiore incerto dell’assuefazione con liturgie
politiche senza qualità. Per tutti l’oblio di essere stati dolorosamente terra
di migrazioni bibliche, di espulsi.
Diversi
decenni fa anni fa si prefigurava, in immaginaria pianificazione, la Sicilia
come <scambiatore> mediterraneo capace di immagliare sud e sud-est nei
corridoi e nelle centralità europee.
Invece siamo
stati e siamo luoghi indifferenti al traffico, anche malavitoso, di uomini e
speranze. Con M. Luther King avremmo dovuto pensare: beati coloro che saranno
giudicati per la loro anima e non per il colore della loro pelle. Ma pensare
questo da noi sarebbe stato eversivo. Per Palazzo d’Orleans e per Palazzo dei
Normanni sul tema sono state sufficienti dichiarazioni di incompetenza, e Dio
sa quanto questo, e in verità non solo su questo, sia stato vero.
Restano il
sud e il sudest mediterraneo improbabili, ad oggi, luoghi di investimenti, o
luoghi del baciamano di nostri presidenti a sanguinari dittatori per immaginare
affari. Oppure luoghi di lucrose sperimentazioni universitarie, come per
Scienze politiche a Messina, facoltà ricca di intellettualità di sinistra
esibita, recitata, asserragliata nel familismo di Presidenza e Rettorato, dove
si pensò di laureare <honoris causa> il dittatore tunisino, proprio alla
vigilia della rivoluzione che lo avrebbe universalmente conclamato come
“malfattore e massacratore di libertà”.
Certo qui da
noi poteva essere difficile pensare a complessi meccanismi di inclusione
sociale ampia e definitiva. Saremmo rimasti realisticamente crocevia di
transito. Più dei corridoi iberici e balcanici. Ma perché non pensare di umanizzare
questi disperati approdi, soste, inserimenti e/o passaggi? Ricordando che un
uomo è tutti gli uomini…? Questa storia che ci accade, e che ci accadrà ancora,
nei decenni, intorno, conferma per intero il senso della nostra geografia, la
scrive e la riscrive nei suoi permanenti significati, soprattutto nella sua
epocalità.
Perché
allora non rileggerla per intero rinunciando a sperperare i complessivi bilanci
regionali in modo vergognoso e fraudolento, come quotidianamente ci viene
ricordato? Certo il tema è anche europeo, ma noi non dovremo utilizzare questo
come alibi per caratterizzarci come ”idioti” (questa della Dematteo, nel volume
Feltrinelli, esprime e resta l’aggettivazione più pertinente) neoleghisti nei
confronti dei nostri sud e sud-est.
Mah… “non
manca mai per il boia”, ci ricordava Sciascia.
La Gazzetta del Sud, 8 luglio 2013
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